Passaparola, il modo più utile per diffondere l’informazione. “Io vorrei fare la mammografia, dove devo andare? Anche io, non ho mai fatto un pap-test, c’è un numero verde?” E’ stata questa la reazione di un gruppo di donne filippine alla vista della Guida rosa per la prevenzione in lingua tagalog, programma di screening dei tumori femminili al collo dell’utero e al seno, dove si invitano le donne dai 25 ai 64 anni ad usufruire gratuitamente nelle Asl del pap test e quelle dai 50 ai 69 anni della mammografia, con l’obiettivo di prevenire i tumori. Maximà sapeva del programma perché riceve periodicamente la lettera dalla Asl, ma quest’anno è andata da un privato per il pap-test. Sharon ha ricevuto la lettera, ma non si è presentata perché fa la badante e non ha trovato una persona per sostituirla quel giorno. Da 25 anni è residente in Italia, ma non ha mai fatto ne pap-test, ne mammografia. Peccato per i non-residenti, che non possono usufruire dell’iniziativa: tanti sono senza permesso di soggiorno, nell’attesa di una sanatoria. Sharon racconta la storia della sua amica, appena partita per l’America, per curare un cancro al seno diagnosticato in tempo. L’apprezzamento delle signore per il sistema sanitario è diviso: alcune dicono che in Italia i medici sono bravi, altre preferiscono quelli nelle Filippine, perché essendo dei gran lavoratori studiano medicina più seriamente, il resto considerano gli Stati Uniti il paese della guarigione. Anche Nora Sandoval, di 60 anni, è stata invitata a fare la mammografia, ma non è andata perché aveva altri impegni di lavoro.
Troppo tardi. “Pochi mesi fa è venuta a mancare mia cugina per un cancro al seno, scoperto troppo tardi. Aveva solo 40 anni”, confessa Marieta Gonzales, coordinatrice Family Ministry del Centro filippino, che vive a Roma da 17 anni. “Conosco tante persone che hanno avuto un tumore al seno o all’utero sia nelle Filippine, sia in Italia. Considero molto utile la Guida rosa per la prevenzione in lingua tagalog, perché penso che solo 40% delle filippine siano informate dell’iniziativa, le altre sono isolate nelle famiglie”. Marieta apprezza il sistema sanitario italiano per le possibilità di prevenzione, per il sostegno e le cure messe a disposizione e vorrebbe fosse data l’opportunità di fare la mammografia gratis anche alle donne che hanno meno di 50 anni.
Menopausa all’improvviso. Da 24 anni in Italia, Flor, mediatrice culturale, sapeva della Guida rosa: fa un controllo ogni anno. Il pap-test l’ha fatto sia in Italia, sia nel suo paese: “Molti dei miei connazionali non capiscono cosa dicono i medici, preferiscono farsi vedere nelle Filippine, dove spiegano meglio i sintomi”. Diversi lavoratori filippini in età avanzata non hanno pazienza di fare un corso d’italiano, lo parlano male perché interagiscono solo con il datore di lavoro. Flor ha capito l’importanza della cura del proprio corpo e della salute quando è andata in menopausa prima dei 50 anni. “Avevo la pressione alta, sudavo, mi batteva forte il cuore, avevo attacchi di panico e andavo spesso al pronto soccorso. I medici mi hanno mandato dallo psichiatra, che mi ha prescritto degli psicofarmaci”. E’ stato suo padre a svelare la vera diagnosi: “Hai gli stessi sintomi di tua madre”, le disse.
Buona sanità e mala sanità. Jolie, in Italia dal 1984, è stata incoraggiata dal marito a raccontare la sua storia. L’intervento che ha fatto le ha salvato la vita, ma subisce con sofferenza le conseguenze. Nel 1994 scopre un tumore all’utero, la operano con urgenza ed è contenta di poter continuare a vivere. “Durante l’intervento – dice la donna – probabilmente hanno toccato le vie urinarie, che si erano bloccate. Hanno eseguito altri due interventi, senza successo. Alla fine hanno trovato una soluzione artificiale per farmi urinare, avevo lesioni permanenti, uso 2 pannolini e il catetere”. Prima di scoprire il tumore non andava spesso dal ginecologo. Ci andò per abortire quando rimase incinta del quarto figlio, fu allora che scoprirono che aveva un tumore. La sua vita è cambiata tantissimo da allora: “Non vado più in gita o con gli amici a fare picnic, mi vergogno del mio problema e mi arrabbio. Anche nell’intimità le cose sono cambiate, niente è come prima”. Vorrebbe andare nelle Filippine per vivere la vecchiaia con la pensione d’invalidità di 400 €, somma con la quale non si può permettere di pagare nemmeno la stanza a Roma. Ma la sua preoccupazione è come procurarsi nel suo paese i cateteri che qui prende con la prescrizione del medico. “Diverse persone mi hanno consigliato di fare la causa per malasanità, ma sono passati troppi anni e non era più possibile”. Lo stato italiano spende quasi 3500 € all’anno soltanto per i cateteri che la tengono in vita. Aveva bisogno di un sostegno psicologico, ma non l’ha ricevuto, lo ha trovato solo in se stessa.
Raisa Ambros
(6 settembre 2012)