Iulian Stoica, il vincitore. “La musica mi fa sentire me stesso, mi sta vicino quando ho dei problemi e sento un peso sull’anima o quando sono felice”, questo è il significato della musica per il vincitore quindicenne Iulian Stoica, allievo al liceo Farnesina di Roma. La sua vista è peggiorata nel tempo, ma lui non ha bisogno di leggere le note, le sente: le mani e le dita si muovono da sole sulla tastiera, dirette dal cuore e da un’ispirazione che lo porta a comporre e ad improvvisare. Commosso e riconoscente per il grande premio vinto nel concorso per i giovani talenti Digi Mobil Lazio e Umbria 2012, svolto il 17 novembre all‘Accademia di Romania, Iulian è anche fiero di aver improvvisato al momento il brano interpretato al piano, oltre ad aver accompagnato con lo strumento 3 cantanti in concorso. “In Romania il grado d’istruzione è molto alto, ma non ci sono degli strumenti di qualità. Penso che lì, con i miei problemi di vista, nessuno avrebbe creduto in me e avuto la pazienza di insegnarmi il pianoforte, mentre in Italia mi hanno sostenuto molto, specialmente i miei genitori”. Arrivato da piccolo, il giovane suona il piano come primo strumento da 8 anni e il violino come secondo. Da quando ha visto in televisione il maestro moldavo Nicolae Botgros, sogna di stringergli la mano perché è lui che gli ha trasmesso l’amore per il violino, Iulian vorrebbe formare un’orchestra propria: “Apprezzo molto la musica popolare che mi porta alle radici del mio paese d’origine e mi piace molto suonare l’organo”. La tematica della composizione segue il suo stato d’animo: da una giornata di scuola ai desideri per il futuro. Il ragazzo ha partecipato a vari concorsi ma solo qui gli è stato accordato il più grande riconoscimento: “Oltre il valore economico della vacanza nelle Dolomiti ricevuta come premio, per me questo significa che posso fare di più, che posso migliorare”. Iulian Stoica sogna di dirigere un’orchestra e diventare compositore: gli applausi del pubblico hanno confermato il suo genio.
Gabriela Bancila, la vincitrice della scorsa edizione, ha aperto il concorso con la sua voce melodica, interpretando allegre canzoni popolari che hanno riportato a casa tanti spettatori romeni presenti in sala. A differenza di Iulian Stoica, la cantante stabilita a Lodi ha partecipato a più concorsi italiani e questo è stato il primo riconoscimento romeno: “I premi sono importanti sia per la crescita personale, sia per il curriculum di un artista. Quello dell’anno scorso mi ha reso più famosa e sono stata chiamata a partecipare agli eventi romeni”. Scoperta dallo stesso maestro di Andrea Boccelli, che è rimasto impressionato dal timbro dalla sua voce particolare, da cantante lirica, Gabriela possiede altri talenti: ha studiato giornalismo, recitazione, pittura, il ballo, il cinema, la musica pop.
I premi. Tutti i partecipanti al concorso hanno ricevuto un diploma di merito, un cellulare per comunicare con le persone care a casa, un’ agenda e un paniere con delle specialità gastronomiche romene offerte dagli sponsor. “I concorrenti di diverse età sono stati scelti tra i romeni immigrati in Italia per lavoro, studio, sport, conosciuti per i loro svariati talenti, con lo scopo di promuoverli”, dice l’organizzatrice Irina Tirdea. La maggior parte aveva anche più di un dono, come George Lupascu, che ha cantato due canzoni popolari scritte da lui: “Se fosse stato possibile offrire quello che so fare bene ai miei connazionali, probabilmente non sarei emigrato in Italia e sarei venuto qui per turismo e per scambio culturale”. Ha un lavoro fisso e tutte le sere, dopo le fatiche giornaliere, si mette a comporre testi e musica popolare, per poi autofinanziarsi i CD e i DVD. Scrive poesie, racconti, saggi, da poco ha concluso il suo romanzo “I papaveri rossi della speranza” e adesso prova a preparare la versione italiana con l’aiuto di un interprete specializzato. Di propria iniziativa ha tradotto in romeno il libro “Tutte le canzoni” di Fabrizio de Andrè, ma non è riuscito a pubblicarlo per mancanza di fondi. Appassionato di disegno e scultura, trova tempo anche per i dipinti. “La mia anima si sente realizzata attraverso l’arte. Ogni artista si nutre con gli apprezzamenti fatti dalle persone con cui si condivide l’opera”.
Altri partecipanti: il progetto “La mamma ti vuole bene”, ideato dall’Associazione delle Donne Romene in Italia, è stato presentato da Silvia Dumitrache. La squadra campione Dacica con il suo presidente Silviu Ciubotaru, è salita sul palco per esporre le soddisfazioni ottenute nelle competizioni: “Da ricordare che tutti questi ragazzi vengono ad allenarsi e a giocare le partite dopo ore di lavoro in cantiere, ma con tanta voglia di far vedere le loro capacità calcistiche”. Alina Harja, direttore editoriale del giornale Actualitatea Magazin ha ricevuto la menzione per il suo libro sull’immigrazione dei romeni. Ha letto dal proprio volume “Le poesie in valigia”, scritte in 2 lingue, la poetessa Gabriela Lavinia Ninoiu e ha dichiarato che tornerebbe in qualsiasi momento a casa, dove è nata, ma la familia la tiene qui. A spiegare le difficoltà che incontra un attore venuto dalla Romania a svolgere questa professione in Italia è stata Ina Sava, concorrente che si è esibita in un monologo. “Siamo lieti di far conoscere tramite questa gara i valori del nostro paese, che portano una ricchezza artistica in Italia”, aggiunge Tatiana Cristea, membro della giuria. La gente in concorso quest’anno è stata tantissima: grandi e piccoli, quasi tutti intellettuali i partecipanti maturi, e che svolgono dei lavori umili, ma con determinazione fann di tutto per salvare la loro dote. Talenti travestiti da operai, muratori, donne di pulizie. Da immigrato, le attitudini li devi tenere nascoste, come un nodo in gola. Il talento non paga e non dà da mangiare. Diverse persone straniere sono partite proprio per questo motivo, sviluppare le proprie inclinazioni e valorizzarli economicamente, avere più chance nella vita. Ma hanno riscontrato una realtà diversa: l’Italia non ha bisogno di artisti, bensì di manodopera. Almeno che uno non sia un genio – ma anche quello va scoperto e riconosciuto – solo uno su mille riesce a sfondare. Ci sono migliaia di persone emigrate che suonano, cantano, scrivono, dipingono, sanno recitare e ballare. Anche se nel loro paese erano conosciuti, qui finiscono per sfogliare ricordi mentre badano una persona anziana o mescolano il cemento dentro un secchio. Mandare i soldi a casa, coprire tutte le spese, pagare un affitto: dopodichè, quanto rimane ad un immigrato a fine mese per finanziarsi un corso, per comprare i libri, per pagarsi le spese di una casa editrice o un videoclip, per investire e sostenere il proprio talento, per non lasciarlo morire? Per fortuna esistono dei concorsi all’interno della comunità, che non cambiano completamente la vita di una persona, ma una svolta gliela danno di sicuro.
Raisa Ambros(22 novembre 2012)