Le donne cinesi regolarmente residenti nel Lazio sono 10.314 al 31 dicembre 2011, come emerge dai dati diffusi nel Dossier statistico immigrazione Caritas Migrantes. Numero che rende reale l’esigenza di tradurre anche in questa lingua la guida rosa per la prevenzione dei tumori al collo dell’utero e della mammella, diffusa dalla Regione Lazio. Il bagaglio di tradizione di questa comunità aggiunge tuttavia degli elementi di complessità, affrontati insieme a quattro donne cinesi, che hanno discusso del delicato argomento.
Conoscenza per una salute consapevole. Tutte quante conoscono sia la guida rosa che i servizi utili alla salute. La prevenzione per loro non è una novità, Wang Li Hua, incontrata presso il Poliambulatorio della Caritas di Via Marsala 103, racconta, tramite la mediatrice Sara Shao, “quando lavoravo nella fabbrica in Cina eravamo tenute ogni anno a fare una visita completa”. Cristina è una ristoratrice ed era a conoscenza del servizio di prevenzione grazie ad una lettera giunta dalla ASL, “mi sono recata di persona alla struttura, ho preso appuntamento e ho fatto i controlli.” La modalità principale d’informazione sulla salute sono le riviste in lingua cinese online “qui si parla tanto di tali tematiche. Inoltre la guida rosa sarà senz’altro molto importante per far comprendere l’utilità e le modalità di accesso a questo servizio.” Anche Irene è una ristoratrice “ho conosciuto il servizio grazie alla lettera della ASL che mi è stata spedita a casa e ogni 2 anni faccio la mammografia gratuita.”
L’ostacolo linguistico. Wang Li Hua racconta di essersi avvicinata al servizio Caritas per diverse ragioni, tra le quali la gratuità e la possibilità di avere un mediatore linguistico a disposizione. Cristina, sottolinea la difficoltà nel comprendere pienamente la lettera dell’ASL perché era in italiano. La sua intraprendenza le ha permesso di andare oltre l’ostacolo linguistico, ma, spiega “molti cinesi tornano in patria per i controlli e le cure relative a malattie gravi perché qui hanno difficoltà a comunicare con i medici a causa della barriera linguistica”. Irene, in merito alla guida rosa, oltre a rilevarne l’utilità, evidenzia come “è importante che ci sia qualcuno che risponde ai numeri indicati che parli la lingua, altrimenti i cinesi potrebbero allontanarsi dal servizio.” D’altronde lei stessa, onde evitare incomprensioni da parte dei medici ha trovato un escamotage “mi faccio accompagnare dalle mie figlie, per essere sicura di ciò che mi diranno”, ma non tutti hanno questa possibilità.
La medicina tradizionale cinese è tra le conoscenze ereditate dalla loro storia millenaria. A volte, per delle cure continuative preferiscono affidarsi ad essa, ribadisce Wang Li Hua “in ciascun ospedale cinese si può scegliere tra il percorso chimico e quello tradizionale, a proprio piacimento”. In Cina Sara Shao era farmacista tradizionale e lavorava all’interno dell’ospedale, ma la sua attenzione al tema salute era tale anche perché “io vivevo in una grande città Shangai. Chi viene dalla campagna – come Wang Li Hua – è meno attenta a queste problematiche”. E prosegue “La grande discriminante è il guadagno, le donne cinesi non vanno volentieri dal medico perché questo vuol dire dedicare del tempo e quindi perdere denaro.” In Italia da 17 anni Cristina racconta così il suo rapporto con la salute “per le patologie più lievi, come l’influenza, utilizzo i rimedi della medicina tradizionale cinese, negli altri casi mi rivolgo abitualmente al medico di base del Servizio Sanitario Nazionale.” Irene afferma come la sua integrazione risieda anche nella fiducia verso la medicina occidentale “mi curo esclusivamente attraverso di essa.”
Per tutte le donne cinesi ascoltate è presente una grande componente di timidezza nell’affrontare discorsi sulla sessualità. Nella famiglia d’origine in Cina l’argomento era un tabù e continua a rimanere tale qui in Italia. “Ad esempio prima del pap test il medico chiede quando hai avuto l’ultimo rapporto sessuale e questo provoca forte imbarazzo” confessa Irene. Ed anche per questo una mediazione interculturale oltre che linguistica agevolerebbe paziente e medico.
Piera Francesca Mastantuono e Sandra Fratticci
(13 dicembre 2012)