Classe Seconda N, Scuola Media Settembrini, Roma. Alle pareti celesti sono affissi disegni dai tratti infantili, cartelloni sull’Europa e ambiziose riproduzioni di Van Gogh, tra i banchi scarabocchiati dalla noia dei ragazzini siedono gli alunni: la più giovane è la diciannovenne Pauline che lavora come badante e il più grande è il dogsitter Christi con i suoi 46 anni. Piuculture organizza un corso gratuito ogni giovedì dalle 16,45 alle 18,45 per gli stranieri che desiderano imparare l’italiano. Le lezioni sono tenute da insegnanti in pensione e dalle volontarie.
Chiunque sia interessato al corso può partecipare, quasi tutti hanno scoperto quest’opportunità grazie al passaparola. L’andamento delle lezioni è imprevedibile: “Oggi siamo un bel gruppetto, circa 12, ma non sappiamo mai quanti saranno i presenti, spesso per problemi lavorativi non possono venire”, dice Daniela Sansonetti, la responsabile. E infatti Themi e Nisa arrivano in ritardo di mezz’ora, quando poi sembra che la lezione stia entrando nel vivo uno degli studenti riceve una telefonata, si scusa e lascia l’aula. È per motivi di lavoro anche se fa parte di quelli che, al momento delle presentazioni, dicono di non avere un impiego. Ingrossano la schiera dei lavoratori in nero e sono la maggioranza. Invece Nihal e Chandrani, marito e moglie, maggiordomo e governante, sono tra i pochi ad avere un contratto regolare. Gli studenti vengono quasi tutti dallo Sri Lanka e qualcuno dalle Filippine, uno di loro corregge l’insegnante: Sri Lanka si scrive con la”i”, non con la “y”.
L’argomento del giorno è la salute. Daniela e Rossella insegnano una lunga lista di malanni e medicinali, un dizionario di sopravvivenza in questi mesi invernali. Gli studenti si improvvisano dottori e pazienti, si creano inversioni di ruolo e situazioni paradossali, sulle diagnosi ridono e si correggono tra loro.
La classe è eterogenea e le insegnanti lavorano in due gruppi. Alcuni sono ancora alle prese col verbo essere, gli altri sono al passato prossimo, a turno ripetono le coniugazioni come un mantra per sconfiggere il nemico principale di chi impara l’italiano. I più bravi si preparano all’esame per ottenere la certificazione della lingua.
“Devo avere un contratto a tempo indeterminato per avere la carta di soggiorno?”, chiede Themi, lavora in una bakery house, prepara torte e sculture di pasta di zucchero, e non ha grandi difficoltà nel parlare. Le regole grammaticali qualche volta passano in secondo piano: nelle aule della scuola media gli adulti apprendono aspetti particolari della legge italiana, si confrontano con abitudini e modi di fare, scoprono le caratteristiche della nostra cultura quotidiana. E il corso di lingua diventa anche un modo per orientarsi meglio nella vita di tutti i giorni.
Le due ore passano in fretta senza nessuna campanella a scandire il tempo, gli allievi mettono in ordine i banchi, chiacchierano a gruppetti, si danno appuntamento alla settimana successiva e restituiscono l’aula alla classe di studenti a tempo pieno.
Rosy D’Elia
(30 gennaio 2014)
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