Tor Pignattara, la morte di Muhammad e la tutela dell’essere umano

Fonte: www.dinamopress.it
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“Tor Pignattara è un po’ come Parigi” rivela sorridendo Ejaz Ahmed, giornalista e mediatore culturale, “è un quartiere che vive una realtà multietnica e bisogna imparare a raccontarla in maniera diversa di quanto non sia stato fatto sino ad ora”. Il fatto di cronaca che ha portato l’attenzione di molti sul quartiere è l’omicidio di Muhammad Shahzad Khan, il 28enne pakistano colpito a pugni e calci da Daniel, giovane 17enne. La motivazione, se ve ne può essere una, addotta dal ragazzo sarebbe stato uno sputo da parte del pakistano descritto come ubriaco. Il condizionale tuttavia resta d’obbligo per tutta la vicenda dato che, al momento, le indagini sono ancora in corso e gli elementi da valutare ancora numerosi: quanti sono stati ad aggredire Muhammad? Era in effetti un clochard? Da quanto tempo si trovava in Italia?Ma al di là delle domande, resta la morte di un uomo, con una storia, un lavoro e soprattutto una famiglia.

Onorare la sua memoria è infatti una delle motivazioni alla base della manifestazione organizzata domenica 28 settembre a Tor Pignattara. Ejaz è stato uno dei promotori e racconta “eravamo in tanti ed ho notato la grande risposta da parte di cittadini attivi e ben disposti verso le comunità straniere. Abbiamo raccolto fondi per poter rimandare la salma in patria, dalla sua famiglia, dal piccolo Omar, che ha appena tre mesi, e dalla moglie”. La tensione interetnica in zona c’è, è percepibile,  una delle ragioni risiede nel fatto che questa periferia è stata lasciata in gran parte a se stessa, “la disoccupazione dilagante ha fatto il resto. Allo stesso tempo credo che anche le comunità straniere abbiano una grande responsabilità: tendono a ricreare un ambiente simile a quello del proprio paese, con gli stessi profumi, negozi e prodotti, ma questo meccanismo rischia di favorire lo svilupparsi di una situazione di autoghettizzazione.”

www.ilmessaggero.it
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Secondo Sabika Shah Povia, giornalista freelance di origini pakistane, la riflessione deve essere di ampio respiro “dobbiamo domandarci come sia possibile che un 17enne sia così arrabbiato da uccidere di botte una persona e, allo stesso tempo, chiederci perché un uomo pakistano sia arrivato ad un livello di disperazione tale da vagabondare ubriaco per le strade” il problema è quindi reciproco e  va affrontato in maniera più strutturata, per andare oltre il degrado nel quale sta sprofondando la periferia romana.

 A Tor Pignattara si muore anche solo per essere “al posto sbgliato al momento sbagliato” sottolinea l’Ambasciatore Tehmina Janjua la quale, in merito alla manifestazione aggiunge “la dimostrazione pacifica non è stata della comunità pakistana ma delle differenti comunità straniere che hanno espresso la loro solidarietà per la vittima e la sua famiglia”. Il problema dunque non è “riguardo l’omicidio di un cittadino pakistano, ma è in merito ad un essere umano vittima di una irrazionale violenza”.

Piera Francesca Mastantuono

(2 ottobre 2014)

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