“Rendiamo lo straniero tra noi meno estraneo”

Il convegno Lo straniero tra noi. Politiche migratorie e coesione sociale in Europa, svoltosi il 30 ottobre, presso la sala Capitolare della biblioteca del senato
Il convegno Lo straniero tra noi. Politiche migratorie e coesione sociale in Europa, svoltosi il 30 ottobre, presso la sala Capitolare della biblioteca del senato

Il quadro demografico del nostro continente impone interventi congiunti nella gestione dei flussi migratori: è quanto emerge dal lavoro di ricerca condotto da Population Europe, Neodemos e La Sapienza Università di Roma, al centro del convegno Lo straniero tra noi. Politiche migratorie e coesione sociale in Europa, svoltosi il 30 ottobre, presso la sala Capitolare della biblioteca del senato.

I dati presentati hanno sottolineato la necessità di valorizzare la componente degli immigrati come risorsa e patrimonio comune, alla luce dello scenario odierno e di quello futuro. In caso di esclusione di ipotetiche migrazioni da qui fino al 2050 le proiezioni dell’ONU del 2012, riproposte per l’occasione, parlano di un calo della popolazione in Europa tra i 20 e i 60 anni di ben 3 milioni ogni anno, per un totale di 100 milioni di lavoratori in meno. L’Italia, già sfavorita dall’alto tasso di invecchiamento demografico, perderebbe annualmente 300 mila persone, per registrarne 10 milioni in meno entro il 2050. A fronte di tali eventualità, i paesi più poveri di Africa e Asia conoscerebbero un aumento di 500 milioni di abitanti nello stesso lasso temporale. Il rischio di una così drastica riduzione della forza lavoro deve muovere gli stati europei verso politiche migratorie comuni, che facciano leva sulla trasmissione del bagaglio di competenze e qualifiche, a dispetto delle resistenze di partiti e movimenti xenofobi ed ostili. La questione risulta ancor più impellente alla luce delle drammatiche traversate nel Mediterraneo, che continuano a mietere vittime tra rifugiati e migranti di provenienza soprattutto africana e mediorientale. Un riferimento chiave restano gli accordi di Schengen, di incentivo sia alla libera circolazione interna legata a logiche di mercato, ma soggetta ancora a restrizioni, sia al fenomeno migratorio. I crescenti casi di irregolarità legate all’ingresso o alla permanenza dei migranti in un paese differente da quello d’origine mantengono vivo il doppio dilemma sulla sicurezza e sulla solidarietà.

“Per predisporsi come insieme di stati da immigrazione, l’Europa proceda dalla rivisitazione delle norme dell’area Schengen e degli accordi di Dublino circa le domande d’asilo, così da regolamentare i flussi migratori secondo un impegno congiunto” ha auspicato Ferruccio Pastore, direttore del forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione.

Clara Agostini (6 novembre 2014)

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