Si è svolta il 29 ottobre, al teatro Orione, la presentazione del Dossier statistico immigrazione 2014, il rapporto annuale dell’ UNAR – Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali – realizzato dal Centro studi e ricerche IDOS. Il rapporto fornisce i dati più aggiornati relativi al tema dell’immigrazione in Italia, in particolare offre un’ampia panoramica sulla presenza straniera nel territorio italiano, sulla situazione occupazionale degli immigrati e sulla loro integrazione nel tessuto sociale.
Secondo Marco De Giorgi dell’UNAR dal dossier 2014 emergono soprattutto tre fattori: l’aumento della presenza straniera, la tendenza alla stabilizzazione di tale presenza, tradotta in una maggiore domanda di lavoro e di abitazioni, e la necessità di integrazione. Alla fine del 2013 gli stranieri residenti in Italia erano ufficialmente 4.922.085 su una popolazione complessiva di 60.782.668, con un aumento rispetto all’anno precedente di 164.170 unità, +3,7%, dovuto soprattutto agli ingressi per ricongiungimento familiare – 76.164 visti – e alle nuove nascite – 77.705. “Malgrado la crisi i flussi di immigrazione continuano a intensificarsi”, ha sostenuto Antonio Ricci, ricercatore IDOS. Nel 2013 sono stati 43mila i migranti giunti in Italia e oltre 130mila quelli arrivati nei primi 9 mesi del 2014. Al contrario sono diminuiti i flussi d’ingresso di nuovi lavoratori. Secondo l’indagine Istat sulle forze lavoro sono 2,4 milioni gli occupati stranieri – oltre un decimo del totale – impiegati in prevalenza nei servizi – 63,6% – piuttosto che nei settori dell’industria – 31,7% – e dell’agricoltura – 4,7% – mentre alla fine del 2013 si contavano 493mila disoccupati su un totale di 3 milioni e 113mila disoccupati in Italia.
Il sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali Franca Biondelli ha sottolineato l’importanza del lavoro e delle pari opportunità sostenendo che “gli immigrati sono una risorsa e la perdita del lavoro è un problema per tutti al di là del colore della pelle”. Tuttavia la discriminazione verso gli stranieri è tuttora molto diffusa, frutto soprattutto di stereotipi e pregiudizi. Nel 2013 sono stati 1.142 i casi di discriminazione segnalati all’UNAR, in prevalenza su base etnico-razziale – 68,7%. I partecipanti alla presentazione hanno concordato sulla necessità di creare una coscienza nazionale e promuovere un impegno collettivo, sia da parte delle istituzioni che dei cittadini, a favore dell’integrazione e del rispetto delle differenti culture.
Laura Botti (6 novembre 2014)
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