Ritrovare le parole: lingua materna e Italiano L2

insegnante di italiano L2
Il seminario di Piuculture “linguaggio e migrazioni”, incentrato sul sostegno ai bambini migranti nell’apprendimento dell’Italiano L2, si terrà il prossimo 22 gennaio a Roma presso l’istituto comprensivo Mazzini di Via Volsinio 35

La lingua materna è quella con cui si impara a percepire il mondo, a dare un senso agli eventi. È la lingua degli affetti, della narrazione del proprio passato e della descrizione del proprio presente. Quando si lasciano le proprie radici culturali e linguistiche per entrare in un mondo “altro”, si perde anche la capacità di interagire affettivamente con quel mondo. Le parole che si conoscevano e che davano sicurezza, ora semplicemente non hanno più valore, si è muti.

“Perdendo l’involucro sonoro della lingua materna l’essere umano sperimenta sentimenti di annullamento, di destrutturazione, di disperazione, di perdita di identità, di paura e di minaccia”: lo scrive in Le umiliazioni dell’esilio l’etnologopedista Francine Rosenbaum. Di origine svizzera, plurilingue figlia di migrazione, da anni Rosenbaum lavora con i bambini migranti per aiutarli a risolvere le difficoltà di apprendimento della lingua seconda. Il  22 gennaio è relatrice di Linguaggio e migrazioni, il seminario organizzato dall’ associazione Piuculture per gli operatori coinvolti nell’insegnamento dell’Italiano L2.

Francine Rosenbaum
Francine Rosenbaum, etnologopedista svizzera ed autrice e curatrice del libro “Le umiliazioni dell’esilio”

Nel suo lavoro Francine aiuta sia i bambini che sperimentano quelle che nel suo libro descrive come patologie della vergogna, sia gli operatori scolastici, persi tra classi plurilingue e multiculturali e manuali di glottodidattica spesso molto distanti dalla pratica quotidiana. Una pratica che, a titolo d’esempio, pone dubbi già sulla scelta della lingua da usare nel corso delle lezioni. La teoria glottodidattica infatti suggerirebbe di utilizzare l’italiano anche come lingua veicolare, cioè come strumento di insegnamento. Rosenbaum però obietta: “è necessario che vi sia una continuità rispetto agli enunciati a cui il bambino è abituato e che conosce”, perché possa sviluppare autonomamente, a partire da suoni e parole familiari, quegli apprendimenti prossimali attraverso i quali potrà avvicinarsi alla nuova lingua, “come onde concentriche attorno a un sassolino buttato nell’acqua”. Solo attraverso un linguaggio familiare, in altre parole, è possibile abbattere quel filtro affettivo citato da ogni manuale, quella resistenza psicologica all’apprendimento che secondo Francine in larga parte “nasce dal misconoscimento delle risorse della lingua materna per l’apprendimento della lingua seconda”.

le umiliazioni dell'esilio
“Le umiliazioni dell’esilio”, il libro che racconta le “patologie della vergogna” che portano i bambini migranti all’isolamento e alla difficoltà nell’apprendimento della L2

Eppure uno strumento efficace per superare le barriere linguistiche esiste, e l’Italia lo conosce già da qualche anno: si chiama mediatore linguistico. Ma le scuole, già gravate da fondi insufficienti e risorse centellinate, raramente sono in grado di coinvolgere figure professionali del genere. “La lamentela sulla mancanza di fondi per i mediatori linguistico-culturali e la formazione all’insegnamento interculturale poggia su credenze erronee e totalmente sorpassate”, sostiene però Rosenbaum, ricordando come studi di settore abbiano portato prove tangibili del beneficio che la presenza del mediatore culturale in classe può garantire ai bambini, ottimizzando i costi ed eliminando la “disfunzione comunicativa fra la famiglia e l’intorno sociale ed istituzionale”, soprattutto perché “i ragazzi vi investono un’enorme energia”. Ancora una volta, i benefici arriverebbero dunque dall’investimento, non dal risparmio: “Una politica scolastica aggiornata e competente ha un costo sociale infinitamente inferiore a quello delle conseguenze dello scacco scolastico e della contestazione di tutti i modelli educativi, sia della famiglia che della scuola”.

La famiglia è proprio l’altro nodo focale. L’importanza di coinvolgere i familiari dei bambini per facilitarne l’inserimento sociale e linguistico è stata percepita ormai da molti, al punto che sempre più genitori prendono parte a corsi di italiano L2 per adulti contestualmente a quelli dei propri figli. Ma c’è un altro aspetto essenziale di cui tenere conto: “La presenza dei genitori mi sembra molto proficua durante i doposcuola. Molto spesso i ragazzi non dispongono delle parole necessarie in lingua materna per spiegare ai loro genitori ciò che stanno imparando a scuola e non sono neppure in grado di spiegare agli insegnanti quali sono le rappresentazioni che i loro genitori hanno della scuola”.

Ma cosa fare se il sostegno esterno e quello familiare vengono meno? Con quali risorse si può affrontare la difficoltà dei bambini? Francine Rosenbaum non ha dubbi: “l’etica, il cuore e il buonsenso sono dei maestri troppo spesso dimenticati”. Sollecitare una narrazione, ripercorrere dei ricordi, ritrovare delle strade della memoria e dell’esperienza – anche quando questo provoca una forte nostalgia – è importante per i bambini, che possono e devono trovare nuove parole per condividere percorsi ed esperienze con il resto della classe. “Un insegnamento interculturale aggiornato fondato sul riconoscimento delle potenzialità affettive e cognitive dei figli dei migranti è una potente risorsa per tutta la scuola intesa come luogo e tempo privilegiato non soltanto per un apprendimento nozionistico ma per la costruzione di una società contemporanea felicemente arricchita nella sua diversità”.

Veronica Adriani

(15 gennaio 2015)

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