“Lo Sportello vuole essere un aiuto concreto alle vittime della violenza nel faticoso processo di riacquisizione della propria identità ed autonomia”, dichiara il Presidente del Municipio II Giuseppe Gerace all’inaugurazione del progetto Piano Municipale Antiviolenza il 18 febbraio al teatro di Villa Torlonia. Il centro, destinato al sostegno psicosociale di donne e minori che subiscono violenza, sarà attivo, quanto prima anche se la data è da definire, in via Goito 35, due giorni alla settimana, martedì e giovedì, dalle 9 alle 19. Oltre a una consulenza psicosociale, due operatrici della cooperativa Be Free offriranno un servizio di accoglienza specializzato, anche telefonico. Nelle stesse giornate dalle 16 alle 18 , l’associazione SBS per il Sociale onlus presterà servizi di consulenza legale con avvocate esperte nella materia.
“L’ambizione è quella di fare in micro quello che dovrebbe essere fatto a livello nazionale, ovvero un piano che metta in relazioni tutte le istituzioni – le Forze dell’Ordine, i vigili urbani, le ASL, i consultori e gli ospedali, le scuole e le Università, la Procura della Repubblica ed il Tribunale di Roma, i servizi sociali, i centri per l’impiego e le associazioni – per fare insieme delle azioni mirate di sensibilizzazione sul territorio, con l’intento di prevenire la violenza e non soltanto sostenere le vittime”, dice Oria Gargano, presidente della cooperativa sociale Be Free che realizza lo sportello in collaborazione con l’associazione SBS per il Sociale onlus. “Abbiamo proposto il progetto nell’ambito del bando Bene in Comune della Regione Lazio che invitava i municipi e comuni a presentare delle iniziative di alto valore sociale in collaborazione con le ONG e le organizzazioni del privato sociale”.
“Siamo tutte responsabili della violenza contro le donne”, continua Oria Gargano. “Le donne che soffrono sono tra noi: le nostre amiche, vicine, ma in questi momenti nascondono il disagio. Non bisogna accusarle – perché l’ha sposato, perché non se ne è andata, perché subisce – ne obbligarle a fare la denuncia. Le discriminazioni contro le donne, un sistema che non le valorizzi sono elementi che consentono alla violenza di esistere. Per questo bisogna lavorare con le bambine nelle scuole per dare loro l’educazione giusta”. Il modello è lo Sportello antiviolenza già avviato all’ospedale San Camillo e che funziona 12 ore al giorno; “importeremo le buone pratiche e le modalità di funzionamento” precisa la Gargano, nonché l’esperienza di Be Free: “Abbiamo accolto 3000 donne dal 2009”.
“Mentre gli altri municipi annunciano quartieri a luci rossi, noi parliamo delle politiche sociali. Abbiamo il problema dello sfruttamento delle donne nelle case chiuse, che sono tante sul territorio”, interviene la consigliera comunale Carla Fermariello. E si rivolge a tutte le organizzazioni affinché facciano rete per un impegno comune sostenibile e a lungo termine, vista l’emergenza dei casi di violenza segnalati dalle strutture sanitarie come Istman.
“Prima di tutto cerchiamo di allontanare la donna dalla violenza, poi possiamo incoraggiarla a fare la denuncia”, a parlare è il vicepresidente di SBS per il sociale Onlus avv. Viviana Straccia. E ha sottolineato che la donna va seguita fino in fondo in queste vicende altrimenti si rischia tornino indietro sulle loro scelte, ritirino la denuncia e possano subire di nuovo le violenze. Ma per molti dei presenti l’allontanamento non può essere una soluzione definitiva. I problemi più gravi iniziano dopo la separazione, ancora violenza e ricatti, un fenomeno che avviene in tutti i contesti sociali e livelli culturali e spesso le donne subiscono in silenzio. Oltre a impegnarsi nello Sportello antiviolenza bisogna lavorare per costituire una cultura della non violenza.
Raisa Ambros
(25 febbraio 2015)
Leggi anche:
Per una sanità umana: Forum salute donne italiane e migrantiRitorno alla “tragica normalità”. Nel C.I.E. di Ponte Galeria con Be FreeIl “sistema Cie” e la violazione dei diritti umani