Un fattore di crescita fondamentale calpestato dall’immagine distorta degli immigrati offerta da molti media: a fronte di questa constatazione, la fondazione Leone Moressa ha realizzato il rapporto Il valore dell’immigrazione, pubblicato in collaborazione con la Open society foundations, e presentato il 30 gennaio presso la sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sbarchi di migranti, emergenza profughi e criminalità diffusa sono gli elementi associati all’immigrazione nell’immaginario collettivo del nostro paese, quando è una visione riduttiva e superficiale a prevalere, specialmente se incalzata dall’operato degli organi di informazione. I casi di speculazione ideologica, fonte di paure e fanatismi nei confronti dello straniero, si generano da una comunicazione appiattita su pregiudizi e stereotipi, con l’effetto di oscurare la complessità del fenomeno a livello sociale ed economico.
A rilevarlo sono i dati statistici elaborati dalla fondazione Leone Moressa nel volume Il valore dell’immigrazione, risultato di un’analisi semestrale delle maggiori testate giornalistiche: La Repubblica, Corriere della Sera e Il Sole 24 ore.
Su un totale di 846 articoli attinenti il tema immigrazione, la cronaca è la cornice descrittiva più frequentemente utilizzata. Solo il 12 % si focalizza sull’aspetto economico. E pensare che “il PIL dell’immigrazione è di 123 miliardi, e gli occupati stranieri sono 2,4 milioni nel nostro paese, pari a oltre il 10% degli occupati totali: numeri che attestano il loro determinante contributo economico”. Lo ha ribadito Chiara Tronchin, ricercatrice della fondazione, che si è soffermata anche sul saldo attivo di quasi quattro miliardi emerso dal rapporto tra entrate pubbliche e spesa pubblica degli immigrati, a dispetto di quella insostenibilità finanziaria legata alla loro presenza addotta da alcuni politici.
Enrico Di Pasquale, altro membro della fondazione, ha insistito sull’importanza di trattare dei flussi migratori secondo molteplici sfaccettature: “L’interpretazione a puri fatti di cronaca non tiene conto degli aspetti sociologici ed antropologici. Bisognerebbe vedere negli immigrati degli interlocutori ai quali rivolgersi, dando loro spazio e voce, in vista di un’integrazione sociale che sia di arricchimento reciproco”.
“Il libro vuole essere uno strumento guida per i giornalisti nell’interpretazione del tema immigrazione, per un’informazione fondata sul dato oggettivo, senza spazio per la polemica e la polarizzazione politica”: è quanto spiegato da Costanza Hermanin, rappresentante di Open society foundations, che ha collaborato con l’associazione Carta di Roma per la realizzazione dell’iniziativa editoriale. “La deresponsabilizzazione politica verso gli immigrati, non valorizzati nel loro ruolo economico e sociale, danneggia il patrimonio della diversità, dando adito ad una deresponsabilizzazione da parte della stampa nell’approccio alla questione”.
L’utilità sociale dell’informazione non può ammettere una certa aggressività di toni e parole oggi dilagante tra i mezzi mediatici. È necessario riequilibrarla, per promuovere conoscenza e consapevolezza del valore dell’immigrazione. Un’attenta e imparziale lettura del fenomeno serve a comprenderlo nella sua portata effettiva: non un’emergenza come spesso viene etichettato, ma una componente strutturale del nostro paese e un elemento di sviluppo chiave.
Clara Agostini
(2 febbraio 2015)
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