Basta con l’informazione viziata a danno degli stranieri

il dibattito sulla violenza xenofoba a Roma
Salvatore Geraci, responsabile dell’area sanitaria Caritas, è intervenuto al dibattito aull’escalation di violenza xenofoba a Roma

I recenti episodi di cronaca di Tor Pignattara e Tor Sapienza sono stati sottoposti all’attenzione mediatica non sempre nel rispetto del principio della verità dei fatti, in un contesto di disinformazione e retorica fuorviante che fomenta l’odio sociale: questo il tema al centro del dibattito sulla crescente violenza xenofoba a Roma, svoltosi il 12 dicembre presso la biblioteca interculturale Cittadini del mondo.

Dall’illustrazione del dossier statistico immigrazione 2014 del Centro Studi e Ricerche IDOS per conto dell’UNAR, il responsabile dell’area sanitaria Caritas Salvatore Geraci ha analizzato la componente straniera in Italia in un quadro socio demografico, segnalando la presenza di circa cinque milioni immigrati regolari, europei nel 52,8% dei casi. Dopo le polemiche sulla loro incidenza sul welfare del nostro paese, Geraci ha riportato le stime della fondazione Leone Moressa sul bilanciamento tra tasse e contributi degli stranieri e spesa pubblica per l’immigrazione, rilevando il saldo attivo di 3,9 miliardi di euro. Il dibattito si è ampliato al sistema di accoglienza italiano, che conta 65 mila rifugiati in appositi centri, distribuiti per il 45% tra Sicilia, Lazio e Puglia, a fronte di un criterio di equità che implicherebbe un coinvolgimento maggiore delle regioni settentrionali.

Serena Chiodo, redattrice del sito Cronache di ordinario razzismo, ha presentato il lavoro di monitoraggio e analisi di 2566 casi di razzismo segnalati tra settembre 2011 e luglio 2014, svolto dall’associazione Lunaria. “La legittimazione mediatica e politica di forme di razzismo apre ad una loro legittimazione nella vita di tutti i giorni: il caso Tavecchio e alcune volgarità contro l’ex ministra nera Cecile Kyenge dimostrano una tendenza a minimizzare o a ridurre a battuta definizioni gravi ed offensive; si finisce per sentirsi autorizzati a disumanizzare l’altro” denuncia Serena. La sua accusa si è estesa alla mistificazione della realtà promossa dal mondo della politica e dei media manipolando dati reali sugli immigrati, e ad una retorica che scambia la concessione di diritti con la concessione di privilegi e veicola etichette e stereotipi.

Sono i fatti a parlare, sulla base delle inefficienze della politica d’accoglienza e dello stato di abbandono di molte strutture sociali e culturali sorte dietro la volontarietà degli immigrati. La mancanza di una logica d’integrazione diventa causa di ghettizzazione nelle periferie. “E’ necessario trattare del razzismo racchiuso nelle forme di segregazione per molti rifugiati, ma senza trattarli da vittime: il patrimonio di risorse e di competenze che rappresentano merita di essere valorizzato ” ha affermato Caterina Purificati di Asinitas onlus.

Inserire in dinamiche relazionali i centri d’accoglienza, per renderli luoghi vitali e umanizzanti: questo deve diventare un obiettivo comune, a partire dall’impegno dei singoli gruppi di quartiere in ambito educativo.

Clara Agostini
(15 dicembre 2014)

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