Scuola e alunni stranieri: imparare dalla multiculturalità

convegno scuola 23 maggio Roma Tre
Il convegno Scuola e spazio pubblico interculturale coordinato da Vincenzo Ongini del Miur ha dato spazio agli interventi di dirigenti ed insegnanti provenienti da istituti scolastici di vari gradi e città italiane.

Sono quasi 803 mila gli alunni stranieri iscritti nelle scuole italiane nell’anno scolastico 2013/2014, pari al 9% della popolazione complessiva. Dati alla mano, le presenze si sono quadruplicate rispetto all’anno scolastico 2001/2002, quando si attestavano a poco meno di 200 mila, e negli ultimi quattro anni sono cresciute del 19,2%. Da segnalare anche il decremento del 2% di iscrizioni di alunni italiani nello stesso periodo.

Sono alcuni numeri ricavabili dall’ultimo rapporto nazionale a.s 2013/2014 della Fondazione Ismu, realizzato in collaborazione con il Miur, che analizzano difficoltà e successi del nostro paese, in un’ottica di miglioramento delle politiche educative in materia di scuola ed istruzione. Se ne è parlato il 23 maggio al seminario Scuola e spazio pubblico interculturale, nell’ambito della Biennalespaziopubblico alla facoltà di architettura dell’università Roma Tre. Dietro il coordinamento di Vinicio Ongini del Miur, le sfaccettature della realtà scolastica in Italia sono state oggetto di testimonianza di dirigenti scolastici ed insegnanti di varie città, con un’attenzione specifica ad alcuni quartieri popolari periferici, dove la multiculturalità si accompagna a situazioni complesse motivo di disagio sociale.

Su quasi 57 mila scuole nella penisola, circa 2800 contano una percentuale di presenze straniere superiore al 30%. Il dato sale al 50% in 510 strutture, e fino all’80% in 27 di queste. Il quadro sottolinea la necessità di “saper sfruttare la convivenza di popoli diversi come cambiamento ed opportunità di scambio quali fonti di apprendimento”, ha spiegato Ongini. Interventi in questo senso si spiegano alla luce del calo di iscrizioni di studenti italiani a tutti i livelli di istruzione, specialmente nelle scuole dell’infanzia e nelle secondarie di I grado. Il pregiudizio sulla scarsa qualità della didattica in caso di significativa presenza di stranieri risulta radicato: per scalfirlo servono azioni che promuovano l’omogeneità di culture e di proposte educative, pur nel rispetto dei bisogni personalizzati degli allievi e dei possibili gap linguistici. Se non intercettati e presi in carico dal corpo docenti, tali elementi concorrono al fenomeno di dispersione scolastica, a fronte del quale è fondamentale motivare gli studenti e valorizzarne i risultati didattici.

scuole multiculturaliTra le esperienze scolastiche degne di nota nella capitale, si rivela esempio di cittadinanza attiva quella della scuola primaria Di Donato del quartiere Esquilino, grazie ad iniziative dell’associazione Genitori di Donato, come Città a misura di bambino. Attività sportive, culturali e ricreative in orario extrascolastico nel tempo hanno favorito la costruzione di una rete di relazioni chiave con le famiglie e con altri enti ed associazioni del territorio. Momenti di incontro si realizzano anche tramite il progetto Incontriamo i paesi del mondo, come ha raccontato Miriam Iacomini, insegnante dell’istituto: “in risposta alla diffusa percezione negativa sugli studenti stranieri, organizziamo laboratori linguistici e sportivi e manifestazioni artistiche come occasioni di scoperta e di approfondimento delle culture dei nostri alunni”.

La concezione di scuola aperta appartiene anche ad un’altra struttura pubblica romana, l’istituto Pisacane del quartiere di Tor Pignattara, dove l’alto numero di studenti stranieri, al centro di una rappresentazione mediatica deviata, è stato in passato additato come usurpazione nei confronti di studenti italiani. “Quando ho iniziato ad insegnare qui nel 2008” rivela l’insegnante Vania Borsetti, “l’impatto più difficile è derivato dalle pressioni esterne, che minavano la tranquillità di docenti e bambini. Forme di disagio ed interrogativi investivano soprattutto questi ultimi, ben propensi a giocare insieme ai compagni, indistintamente”. A dispetto della circolare Gelmini e del tetto del 30% di componente straniera nelle classi, “maestre e genitori hanno preso posizione, investendo nell’apertura della scuola quale spazio pubblico, per mostrare le nostre attività. Sono stati creati momenti fecondi di democrazia e di formazione per lo stesso personale scolastico”.

Luci ed ombre connotano il panorama scolastico del nostro paese, dimostrando i frutti di alcuni passi in avanti. Diventa importante non abbassare la guardia, promuovendo un insegnamento che scavalchi la scuola in senso stretto, e che invada il quartiere, producendo sinergie con il territorio.

Clara Agostini(27 maggio 2015)

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