Rifugiati e scuole calcio, grandi e piccini (o meglio, pulcini). Tutti insieme sul campo del Santa Maria, per festeggiare con un giorno di anticipo la Giornata Internazionale del Rifugiato nell’evento organizzato dalla Fondazione Mondo Digitale. Un calcio al razzismo in piena regola, perché, accanto ai ragazzi, in campo c’erano le istituzioni e a bordo campo le associazioni. Tutti insieme per ricordare che basta poco per allontanare un pregiudizio e ancor meno per dare forma all’accoglienza.In tempi di sgomberi e accampamenti, allarmi sanitari e invocazioni di ruspe, Io ci sono dice la sua con stile. C’è Alfonso Molina, che rifugiato lo è stato negli anni ’70, e per cui l’Europa di oggi, pur essendo il continente più ricco, corre un grande rischio: “nel futuro quando guarderemo alla storia di questo periodo ci renderemo conto che è stato un periodo molto meschino per la nostra formazione“. C’è Rita Visini, assessore Politiche sociali e sport della Regione Lazio, che invoca per tutti “responsabilità ognuno per la propria parte, per non dimenticare di essere uomini”. E c’è Roberto Zaccaria, presidente del CIR, che ricorda l’ultimo progetto del regista Pasquale Scimeca , che parla di un bambino africano che attraverso il calcio trova la sua forma di integrazione e – addirittura – leadership.C’è la musica dei Tam Tam Morola, che scandiscono il tempo a ritmo di bongo, c’è Radio Sapienza, c’è anche la Liberi Nantes. E poi ci sono le associazioni: Matemù, Idos, il Centro Estivo dell’Associazione genitori Di Donato, e anche Piuculture, con banchetto, volantini e macchine fotografiche. Tutti insieme per dare voce all’altra faccia dell’immigrazione, quella che fa meno clamore: quella che passando per una degna accoglienza, diventa parte integrante del nostro paese.
Veronica Adriani
(24 giugno 2015)
Leggi il resoconto della giornata sul sito della Fondazione Mondo DigitaleL’intervento di Alfonso MolinaL’intervento di Rita VisiniL’intervento di Roberto ZaccariaLa photogallery di Piuculture: foto di Adamo Banelli, Sandra Fratticci, Veronica Adriani