“Io ci sono”: l’evento organizzato dalla Fondazione Mondo Digitale per festeggiare la Giornata Internazionale del Rifugiato. In campo, rifugiati dei centri di accoglienza SPRAR e ragazzi delle scuole calcio romane. Foto di Adamo BanelliRifugiati e scuole calcio, grandi e piccini (o meglio, pulcini). Tutti insieme sul campo del Santa Maria, per festeggiare con un giorno di anticipo la Giornata Internazionale del Rifugiato nell’evento organizzato dalla Fondazione Mondo Digitale. Un calcio al razzismo in piena regola, perché, accanto ai ragazzi, in campo c’erano le istituzioni e a bordo campo le associazioni. Tutti insieme per ricordare che basta poco per allontanare un pregiudizio e ancor meno per dare forma all’accoglienza.In tempi di sgomberi e accampamenti, allarmi sanitari e invocazioni di ruspe, Io ci sono dice la sua con stile. C’è Alfonso Molina, che rifugiato lo è stato negli anni ’70, e per cui l’Europa di oggi, pur essendo il continente più ricco, corre un grande rischio: “nel futuro quando guarderemo alla storia di questo periodo ci renderemo conto che è stato un periodo molto meschino per la nostra formazione“.Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale durante la premiazione dei “pulcini”. Foto di Adamo Banelli C’è Rita Visini, assessore Politiche sociali e sport della Regione Lazio, che invoca per tutti “responsabilità ognuno per la propria parte, per non dimenticare di essere uomini”. E c’è Roberto Zaccaria, presidente del CIR, che ricorda l’ultimo progetto del regista Pasquale Scimeca , che parla di un bambino africano che attraverso il calcio trova la sua forma di integrazione e – addirittura – leadership.Moustapha Mbengue, frontman dei Tam Tam Morola. Foto di Sandra FratticciC’è la musica dei Tam Tam Morola, che scandiscono il tempo a ritmo di bongo, c’è Radio Sapienza, c’è anche la Liberi Nantes. E poi ci sono le associazioni: Matemù, Idos, il Centro Estivo dell’Associazione genitori Di Donato, e anche Piuculture, con banchetto, volantini e macchine fotografiche. Tutti insieme per dare voce all’altra faccia dell’immigrazione, quella che fa meno clamore: quella che passando per una degna accoglienza, diventa parte integrante del nostro paese.
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