Mercoledì 1 luglio si è concluso il corso Fotografare l’intercultura, tenuto da Stefano Romano e organizzato da Piuculture con il patrocinio di Intersos. Dieci lezioni per avvicinarsi alla fotografia come strumento di mediazione culturale, linguaggio per entrare in contatto e raccontare le comunità migranti presenti a Roma. Non c’è miglior modo di raccontarlo che affidarsi agli scatti e alle impressioni dei partecipanti. Buona visione.
La fotografia è un viaggio negli occhi e nei cuori delle persone, ed è anche un modo per costruire le nostre identità.Conoscere le altre culture e raccontarle significa conoscere se stessi, abitare nell’altro per svestirsi di tutto ciò che siamo per indossare nuovi abiti come esseri umani e come fotografi. Questo è stato lo spirito e l’anima del corso di fotografia Fotografare l’intercultura, che è anche l’anima di tutta la mia fotografia, e sono felice di averlo condiviso con le ragazze e i ragazzi in questi due mesi, felice di aver visto nascere forti amicizie ed evoluzioni nella loro fotografia. Fiero di aver regalato una parte del mio mondo ai loro occhi, ma soprattutto di aver donato i loro occhi al mondo.Concludo con le magnifiche parole di Olivier Föllmi, che sono state il mio commiato agli studenti, e la venatura di ogni mia parola durante tutte le mie lezioni:”Dirigiti verso il continente la cui musica ti chiama, la cui cultura ti ispira e fermati nel paese dove ti sentirai a casa. Ritorna due volte, dieci volte nel tuo paese d’adozione. Forse ci andrai a vivere? Non ti imporre dei limiti, lascia aperte tutte le porte. Parti come un bimbo incantato e lascia che il viaggio ti porti per mano: il primo sconosciuto da scoprire sei tu stesso! Approfitta del viaggio per perdere colui o colei che pensi di essere. Dimentica quello che hai imparato, diffida delle tue certezze, molla gli ormeggi, lasciati sorprendere! Parti nudo, osa fare il mendicante: il viaggio ti offrirà abiti nuovi. Rivelerà in te ricchezze che neanche sospettavi. Tornerai senza un soldo, ma sarai ricchissimo”.
Stefano Romano
Per me il ritratto è sempre stato un momento da rubare. Una foto da fare da lontano, quando è più facile essere invisibili, quando chi vuoi ritrarre non ti nota e tira fuori quell’espressione che lo contraddistingue, che è sua e di nessun altro. Un movimento degli occhi o una piega della bocca, l’attitudine a scrivere sul suo taccuino preferito o di sfiorarsi gli occhiali mentre parla. Lui non se ne accorge, ma tu sì. E quando si rivede nell’immagine, dopo, sorride e dice: “sì, sono proprio io”. Ho fatto decine di ritratti così, rubando.Poi è arrivato questo bambino a decidere che non era più tempo di furti. Mentre preparavo lo scatto, ha preso a fissarmi. Lo sguardo curioso, un’aria di sfida. Un attimo, e all’improvviso la persona messa a nudo non era più davanti l’obiettivo ma dietro. Credo di aver capito lì la filosofia di Stefano: a volte la bravura di un fotografo ha soprattutto a che fare con la capacità di sostenere certi sguardi.
Veronica Adriani
“A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l’uno dell’altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. […] Gli sguardi s’incrociano per un secondo e poi sfuggono, cercando altri sguardi, non si fermano. […] Qualcosa corre tra loro, uno scambiarsi di sguardi come linee che collegano una figura all’altra e disegnano frecce, stelle, triangoli finché tutte le combinazioni in un attimo sono esaurite, e altri personaggi entrano in scena” (Italo Calvino)Ecco, per me la fotografia è questo. Sì al ricordo, al documentario, all’istante di una vita congelato. Ma ciò che più mi affascina è scoprire relazioni, intenzioni che solo uno scatto fulmineo può cogliere. Che poi siano davvero quello che lasciano immaginare, questo bisognerebbe chiederlo alle persone dietro quei volti. Sono queste mille possibilità che mi ipnotizzano, e che ora so di poter trovare anche in piccole realtà che prima sfuggivano al mio sguardo.Grazie per questa opportunità.
Giulia Castellano
Gabriele de Bonfils
Aaron indica la macchina fotografica, si mette in posa e aspetta lo scatto, poi si avvicina all’obiettivo, vuole vedere come è venuto. “Allo Allo!” ride felice puntando il ditino verso il suo volto riflesso nel display. Il corso di Stefano mi ha dato questo, un nuovo modo di entrare in relazione con le persone, un altro linguaggio per raccontare la realtà, una squadra di fotografi appassionati di intercultura che ha deciso di entrare a far parte del progetto di Piuculture. E la possibilità di regalare una foto ad un bambino.
Sandra Fratticci
Sono stati due mesi di fotografie, troppo pochi, per apprezzare valori umani oltre le nostre prospettive quotidiane.Ho imparato che se riempi il tuo bagaglio con tanta, troppa tecnica, l’ISO, la quantità di apertura del diaframma o il tempo di esposizione non ti porta totalmente ad assaporare l’intensità del soggetto che stai per immortalare.Come gli automatismi delle fotografie leggono il colore della luce, in questo corso siamo stati i cacciatori della luce esplorando persone, ambienti nuovi, ma soprattutto culture e cercando di enfatizzare la moltitudine di colori che ogni giorno regala Roma. Dalla Festa dei Popoli alla festa dell’Indonesia, dalla grande Moschea per il Ramadan alla festa dell’indipendenza delle Filippine, viene spontaneo immergersi, viverci e la macchina fotografica non è più l’unico strumento che si ha, perchè da quel momento capisci che sei dentro ad una grande composizione ed hai il compito di accoglierla, catturarla e custodirla”.
Louie Ann Malazan
Ho imparato ad essere viaggiatore e a non sentirmi straniero in nessun luogo” è la frase che è diventata il motto della mia vita… E voglio dedicarla a te, perché in te, nel lavoro che fai, quando ne parli, vedo la stessa passione che ho io. E i nostri lavori sono senza dubbio passioni ma anche missioni… Dove aprire il cuore agli altri è sicuramente il primo passo da fare.Quando non ero sicura di poter essere all’altezza di insegnare agli stranieri la lingua italiana, così complessa e frastagliata, la mia insegnante mi ha detto: “la tecnica si può sempre imparare, ma la passione no, e tu ne hai” … Ecco tu, non sei solo un bravo fotografo, non sai semplicemente comporre belle immagini, sai far di più, sai far trapelare i tuoi sentimenti e la tua passione.Tu, Stefano apri sempre il cuore agli altri e la passione e l’allegria che metti in tutto ciò che fai è una marcia in più per tutti. Hai sfiorato il mio cuore e hai saputo emozionarmi, come solo le anime speciali sanno fare e tu sei una di quelle. Con enorme affetto e stima ti ringrazio regalandoti questa foto che credo rispecchi molto più di tante parole per noi due, legati anche da questo…
Marzia Marino
Volti nuovi, storie sconosciute, viaggio inaspettato. Un corso che va oltre la fotografia regalando emozioni e colori nuovi che aprono il cuore e la mente.Grazie
Giuseppe Marsoner
Una domenica di metà maggio…sole a picco…gambe e mani che tremano, non per il caldo ma per l’emozione…la piazza brulica di gente e di colori…tiro fuori dalla borsa la mia nuova reflex…sono persa, non so dove guardare…respiro…e scatto…è iniziato così il mio bagno di mondo, con una foto come questa. Partecipare al corso Fotografare l’intercultura è stata la miglior scelta che potessi fare…conoscere il mondo e la sua umanità per esprimerlo attraverso la macchina fotografica è diventato, lezione dopo lezione, conoscere me stessa…educare gli occhi a cercare le somiglianze che ci rendono comprensibili gli uni agli altri per poi esaltarle nelle differenze…cercare la luce che è in ognuno di noi…tutto questo non sarebbe stato possibile senza il giornale Piuculture e la guida, la passione e la dolcezza di Stefano Romano, una persona che incontri solo se sei fortunato…e come gli dico sempre :”il corso sei tu, sei la sua anima”.Grazie per questa opportunità inestimabile.
Ilaria Moretti
Caro maestro,le sono veramente riconoscente per questi due mesi di lezione, di fotografie, esperienze vissute nell’ambito della sua carriera, personaggi, libri, la conoscenza di nuovi paesi mai visti così da vicino come il Festival d’Oriente.Mi auguro che grazie ai suoi insegnamenti possa trovare nel modo migliore la strada nel mondo fotografico, la mia passione…Grazie di cuore.
Karina Norabuena Clark
Finalmente ho trovato un ambiente dove si parla di un genere di diversi, gli immigrati, partendo dal loro punto di vista, senza il velo dell’ignoranza, dell’ipocrisia o del pregiudizio. Trovo questo punto di vista prezioso ed applicarlo alla fotografia costituisce un’altra preziosa tappa al mio percorso formativo in questo campo. Grazie a Piuculture ed alla sua instancabile redazione e grazie a Stefano, alla sua esperienza, alla sua sensibilità, alla sua sana pazzia e grazie alle piacevoli persone che ho trovato e di cui ho bisogno.Al mio piccolo punto di vista vorrei aggiungere una frase di un fotografo che rispetto molto, trattato tra l’altro durante le lezioni, Tano D’Amico, che mi ha fatto riflettere sul rapporto tra rappresentazione ed identità: “l’immagine vera è quella che, come Dio, ricrea gli uomini, li fa pensare, può farli rinascere ancora”.
Marcello Valeri
Trovate altre foto dei partecipanti al corso qui: