Report SAMIFO 2015: un paziente su tre ha subito violenze

Diritto alla salute, disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari, ma anche dati precisi che indicano la condizione di salute dei migranti nella Capitale. Queste le tematiche discusse durante la presentazione del Report 2015 del Centro SAMIFO – Salute migranti forzati che si è svolto venerdì 26 giugno 2015 presso la sala Convegni della ASL Roma A.

„La tortura è molto presente tra noi, nella nostra città,“ apre l’incontro, organizzato in occasione della giornata mondiale per le vittime di tortura, Berardino Guarino, il direttore Programma dell’Associazione Centro Astalli. Le sue parole sono confermate anche dalle statistiche: una persona su tre passata dai servizi del SAMIFO ha subito delle violenze, compresa la tortura.

Accessi al SAMIFO nel 2014. fonte: Centro Astalli
Accessi al SAMIFO nel 2014. fonte: Centro Astalli

SAMIFO nasce nel 2006 dalla collaborazione tra l’Azienda USL Roma A e l’Associazione Centro Astalli con lo scopo di tutelare e promuovere la salute dei migranti forzati. „Il centro è strategicamente situato in via Luzzatti, nel primo distretto con la più alta concentrazione dei residenti tra i richiedenti asilo,“ ricorda il coordinatore del SAMIFO lo psichiatra Giancarlo Santone. Dalla sua nascita fino al dicembre 2014 erano oltre 9 mila i richiedenti e titolari di protezione internazionale assistiti con circa 38 mila di visite di medicina generale e 25 mila di visite specialistiche, come quelle psicologiche, ginecologiche, o infettive. Nel 2014 delle 20 mila visite totali erano più di 500 quelle che riguardavano la categoria dei vulnerabili, di cui quasi la metà – il 48 % – erano le donne. Nel report, inoltre, viene riportato che „la quasi totalità -circa il 90 %- delle donne che accedono al consultorio del SAMIFO e all’ambulatorio di psichiatria o psicologia sono state vittime di violenza di genere e tortura.”

E per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari? „Permangono disuguaglianze,“ ha affermato Daniela di Capua, direttrice del Servizio Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), secondo la quale esiste un accesso diversificato ai servizi sanitari e sociali che varia in base alle tipologie dei centri di accoglienza – CAS, CARA, o centri SPRAR. Per non parlare, poi, di tanti richiedenti e titolari di protezione internazionale che da anni vivono nelle strutture occupate in condizioni igieniche e sociali precarie, e solo difficilmente accedono ai servizi sanitari.
Il diritto alla salute è un diritto della persona senza eccezione, concordano i partecipanti, l’integrazione socio-sanitaria, però, resta particolarmente problematica.

Petra Barteková
(1 luglio 2015)

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