Reato di clandestinità: la decisione del governo e 5 motivi per abrogarlo

Foto di GIuseppe Marsoner
Foto di GIuseppe Marsoner

Il reato di clandestinità, con l’entrata in vigore della legge numero 94 del 2009, ha sempre messo d’accordo una parte della destra e della sinistra per la sua inutilità.  E infatti il 2 aprile 2014 il parlamento ha approvato una legge delega per la depenalizzazione di alcuni reati, e anche di questo. Il termine è ormai scaduto da diversi mesi. Ma il governo ha deciso di rimandare ancora l’abrogazione “per non dare ai cittadini la percezione di una minore sicurezza”, come ha dichiarato il presidente del consiglio Matteo Renzi.

Cosa prevede il reato di clandestinità. Lo straniero che fa ingresso o si trattiene nel territorio dello stato italiano senza la documentazione necessaria è punito con una multa dai 5.000 a 10.000 euro. Non sono considerati stranieri tutti coloro che provengono da altri paesi dell’Unione Europea. Chi commette questo reato deve pagare una multa, e non può essere arrestato, viene denunciato a piede libero e durante le fasi del processo può circolare liberamente. Il giudice può decidere di sostituire il pagamento della multa con l’espulsione. Così si legge nel Testo Unico sull’Immigrazione, approvato dal governo Maroni-Berlusconi all’interno del pacchetto sicurezza.

Nonostante ritorni ancora oggi la relazione tra il reato di clandestinità e la sicurezza, in realtà non c’è alcun nesso. Diversi esperti in materia lo hanno giudicato inutile e dannoso, tra questi l’avvocato Guido Savio dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione che ha definito l’abrogazione “un atto necessario e di onestà” facendone un’analisi semplice ma dettagliata.

Al di là dei pareri esperti, anche ai profani saltano all’occhio 5 motivi validi per cui sarebbe giusto abrogare questo reato:

  1. È desueto. Nelle grandi città, dove i tribunali fanno fronte a un numero infinito di pratiche, i giudici hanno smesso di processare per clandestinità.
  2. Non serve a diminuire gli ingressi. I dati dell’agenzia Frontex sugli ingressi illegali che interessano le rotte italiane sono in costante aumento dal 2009. È impensabile che una persona decisa ad affrontare il deserto e il mare rinunci a partire per non commettere questo crimine.
  3. Lo stato non ha incassato nulla, ma ha speso per coprire i costi giuridici. È assurdo pensare che uno straniero irregolare possa pagare una multa così salata se non può nemmeno avere un conto corrente e possedere dei beni non essendo cittadino regolare.
  4. Non favorisce le indagini sui trafficanti. Chi commette reato è un imputato, quindi non un testimone, e come tale può avvalersi della facoltà di non rispondere quando è interrogato.
  5. Esiste un precedente di assoluzione per il reato di clandestinità. Con la sentenza numero 214 del 22 febbraio 2011 il giudice di pace di Torino ha stabilito che la persona sotto processo si trovava ancora nel periodo di tempo utile per partire volontariamente. Ha negato, in questo modo, che la sua presenza in Italia contrastasse con la legge e potesse essere considerata un reato.

Rosy D’Elia

(20 gennaio 2016)

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