Accoglienza dei migranti, costi e benefici: i numeri

l'accoglienza dei migranti in Italia. costi e benefici

Fedeli ad un giornalismo di approfondimento, che scardini stereotipi e luoghi comuni, presentiamo un nuovo capitolo sulla rappresentazione nei media dell’immigrazione. Stavolta, la rassegna di pregiudizi e di convinzioni comuni sbagliate, frutto di inesattezze e superficialità, tocca il sistema di accoglienza e gestione degli immigrati arrivati o transitati in Italia negli ultimi anni. In particolare, l’impatto di tale sistema è qui valutato secondo un’analisi costi-benefici, diretti ed indiretti, con riferimento alle cifre aggiornate fornite dal Ministero dell’Interno lo scorso ottobre 2015, con la pubblicazione del Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia. Aspetti, procedure, problemi.

Le radici dell’odierna governance dell’accoglienza risalgono ad un accordo tra Ministero dell’Interno, Prefetture e Comuni, raggiunto nel luglio 2014, quando le attività di salvataggio condotte sotto l’operazione Mare Nostrum erano in pieno svolgimento. In seguito all’entrata in vigore del Piano Operativo Nazionale, il sistema di accoglienza in Italia ha acquisito una configurazione specifica, articolandosi in differenti tipologie di strutture, con modelli organizzativi, voci di spesa e tempi di permanenza degli ospiti diversificati.
A fronte dello straordinario afflusso di migranti e del susseguirsi di interventi umanitari e militari nell’ambito di Mare Nostrum, il governo italiano si è posto quale duplice imperativo:
a) il superamento di una logica emergenziale;
b) la creazione di un unico sistema stabile di accoglienza, sfociata nell’attivazione della rete SPRAR – Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.
Dopo le fasi di soccorso e di prima assistenza, questa rete strutturata di enti locali gestisce il trasferimento e la permanenza di richiedenti o titolari di protezione internazionale, e di minori non accompagnati. Si occupa della promozione di progetti territoriali e di forme di accoglienza, accedendo al fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo.

Secondo le ultime cifre di ottobre 2015, all’interno delle 3090 strutture in Italia sono ospitati poco più di 99 mila migranti, numero che comprende anche quanti sono presenti nei CIE – Centri di identificazione ed espulsione.
Il 72% delle persone, pari a 70 mila unità circa, trova sistemazione in strutture ricettive temporanee, i CAS – Centri di accoglienza straordinaria, dove si tengono le fasi di prima assistenza e di primissima accoglienza; le sedi di questo tipo di Sicilia e Lombardia registrano il più elevato numero di presenze, accogliendo il 13% del totale dei richiedenti.
Nel 21% dei casi, i migranti giunti nel paese sono inseriti nel modello SPRAR: sono quasi 22 mila, dunque, le persone coinvolte in uno dei 432 progetti avviati in 93 province in 19 regioni (la Valle d’Aosta resta esclusa dalla lista).
La restante quota del 7% di neo arrivati è ospitata in altre 13 strutture, che si distinguono nei CDA – Centri di prima accoglienza, e nei CARA – Centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. Nei primi, gli stranieri sono trattenuti per il tempo necessario alla loro identificazione ed alla verifica della loro regolare presenza in territorio italiano; nei secondi, si procede con l’identificazione e con lo svolgimento delle pratiche relative alla protezione internazionale.

Nel quadro di un’analisi sul volume di spesa complessiva dell’accoglienza, il rapporto del Ministero rileva la cifra di 139 milioni di euro per i costi di gestione delle strutture governative sostenuti nel 2014, comprensiva dei costi di gestione delle strutture anche non di proprietà demaniale; alle strutture temporanee, nello stesso anno, sono stati destinati 277 milioni. Se a queste due voci principali si sommano le spese di trasporto dei migranti verso i centri, i contributi erogati ai comuni per l’accoglienza dei minori, le spese per utenze ed interventi straordinari al di fuori dei centri, fino ad un ulteriore ammontare di circa 20 milioni, si contano in totale 436 milioni di finanziamento complessivo a favore dei migranti accolti nelle strutture non SPRAR, spese funzionali incluse.

Il costo medio giornaliero a migrante, tenendo conto dell’eccezionalità degli sbarchi del 2014, si è aggirato sui 30-35 euro: cifra che si differenzia da quella stanziata per i minori accolti dai comuni, stimata sui 46 euro. Dal confronto con i costi derivanti dall’ondata migratoria del 2011, balza all’occhio la netta riduzione di spesa media pro capite: all’epoca dell’emergenza nord Africa, le cifre raggiungevano i 46 euro per gli adulti, ed i 75 euro per i minori. Conti alla mano, si rendono auspicabili degli interrogativi circa il confine che si pone tra le accezioni di ordinarietà e di emergenzialità dell’accoglienza: un confine piuttosto labile, sembrerebbe intendere quest’analisi.

migranti nel CARA di MineoGuardando alla spesa totale per l’inserimento di migranti nei progetti comunali SPRAR e la gestione della rete di strutture locali, nel 2014 l’Italia ha erogato 146 milioni di euro. In particolare, dal rapporto del governo emerge che il 38% di tale cifra serve alla copertura dei costi del personale. Se si considera che il costo giornaliero pro-capite risulta oscillante tra 33,7 e 34,7 euro, sulla base anche del numero di progetti interessati e del grado di vulnerabilità di alcuni soggetti, quali minori non accompagnati e persone con disagio mentale, sui circa 35 euro a testa spesi, oltre un terzo è destinato alle retribuzioni di operatori e professionisti. In ordine di volume di spesa, segue nell’elenco la voce relativa ai costi generali per l’assistenza, all’interno della quale sono annoverati:
• vitto ed alloggio;
• abbigliamento e simili,
• in aggiunta, il cosiddetto pocket money, contributo in denaro per le piccole spese personali di ciascun migrante ospite, non contemplate nel progetto di accoglienza della singola struttura.

Merita altresì segnalazione la sezione dell’analisi riguardante l’indotto in termini di professionalità attivate, consulenze ed altri servizi, con uno sguardo sulla quota di spesa pubblica volta a finanziare progetti di integrazione per i migranti. Stando alle elaborazioni dell’ANCI sui costi del sistema SPRAR previsti nel bando 2014/2016, la percentuale di risorse si attesta sul 27% circa del totale: nello specifico, il 15% della quota è riservato al personale impiegato nei progetti, il 7% agli strumenti diretti per l’integrazione, ed il 5% risulta speso in servizi, come l’inserimento scolastico o l’alfabetizzazione.

Un ultimo campo di indagine che vale la pena sottolineare si riferisce all’impatto fiscale dell’immigrazione per l’anno 2012, oggetto del dossier statistico immigrazione 2014 della Fondazione Leone Moressa. Dal raffronto tra le entrate pubbliche legate alle presenza di stranieri in Italia, pari a 16,5 miliardi di gettito fiscale e contributivo versato, e la spesa pubblica sostenuta per l’utenza straniera, che tocca i 12,6 miliardi, si riscontra un saldo attivo di quasi 4 miliardi di euro. Ed ancora, nella voce di spesa ‘Ministero dell’interno’, inclusa negli oltre 12 miliardi citati, figurano anche i costi per integrazione, accoglienza, contrasto all’immigrazione irregolare: il loro ammontare ad un miliardo di euro copre il 7,9% della spesa per l’immigrazione.
Infine, a dispetto di quanti obiettino e condannino come eccessivi i finanziamenti pubblici riservati alla realtà migratoria, chissà se evidenziare il dato percentuale sul totale della spesa pubblica nazionale potrà indurre a qualche ripensamento: i 12,6 miliardi di euro corrispondono esattamente all’1,58% sui circa 800 miliardi di euro complessivi.

Clara Agostini
(16 febbraio 2016)

LEGGI ANCHE:
Presentato il rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati.
Accoglienza a Roma: condizioni critiche per operatori e migranti.
Forse domani: l’Italia tra soccorsi e accoglienza incerta.
Accoglienza profughi: anche chiesa e famiglie si attivano nel Municipio II.