Schengen, la chiusura delle frontiere e l’Europa: il punto di vista dei migranti

Foto di Adamo Banelli
Foto di Adamo Banelli

Oltrepassare una frontiera per un migrante significa fare un passo avanti verso la realizzazione di un sogno. C’è sempre un sogno dietro il viaggio, se non è quello di scappare è quello di raggiungere le famiglie che sono al nord”. Così Adam Amr, giornalista e mediatore culturale in Italia dall’Eritrea, descrive la sensazione che si prova quando si attraversa un confine.

“La vita può cominciare nel momento in cui si arriva nel punto desiderato, questo è il pensiero che accompagna il viaggio”. Ma le mete del nord, le più ambite dai migranti, diventano ogni giorno anche le più lontane.

Ben sei stati della UE hanno chiesto di sospendere contemporaneamente gli accordi di Schengen che permettono la libera circolazione delle persone all’interno di 26 paesi europei. Dopo il vertice del 25 gennaio scorso ad Amsterdam, gli stati membri discutono sulla possibilità  di sospendere il Trattato, e quindi di introdurre i controlli alle frontiere, per un periodo fino a due anni, una misura prevista in casi eccezionali dall’articolo 26 del codice Schengen.

“L’unità non esiste più. La parte umana dell’Europa non c’è più”, commenta Adam. “Secondo me perché i paesi non era pronti a questo numero di persone, e ogni stato vuole controllare le sue frontiere. Mi fa paura anche il fatto che la voce della destra si faccia sempre più forte. Ho una visione pessimistica dell’Europa di domani”.

Eppure per i migranti questa è la terra dei diritti. Lo è stata anche per Adam, che è scappato dall’Eritrea quando ha capito che non poteva essere un giornalista libero e dal Sudan quando lo hanno accusato di essere una spia eritrea. E ha attraversato la terra e il mare come tutti gli altri, poco alla volta.

A livello umano la chiusura di una frontiera ti tocca perché per un migrante è un vero e proprio shock, ma a livello di sicurezza alcune misure le capisco: io stesso, come i cittadini europei, ho paura che qualche terrorista possa infiltrarsi tra i migranti. Ma accumulare le persone chiudendole con un muro o mettendole nei campi non è una soluzione”, dice Adam.

“Le misure attuali sono fallimentari. Parlo soprattutto per quanto riguarda la gestione delle persone che arrivano dalla Siria, dove è in atto una guerra, e dall’Eritrea, dove c’è una dittatura”.

Dall’Italia dovrebbero essere ricollocate 40.000 persone ma solo duecento sono state accolte dall’Europa del nord. “Come mediatore stavo seguendo personalmente la procedura ma non c’è traccia di proseguimento. I migranti ci stavano sperando ma gli altri paesi non li vogliono più accogliere”.

In questo risiko di soluzioni mancate, c’è una certezza a cui l’Europa deve rassegnarsi: “Il flusso non puoi fermarlo, puoi fare tutti i controlli che vuoi”.

Chi parte da lontano arriva in Europa ostinato e deciso a raggiungere la meta: “Spesso i migranti non sanno che alcuni stati europei hanno chiuso le frontiere, e non si fidano di quello che gli viene detto. Qualcuno di recente è arrivato fino a Bolzano e poi è tornato qui a Roma: queste persone rimangono incastrate, ma provano altre strade, ritornano, riprovano. Sicuramente con queste misure crescerà il numero di trafficanti”, spiega Adam.

E conclude: “Si parte per trovare il proprio punto zero. In Europa prima lo trovavi ovunque. Ora non è più così. Ma la chiusura dei confini non significa smettere di cercarlo, significa rischiare ancora e di più”.

Rosy D’Elia

(4 febbraio 2016)

Accordo di Schengen: come nasce, cosa prevede e quali paesi coinvolge

Il lungo processo di integrazione europea ha radicalmente mutato i confini interni ed esterni, ridefinendone non solo i concetti stessi, ma anche la percezione che i cittadini hanno dello spazio in cui abitano. L’accordo di Schengen ne rappresenta l’esempio più evidente: firmato nel 1985 nella cittadina lussemburghese di Schengen, l’accordo ha introdotto la libera circolazione delle persone senza il bisogno di essere sottoposte a controlli. Inizialmente i Paesi aderenti erano tre: Benelux, Germania Ovest e Francia. Nel 1990 la Convenzione di Schengen ha come obiettivo la concreta attuazione dell’accordo, non solo per i firmatati iniziali, ma anche per i nuovi Paesi aderenti: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Danimarca, Svezia e Finlandia.Ad oggi ne fanno parte 26 Paesi, di cui 22 appartenenti all’Unione Europea e 4 non appartenenti (Islanda, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein). Non hanno aderito Islanda e Regno Unito.La possibilità di reintrodurre i controlli alle frontiere è garantita dall’accordo stesso, qualora sussista una minaccia per la sicurezza.Le recenti ondate migratorie e gli attentati di Parigi hanno visto sei Paesi ristabilire dei controlli temporanei: Germania, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Danimarca e Francia.

(Elisa Carrara)

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