Seminario ‘Immigrazione e asilo, le sfide del mediterraneo’“In questo clima di paura, davanti ai morti di Parigi e a quelli che li hanno preceduti negli ultimi attentati, noi oggi potremmo rischiare di associare il terrorismo all’immigrazione. Sarebbe la trappola più grande a livello culturale e se ci cascassimo faremmo il gioco del terrorismo”. E’ con queste parole chiare e dirette che Padre Francesco Occhetta, giornalista di Civiltà Cattolica, ha aperto il seminario ‘Immigrazione e asilo, le sfide del mediterraneo’ che si è svolto sabato 14 novembre a Roma in occasione del XXXV anniversario della nascita del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati.Un incontro con il quale si cerca di riflettere e far chiarezza sull’emergenza migranti in Italia e in Europa, a poche ore degli attentati di Parigi. Il fenomeno dell’immigrazione però va inquadrato in una cornice di dati quantitativi e qualitativi.A presentarli è Sandra Sarti, prefetto e coordinatore dell’Ufficio relazioni e Affari Internazionali del Ministero dell’Interno. “Purtroppo oggi il terrorismo ha infangato il fenomeno migratorio. L’immigrazione è un tema legato alla gente che cerca un rifugio, che scappa dalla paura di situazioni insostenibili. Il terrorismo cerca solo la morte”, spiega con tono preoccupato Sarti.Secondo i dati aggiornati a Novembre 2015, dal 2013 gli sbarchi in Italia sono aumentati. “Nel 2014 ce ne sono stati 170.000 invece, nel 2015, fino a novembre si è raggiunta la soglia dei 142.000”, spiega sempre Sandra Sarti. E’ importante sottolineare che le rotte si sono spostate e a quelle di mare si sono aggiunte quelle via terra. “Il Mediterraneo oggi lascia passare il 30% delle migrazioni irregolari e non più il 70-80% come era prima di quest’estate. Sono numeri grandi che spaventano perché si tratta di vite umane”, conclude il prefetto.Tavola rotonda ‘Immigrazione e asilo, le sfide del mediterraneo’ . Da sinistra a destra: padre Camillo Ripamonti, Giovanni Maria Flick, Sandra Sarti e padre Francesco Occhetta.Vite umane che scappano da situazioni di guerra o persecuzione, che rischiano ogni giorno affidando la loro vita ai trafficanti e, come ha sottolineato padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, “non possiamo più permettercelo né come paese né come Europa. Dobbiamo impegnarci a creare delle vie sicure per fare arrivare nel nostro continente queste persone sane e salve. L’Italia non è più la principale via di accesso all‘Europa, e finora la risposta delle varie nazioni è stata scomposta: alcuni paesi hanno edificato muri o steso filo spinato per la difesa delle frontiere.” Per Ripamonti, l’unica via percorribile è quella dell’accoglienza e dell’integrazione, “soltanto così si sconfigge la violenza dell’uomo contro l’uomo. La nostra Europa dovrebbe cambiare un po’ questa visione e non giocare in difesa ma in attacco con dialogo, accoglienza e prospettive per il futuro.”A chiudere l’incontro è il giurista Giovanni Maria Flick: “le migrazioni non andrebbero più viste come fattore di crisi, ma come opportunità di crescita per la nostra Europa in profonda crisi demografica. Infatti, gli attentati di Parigi rischiano di diventare il pretesto per alzare muri e chiudersi all’interno dei propri confini geografici. Ma questo servirebbe solo ad alimentare la fabbrica della paura”. E conclude, “salvare, accogliere e integrare è una sequenza che non possiamo spostare”.
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