“Semi di pace” – progetto promosso dalla rivista Confronti per dare voce a israeliani e palestinesi impegnati nell’educazione alla pace e al dialogo – è giunto alla XVIII edizione. La conferenza stampa di presentazione del programma e della delegazione si è tenuta il 23 febbraio presso la Sala Stampa estera di Roma.
In apertura il direttore di Confronti Claudio Paravati ha espresso grande “orgoglio ma anche dispiacere” per il reiterarsi dell’iniziativa poiché, se questa ha ancora motivo d’essere, significa che “i semi di pace devono ancora germogliare”. Dello stesso avviso l’ex direttore del giornale Gian Mario Gillio, presente all’evento in qualità di portavoce della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, FCEI, che aggiunge “sarebbe gradevole poter chiudere il progetto perché si è raggiunta finalmente la pace”.
La peculiarità di “Semi di pace” sta nella sua formula: le associazioni che vi prendono parte sono state fondate e vengono portate avanti da israeliani e palestinesi insieme e gli incontri cui partecipano sono tenuti da coppie di testimoni, gli operatori di pace che lavorano attivamente sul territorio, composte sempre da un esponente di entrambi gli schieramenti.
L’iniziativa offre la preziosa opportunità di ascoltare le voci dirette delle parti in causa del conflitto senza prese di posizione e senza banalizzare o ridurre, come spesso accade, una questione così complessa e delicata in una sorta di “tifoseria”, continua Gillio, ma dando spazio all’ascolto e al riconoscimento dell’altro, fenomeno questo limitato nel contesto mediatico italiano che ultimamente ha “oscurato” una questione lacerante e protratta nel tempo come quella del conflitto israelo-palestinese.
Fra le associazioni intervenute c’è “Parents’ Circle Families Forum”, un’organizzazione pacifista composta esclusivamente da famiglie israeliane e palestinesi accomunate da un vissuto luttuoso dovuto al conflitto. La portavoce israeliana è Tova Buksbaum, israeliana nata in Romania da genitori sopravvissuti alla Shoah, che racconta quello che ad oggi suona come un amaro paradosso “i miei genitori ci portarono in Israele convinti che fosse un posto più sicuro dove crescerci”. In Israele Tova perse il fratello, ucciso mentre prestava sevizio militare, e il cugino, una delle undici vittime del massacro dei giochi olimpici di Monaco.
Ciò che emerge dalle testimonianze è la volontà di entrambe le parti di assumersi le proprie responsabilità rispetto alla storia e al presente costruire insieme un futuro di pace. A questo scopo i testimoni delle associazioni chiedono all’Europa e alla comunità internazionale di istruire le giovani generazioni occidentali riguardo al conflitto israelo-palestinese e alla questione mediorientale attraverso l’ascolto del maggior numero di voci possibili per avere una visione più ampia, imparziale e libera da pregiudizi e stereotipi; questo per renderle consapevoli della realtà e della società che le circonda e formare così individui consapevoli e cittadini del mondo.
Francesca Bufacchi
(1 marzo 2016)
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