Erri De Luca: “Solo andata” nel continente mediterraneo

Fonte: www.canzonieregrecanicosalentino.net
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“Siamo gli innumerevoli, raddoppio a ogni casa di scacchiera lastrichiamo di scheletri il vostro mare per camminarci sopra”. Sulle note del Canzoniere Grecanico Salentino, prendono un ritmo sempre più incalzante i versi che Erri De Luca ha scritto per il poema Solo Andata.

Mercoledì 9 marzo nella sala Sinopoli dell’Auditorium il gruppo di musica popolare porterà le note e lo scrittore le parole. “Sono un ospite della loro musica”, dice Erri De Luca. “La collaborazione nasce proprio da Solo Andata, loro hanno preso una pagina di quel mio racconto per versi sulle migrazioni e l’hanno musicata. Poi a questo si è aggiunto un cortometraggio, con lo stesso titolo, che ha girato Alessandro Gassman sulle coste pugliesi”.

Erri De Luca e il Canzoniere Grecanico Salentino racconteranno suoni, tradizioni e miti della cultura del Mediterraneo, che crea un unico continente tra l’Europa e l‘Africa. Per l’autore apparteniamo tutti al popolo del Mare Nostrum, teatro di tragedia, terreno di scontro per una politica “ovvia, banale e sempre in ritardo sull’ordine del giorno”, ma soprattutto tratto di unione e non di distinzione.

“Il Mediterraneo non può essere isolato, è la nostra linea di comunicazione da millenni. Rialzare barriere non è servito a nulla in questi anni, tranne che a rendere più redditizio il traffico di corpi umani. Oggi il corpo di chi fugge dalle guerre è la merce più redditizia da trasportare clandestinamente, è più redditizio della droga, quindi queste barriere non sono servite ad altro che a migliorare gli incassi dei trafficanti”.

Non possono esistere confini nel Mediterraneo dello scrittore, che definisce Dublino “un trattato balordo, firmato da qualcuno dei nostri governanti, che costringeva e costringe le nazioni del bordo ad identificare e trattenere chi arriva”. E aggiunge: “questo trattato di Dublino era una stupidaggine micidiale e in questo momento è giusto che venga ridiscusso”.

Da una sponda diversa del nostro stesso mare non può che venire una corrente positiva: “Chi arriva rinnova e rimpiazza le energie assenti”, precisa.

È abbastanza insensata la distinzione tra migranti, rifugiati, profughi. Anche perché quelli che ci interessano di più, dal punto di vista strettamente economico, sono quelli che vogliono venire a lavorare qui. Quelli che vogliono scappare da noi non vedono l’ora di tornare a casa loro, non mettono economia, forza lavoro. I profughi sono come oggetti smarriti che vengono tenuti in un deposito, quando gli va bene. Quelli che hanno migliorato la nostra economia sono proprio i migranti che sono venuti a lavorare da noi e che oggi pagano le nostre pensioni”.

E chiarisce: “I flussi migratori non possono essere fermati, e comunque non sono invasioni e non sono inondazioni. Sono flussi e non invadono, irrorano”. Il tono è perentorio, come a volerlo dire una volta per tutte a chi commette sempre gli stessi errori di valutazione.

Ma alla durezza delle parole rivolte alla politica, si contrappone la fiducia nelle persone semplici: “credo che gli italiani siano ancora brava gente, come si diceva una volta”.

“Le nostre ragioni di vivere ci fanno dimenticare che siamo stati migranti fino alla generazione precedente. La storia funziona a forza di stratificazioni, di dimenticanze. Dimenticare fa parte della natura prodigiosa della vita, uno riesce a dimenticare lutti, tragedie. Magari ritorna con la mente, tanti anni dopo. È normale che si faccia finta di non ricordare o che non si ricordi davvero, ma poi il volto della persona che hai di fronte ti riporta alla tua storia”.

Quando ci ritroviamo fianco a fianco, liberi da schemi politici o sociali, nessuno può ignorare le ragioni dell’altro. “La fraternità è un sentimento che si sprigiona a contatto, se uno vede qualcosa alla televisione può rimanere indifferente, si svolge appunto a distanza. Ma quando si trova davanti a sé il prossimo che sta inciampando o che è in difficoltà, la fraternità è un sentimento che abbiamo tutti e si sprigiona senza nessuna premeditazione”.

Nonostante tutto, il Mediterraneo di Erri De Luca è una mare di speranze e punti fermi. Uno di questi è l’accoglienza, “un’usanza inestirpabile. I governi che hanno voluto dimostrare il contrario non sono riusciti ad estirpare questo sentimento, e questa tradizione, dalla nostra vita privata”, afferma lo scrittore.

Una prova tangibile è la prima porzione di terra italiana per chi arriva da Sud: “Credo che l’esempio più solenne sia quello offerto dagli abitanti di Lampedusa, che anche nelle peggiori condizioni dei respingimenti, dei divieti di salvare gente in mare pena il sequestro della barca, nelle peggiori condizioni di oppressione, sono riusciti a fare esattamente il contrario. Quell’isola mi ha dimostrato che l’usanza di accogliere è quello che tiene insieme gli appartenenti a questo continente mediterraneo”.

Rosy D’Elia

(2 marzo 2016)

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