Nave Aquarius: effettuato il primo intervento di soccorso in mare ai migranti

Aquarius, la nave impegnata in un progetto dell’associazione Sos Mediterranée, impegnata in attività di soccorso e assistenza ai migranti

Sono trascorse tre settimane da quando, il 28 febbraio, la nave Aquarius è salpata alla volta del Canale di Sicilia, dando il via ad un’attività di soccorso in mare e di assistenza ai migranti in difficoltà, che dall’Africa tentano la traversata nel Mediterraneo. Da allora, venti giorni di navigazione che hanno mobilitato l’impegno dei tecnici e l’attivismo dei cittadini dell’equipaggio di questa guardapesca di 77 metri, allestita da Sos Mediterranée, un’associazione umanitaria nata in Germania ed attiva anche in Francia ed in Italia.

Il primo effettivo banco di prova è datato 7 marzo, giorno in cui è stato compiuto un intervento di salvataggio per decine di migranti a largo delle coste libiche. A darne conto è Valeria Calandra – presidente di Sos Méditerranée Italia, che spiega le modalità di operazione della nave Aquarius: “la nostra associazione collabora con la Guardia Costiera, interfaccia istituzionale per la quale rappresentiamo una struttura d’appoggio. Attraverso il nostro personale di bordo, forniamo competenze professionali marittime, umanitarie, giuridiche e mediche”. Oltre all’equipe di medici ed infermieri di Médecin du Monde, la nave vede impegnati due mediatori culturali. Il consolidato bagaglio di conoscenze e di esperienze simili pregresse da parte del personale costituisce un valore aggiunto al progetto, rivolto anche verso un fondamentale obiettivo di supporto psicologico ai migranti assistiti. “Il disagio psicologico per queste persone è più debilitante di quello fisico. Talvolta si rivelano incuranti della fatica o di problemi dovuti a tagli e ferite, o ad uno stato di gravidanza. Bastano il tremore del corpo e i loro sguardi impauriti a farci capire come molti siano stati costretti a partire, nonostante le sfavorevoli condizioni di navigazione. Lo scafista non si preoccupa di perdere il viaggio: li considera pacchi postali”.

La settimana scorsa si è offerto soccorso a settantaquattro persone. Tredici le donne assistite, di cui tre incinte; tra gli uomini salvati, alcuni erano molto giovani. Provenivano da paesi dell’Africa sub sahariana quali Mali, Sierra Leone, Senegal e Nigeria. “Li abbiamo trovati tutti in discrete condizioni di salute; solo uno di loro risultava ferito. Per il resto, siamo stati impressionati dal loro comune stato di denutrizione e indigenza” racconta Calandra. “Navigavano da 6-8 ore su un grosso gommone di pessima qualità, che già aveva iniziato ad imbarcare acqua, tanto da sgonfiarsi. Per fortuna siamo riusciti ad intervenire in tempo”. Un sospiro di sollievo in questo caso è stato possibile, dunque, anche a fronte dei rischi sempre dietro l’angolo in situazioni simili: dal banale capovolgimento del gommone, al verificarsi di un ferimento, fino allo scoppio di tensioni legate alla presenza di scafisti a bordo. “Io però mi chiedo: ma quando il soccorso non arriva o quando queste persone non riescono a lanciare l’sos, che succede? ”Un atteggiamento diffuso di paura e diffidenza verso gli operatori della nave Aquarius è subito balzato all’occhio durante l’operazione di soccorso. Ma, dopo una prima fase di shock e di timori, l’atmosfera si è sciolta in un clima di convivialità. “Vuoi una parola di conforto, una coperta, qualcosa per potersi dissetare e sfamare. Non abbiamo lasciato i migranti in disparte nella nave. Sono rimasti con i membri dell’equipaggio, che hanno mangiato insieme a loro e si sono premurati di garantire il giusto riposo a quanti ne avessero necessità. Sono state accortezze simili, nel quadro di un trattamento alla pari, a ridonare un sorriso a queste persone”. Ed ecco che alcune hanno cominciato poi a parlare, spingendo i membri dell’equipaggio a cercare di estrapolare qualche parola in francese o in inglese da coloro che non si limitassero a parlare la lingua madre e i dialetti africani, per far luce su storie passate e speranze future. “Ambivano a raggiungere parenti già in Europa: probabilmente sapevano di andare verso una situazione conosciuta. A preoccuparci di più sono quelle persone che non parlano, perché non hanno nessuno e partono senza una meta”. Che fine hanno fatto poi i migranti salvati? “Purtroppo, il fatto di non avere più notizie sul conto di queste persone dopo le prime 72 ore costituisce la seconda faccia della medaglia dei nostri interventi. Subentrano le altre istituzioni di competenza, per procedere con l’identificazione e lo smistamento nelle strutture di accoglienza e permanenza loro riservate. Alcuni migranti dovrebbero trovarsi ancora a Lampedusa, il cui centro al momento presenta ancora posti disponibili. Questo non durerà ancora per molto, considerando la prevedibile crescita delle partenze durante la primavera, per le quali l’isola figura tra le mete di approdo più facilmente raggiungibili”.

Parte del personale a bordo della nave Aquarius, insieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando e al presidente di Méditerranée Italia Valeria Calandra.
Parte del personale a bordo della nave Aquarius, insieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando e al presidente di Méditerranée Italia Valeria Calandra.

La missione di Sos Méditerranée si incentra sul salvataggio delle vite umane, come sottolinea la presidente Calandra. “E’ impensabile che ci siano persone che rischiano la vita per salvarsi, fuggendo da situazioni drammatiche e disperate: dalla guerra in patria, alle persecuzioni militari; senza dimenticare la duplice causa del disagio economico nel paese di origine e l’assenza di prospettive”. Insieme all’operato dei soci impiegati a bordo della nave e dotati di competenze specifiche, l’associazione conta sul contributo ugualmente importante di quelli che si occupano dell’attività collaterale, con la promozione dell’operato di Sos Méditerranée, la pubblicizzazione di eventi ed incontri con la collettività e, non di meno, il recupero e la trasmissione delle testimonianze.

L’avvio del progetto Aquarius è stato possibile grazie ad una campagna di raccolta fondi da parte di privati. I contributi, per quanto generosi siano stati, non sono bastati a coprire le spese di acquisto della nave, ma non si spegne lo spiraglio per lo stanziamento di fondi pubblici a sostegno dell’iniziativa di Sos Méditerranée. Intanto, l’associazione prosegue le sue attività verso il primo obiettivo fissato in termini temporali. “Prevediamo di poter navigare almeno fino alla fine dell’anno, così da operare da maggio a settembre. Si tratta del periodo più caldo nel vero senso della parola, durante il quale il Mediterraneo bolle”. Dedizione e tenacia i principali imperativi in vista di questo traguardo. Come ricorda la stessa Calandra, “non siamo i soli ad intervenire in quelle acque, ma non si è mai in troppi”.

Clara Agostini(16 marzo 2016)

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