Un’azione strategica per contrastare i respingimenti

asgi1Nella conferenza stampa svoltasi nella sala della stampa estera a Roma, il 12 aprile, Amnesty International e ASGI hanno fatto il punto in merito ai respingimenti effettuati nel 2009 e 2010 dalle autorità italiane nei confronti di diversi rifugiati.

L’Italia è già stata condannata, nel febbraio 2012, dalla Corte europea dei diritti umani per questa prassi illegittima e ha dovuto risarcire alcune vittime. Ad oggi, tuttavia, persistono gli effetti di tali violazioni da qui l’esigenza di un’azione strategica di tutela finalizzata anche a garantire l’accesso protetto in Italia attraverso il rilascio di un visto umanitario.

Il caso di respingimento come causa pilota

Si tratta di un caso di respingimento in riferimento a 89 persone di cui 75 eritrei. Si è trattato di un episodio avvenuto nel 2009, cui sono seguite condizioni di vita degradanti ed un’azione legale che è tutt’ora in piedi. Il procedimento risultata tuttavia essere ancor più importante poiché l’obiettivo è ottenere il riconoscimento del diritto al risarcimento del danno subito oltre che a richiedere l’ingresso degli eritrei coinvolti, anche quelli che non sono ancora riusciti ad arrivare in Europa.

“Il progetto presentato intende costituirsi come causa pilota e quindi ottenere il risarcimento  ma anche il visto umanitario” sottolinea Cristina Laura Cecchini, avvocato dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI). Il nodo del risarcimento è fondamentale in quanto sancisce il riconoscimento della lesione dei diritti umani da parte di chi sia oggetto di respingimento.

Padre Mussie Zerai, Agenzia Habeshi, agenzia per la cooperazione e lo sviluppo, chiarisce la gravità della situazione in Eritrea “si sta di fatto ripristinando il servizio militare obbligatorio. In questo modo in Italia non arriveranno solo migranti economici ma sempre più migranti umanitari”. Ed aggiunge Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International “è da dire chiaramente, i respingimenti sono una pratica illegale”.

Il quadro generale e la proposta di Amnesty

Secondo il quadro fornito da Amnesty International al momento i paesi d’origine valutati insicuri sono: Afghanistan, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Mali, Senegal, Turchia. È un insieme parziale data la complessità internazionale, ragion per cui Amnesty avanza la richiesta di garantire a tutti i richiedenti asilo un esame individuale delle singole domande di protezione al fine di poterle vagliare caso per caso, senza attribuire preventivamente a un paese lo status di sicuro.

Piera Francesca Mastantuono

(14 aprile 2016)

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