Il 27 aprile l’Associazione 21 Luglio e l’Unar, ufficio nazionale anti-discriminazione razziali, hanno presentato il rapporto annuale: Ultimo banco, analisi dei progetti di scolarizzazione rivolti ai minori rom a Roma.
Ad aprire la conferenza è stato Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio, spiegando quanto era stato diffuso dal Miur, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca: “il ministero non ha dati certi sulla scolarizzazione e gli esiti scolastici dei minori rom e manca inoltre un’indagine sull’effettiva frequentazione della scuola. Con la ricerca Ultimo Banco abbiamo stimato che il 42% degli alunni delle elementari abbandonino lo studio. L’obiettivo del rapporto è perciò quello di fornire un materiale statistico, scaturito dai rapporti tra le comunità rom e l’istituzione scolastica”.
La mancata scolarizzazione in Italia, dei minori rom, ma anche di tanti ragazzi poveri è una realtà attuale, ed aggiunge Stasolla “per capirla bisogna porre un’attenzione al passato e ricordare che nel 1965 erano state istituite le classi speciali dedicate a soli rom, che hanno senz’altro contribuito al loro processo di ghettizzazione. Solo nel 1982 si è tornati alle classi miste ma ciò non è bastato a risolvere il problema dell’emarginazione che nel frattempo si era strutturato.”
È stata la ricercatrice del progetto e curatrice della parte statistica, Federica Floridi, a spiegare le azioni dell’Associazione 21 Luglio rivolte a favorire la scolarizzazione dei ragazzi rom, sinti e camminanti. “Siamo intervenuti su tre obiettivi: responsabilizzare i genitori nel loro diritto-dovere di istruzione per i figli, agevolare un dialogo diretto tra scuola e famiglia e raggiungere la scolarizzazione di tutti i minori. Per questo progetto sono stati coinvolti l’ufficio scolarizzazione rom di Roma, le diverse scuole, il servizio dell’Atac specifico tra i campi nomadi e gli edifici scolastici. Vi sono però delle lacune: spesso mancano le valutazioni degli studenti, molti ragazzi non vanno a scuola, ed altri non sono ammessi agli esami finali poiché non raggiungono il numero minimo di presenze scolastiche.” A tale proposito, Angela Tullio Cataldo, autrice della ricerca, ha evidenziato anche un alto tasso di dispersione scolastica tra i ragazzi rom: “in Italia il 18% di loro abbandona gli studi, si tratta di un minore su cinque, è una percentuale decisamente alta.”
Secondo la ricerca il primo fattore dell’insuccesso nell’istruzione dei ragazzi rom va attribuito all’emergenza abitativa, poi c’è la distanza tra i campi rom che sono situati fuori dalle città. Per questi motivi gli insegnanti non investono su questi ragazzi dandogli programmi semplificati. I rom si sentono così ancor più emarginati, e percepiscono le nozioni scolastiche come distanti dalla loro quotidianità e quindi non funzionali nel loro presente.
Roberto Bortone dell’Unar, ufficio nazionale antidiscriminazioni, conclude la conferenza chiarendo come “l’assistenzialismo alla lunga sia perdente nell’affrontare le problematiche sociali, è auspicabile superare i campi. Non debbono essere i bambini rom a subire il mal funzionamento dalla politica e dei progetti scolastici.” Infatti nonostante a Roma si siano investiti 27 milioni di euro per aiutare l’inserimento scolastico dei ragazzi rom, sinti e camminanti, il raggiungimento di questo obbiettivo appare ancora lontano, e i pregiudizi da superare numerosi.
Marzia Castiglione Humani
(29/aprile/2016)
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