Romancute in bucatarie: nostalgia, sapori e musiche della Romania

Rumancute in bucatarie
Romancute in bucatarie

Nel cuore del quartiere Flaminio, domenica 8 maggio, si sono concentrati tutti i suoni, gli odori, i sapori della tradizione rumena. La comunità, la più numerosa del municipio II, si è riunita domenica 8 maggio nella sala della Parrocchia San Valentino per la quarta edizione del concorso culinario Romancute in bucatarie.

Una tavola lunghissima ospita pietanze dall’antipasto al dolce, alle 13.00 in punto schierate ci sono le 13 concorrenti della gara di cucina. E il complesso di musica popolare guidato dalla voce di Rodica Chircu è pronto per intonare i canti della tradizione.“Ci riuniamo spesso, quasi tutte le domeniche, è un modo per stare insieme, in modo sano senza stare in strada”, dice Daniela, parla un italiano perfetto ed è in Italia solo da un anno. “Mi trovo bene. Le mie amiche mi hanno consigliato di venire. Il lavoro si trova per i mestieri che facciamo noi”.

Daniela, allo stesso modo di tante altre sue connazionali, lavora come badante, e nel salone della parrocchia le quote rosa sono la maggioranza. Le donne sono protagoniste anche in scena, un gruppetto indossa gli abiti tipici e accoglie gli ospiti recitando versi della tradizione, tutti portano qualcosa di buono e prima del via ufficiale cominciano gli assaggi dei piatti fuori concorso.

Con le note della musica popolare si entra nel vivo e dai suoni si passa ai sapori: dal sarmale, involtino di cavolo e carne, alla ciorba, la tipica zuppa, non manca nulla. E nemmeno le contaminazioni: “per digerire ho portato il limoncello”, dice una delle cuoche.

Alla degustazione si alternano momenti di ballo e brindisi improvvisi. Romancute in bucatarie è una vera e propria festa, c’è la voglia di vivere le proprie tradizioni, ma anche di essere in contatto con altre culture. Alcune concorrenti della gara culinaria si trasformano in modelle e con gli abiti di Elena Rodica Rutaru rappresentano tutto il mondo, dalla Romania fino alla Cina, l’India, il Marocco.

Mentre la festa continua tra balli e brindisi, qualcuno inganna il tempo chiacchierando. Geta e Mariana partono dalla stessa città, Frasin, e arrivano in Italia per la stessa ragione: permettere ai propri figli di studiare a Bucarest. “Vorrei che degli stranieri si dicesse che vengono per lavoro e non per altro. Il lavoro è una cosa grande per noi, ti da la forza di andare avanti”, attacca subito Geta.

“Abbiamo bisogno gli uni degli altri, in verità”, continua Mariana. “Noi ci occupiamo dei vostri anziani e delle vostre case, e io ho permesso a mio figlio di studiare economia e commercio a Bucarest”. Erano colleghe di lavoro in Romania, entrambe commesse: “Vogliamo che i nostri figli vivano meglio di noi, il nostro stipendio si aggirava intorno ai 250 euro, ma luce, gas, frutta, verdura sono care come qui”.

Abbiamo fatto una scelta, sono contenta ma la vita è dura qui. Non per il lavoro, siamo abituate a quello. Ma per gli affetti, quando vado a letto chiudo gli occhi e penso alla mia famiglia. La domenica sentire la musica, la nostra lingua, è una cosa che fa bene al cuore”, conclude Geta.

Quando si salutano, gli ospiti si danno appuntamento alla Festa dei Popoli, domenica 15 maggio. Saranno tanti gli stranieri che, come Geta e Mariana, si riuniranno in piazza San Giovanni per prendersi una pausa dalla nostalgia.

Rosy D’Elia

(10 maggio 2016)

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