Il 6 ottobre all’Auditorium “V. Bachelet” di via Aurelia 481 sarà presentato il rapporto Italiani nel mondo 2016, che quest’anno contiene una novità: i dati sui nuovi emigrati italiani, quelli che dopo una vita di sacrifici scelgono di andare all’estero a godersi la pensione. “Ce ne sono più di 5000 l’anno” spiega Flavia Cristaldi, docente di Geografia delle migrazioni alla Sapienza di Roma e tra le autrici del Rapporto, “ce ne sono di più ricchi e meno ricchi: i primi scelgono generalmente di vivere alla Canarie, in Marocco o a Cipro, i secondi in Europa dell’Est, dove il costo della vita è minore”. Esiste un’economia internazionale legata al fenomeno: “i paesi che accolgono i nostri connazionali si stanno adeguando al trend, con servizi per i pensionati e pubblicità diretta. È un flusso in crescita”.
Non è la prima volta che Cristaldi sceglie di occuparsi nella sua ricerca dei flussi migratori italiani verso l’estero. Uno dei suoi studi era incentrato sulla coltivazione italiana della vite nel sud del Brasile: un’emigrazione “qualificata” che ha portato i viticoltori italiani ad esportare un prodotto di eccellenza, e – non ultimo – a modificare il paesaggio. Una tendenza destinata a riproporsi? Sì, sembra: “esistono cooperative di migranti che nell’Agro Pontino coltivano i prodotti dei loro paesi d’origine, realizzando delle vere e proprie filiere corte” spiega. Spinaci cinesi a pochi chilometri da Roma, prodotti dell’India venduti nei mercati rionali, primizie dell’Est Europa che sfruttano il sole italiano per essere nuovamente esportate nelle terre d’origine, rendendo l’Italia terra di coltivazione ed esportazione. I popoli si muovono insieme ai cibi, il paesaggio muta e l’integrazione – come spesso accade – finisce per passare davvero dalla tavola: “la prima considerazione da fare su questo fenomeno è che è normale, è così da sempre” spiega Cristaldi. “È un fattore positivo per gli ambienti e per i prodotti stessi, che inevitabilmente viaggiano di meno e sono più freschi. E per i lavoratori, che in questo modo possono integrarsi più facilmente”.
Per una docente universitaria quotidianamente alle prese con indici statistici, dati numerici, rapporti e letture dei flussi, scontrarsi con la narrativa potrebbe non risultare così naturale. Eppure arriva un momento in cui la freddezza dei dati deve lasciare spazio ad altro, e nasce un romanzo. Nel suo caso, Il vulcano di Guayaquil, la storia di una ragazza che dall’Ecuador arriva nella casa di una famiglia romana, con il suo bagaglio di emozioni, difficoltà e storie personali. Una violenza, un rapporto tra due donne che viene a formarsi, un abbandono non semplice ma inevitabile, e la complessità di sentimenti (e relazioni) che c’è nel mezzo, a creare gelosie, incomprensioni, talvolta veri e propri scontri culturali. A far percepire l’altro – insomma – come una minaccia.
“Il linguaggio scientifico non permette di esprimere emozioni, né di arrivare a tutti” spiega Cristaldi. “In questo libro volevo raccontare le storie di tante donne che ho intervistato negli anni e mettere in luce la capacità di accoglienza degli italiani”. E porre l’accento su un altro punto focale: “il concetto di soglia, un luogo sia geografico che psicologico. Una condizione in cui si trovano molti migranti, che il giorno prima sono in regola con i documenti, e il giorno dopo diventano degli irregolari. La soglia è un luogo di transizione che può essere vissuto in molti modi, positivi e negativi. A fare la differenza è la consapevolezza”.
Può un romanzo arrivare a modificare la percezione dello straniero nel lettore? Forse sì. “Sugli stranieri proiettiamo difficoltà che sono esclusivamente nostre. Dovremmo arrivare ad intendere lo straniero non come uno specchio delle nostre paure, ma semplicemente come un’altra persona”. Come vede il futuro una geografa delle migrazioni? “Positivo. L’Europa ha bisogno delle migrazioni. Non ha senso parlare di emergenza o di invasione: la migrazione è strutturale”. Con flusso a doppio senso? “Certo” spiega Cristaldi, “c’è chi lascia l’Italia, ma anche chi torna. Il punto è che la scelta della meta dipende da fattori diversi rispetto al passato. Oggi il paese di destinazione non si sceglie in base alla vicinanza, ma alla presenza di un volo low cost”.
Il libro di Flavia Cristaldi sarà presentato il prossimo 4 ottobre alle 18 alla libreria La nuova Europa del centro commerciale I Granai.
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Veronica Adriani(21 settembre 2016)
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