Dorina al momento vive in un centro antiviolenza con i figli. È arrivata qui direttamente dal pronto soccorso una sera in cui il marito ubriaco si sentiva più forte del solito. Ora mangiano bene tutti e quattro, dormono in modo normale e Dorina avvia la pratica di divorzio. L’ospitalità è concessa eccezionalmente fino ai primi di giugno, per consentire ai figli di completare l’anno scolastico, e questa pausa di tranquillità lei vuole sfruttarla per cercarsi un lavoro.
Due centri di orientamento al lavoro si impegnano a fondo nei casi difficili, il COL Marconi del Comune di Roma e il servizio Caritas di via delle Zoccolette. Rarità, tra loro collaborano. Dorina rientra nel programma “Garanzia Giovani”. Il congegno prevede sei mesi di lavoro pagati dall’INPS, così le imprese che accettano di mettere in prova una rom analfabeta, lo fanno a costo zero; se poi assumono la stagista, avranno altri incentivi. Dorina sostiene una trentina di colloqui, impara la logica dei datori di lavoro che la scartano a prima vista e migliora la sua presenza, ma passano le settimane e sta per compiere 30 anni, termine ultimo per rientrare nei “giovani”.
Finalmente la cooperativa Solco, incaricata dell’inserimento nelle aziende, riesce a convincere una s.r.l. che fornisce biancheria pulita agli alberghi. La sede è ad Acilia, quartiere sud di Roma verso Ostia. Dorina è felice, le piace il lavoro e anche l’ambiente, pazienza se tardano a venire i 500 euro al mese dell’INPS con cui dovrebbe mantenersi, qualche ora di straordinario le viene pagata extra dall’azienda. Il problema è che l’ospitalità al centro per donne sta per scadere.
Dopo qualche mese Dorina è una giovane donna quasi irriconoscibile: vestita bene, dimagrita – era un po’ sovrappeso – sprizzante allegria. È felice perché il lavoro le piace, è orgogliosa perché le hanno detto che lavora bene. Il primo grande passo è fatto.
All’inizio di giugno 2016 Dorina lascerà la casa famiglia e sarebbe deleterio riprendere a peregrinare in giro per la città, ora che si sta inserendo al lavoro. Il caporeparto fa intendere che al termine dello stage, andrà avanti, bisogna scommettere sull’assunzione ai primi di agosto e intanto cercare un appartamento in affitto, vicino all’azienda.
Acilia. Chi edificò quest’area, in uno spicchio di campagna tra Via del Mare e la Cristoforo Colombo, diede nomi importanti alle strade, Pericle, Tindaro, Eschilo, Eutidemo di Chio (chi?), ma rimangono tracce di vicende popolari vagamente dark: via di Ponte Ladrone, Canale della Lingua, via di Malafede, Infernetto. Qui forse nei primi anni si affittavano case a buon prezzo, adesso no, il mercato non scherza, tuttavia le agenzie sono ottimiste. Casa Veloce si fa pagare 250 euro in anticipo, “è sicuro, tra 15 giorni la signora verrà a ringraziarci con un vassoio di paste”. Passano le settimane, Dorina si presenta ad altre agenzie, tutte chiedono garanzie, “madre sola con tre figli? basta un garante economicamente solido e si può fare”, le volontarie di Piuculture si prestano, ma c’è un altro scoglio, Dorina calcola di poter pagare al massimo 450 – 500 euro al mese, cerca una piccola metratura, tipo camera più salotto con angolo cottura dove aggiungere materassi, per loro sarebbe un bel passo avanti. Questo non si può fare, una famiglia di 4 persone deve alloggiare almeno in 65 mq, due camere, cucina abitabile, salotto. È la legge, spiegano. Si prova allora con gli immobili ecclesiastici.
Andava fatto anche questo. Attraversando i saloni spropositati del Vicariato a San Giovanni, ecco cosa si è ottenuto dal vescovo vicario di Roma Sud, un giovane monsignore che ha voluto conoscere per filo e per segno tutta la vicenda. Prendendo appunti su ogni dettaglio. “Proprio così” – annuiva compiaciuto – il suo caso, signora, corrisponde ad altri racconti che mi hanno fatto. Interessante davvero. Purtroppo tra i parroci di Roma Sud non vedo nessuno con l’appartamento adatto a Dorina”. Si è complimentato per le energie delle volontarie, “splendide. Mi tenga informata, quando faremo una riflessione diocesana sul tema, sarà molto utile una sua testimonianza”. Le volontarie si lasciano cordialmente, una di loro vince un convegno.
Il tempo stringe, ormai sono fuori dalla casa famiglia, il nucleo si è sparpagliato, a malincuore Dorina ha portato i bambini dai nonni al campo rom sulle sponde dell’Aniene al lato opposto della città, lei si è appoggiata presso un’amica, con i mezzi pubblici le ci vogliono due ore per raggiunge il lavoro. Occorre affrettare una decisione.
Dopo molti giri, finalmente un appartamento abbastanza ampio, ha perfino due bagni e il proprietario sembra accomodante. Si fa per dire: 630 euro al mese + 50 di condominio. L’affaccio è di fronte a una bella scuola e la mamma potrebbe andare al lavoro a piedi. Al termine di una torrida giornata di giugno, la signora dell’agenzia immobiliare convoca le volontarie insieme al padrone di casa. Il suo aiuto è stato prezioso, ha capito la situazione, preparando i contraenti a sciogliere le resistenze da entrambi le parti. Una volontaria dovrà diventare co-intestataria del contratto, i 50 euro di condominio sono stimati, potrebbe esserci un conguaglio a fine anno, il precedente affittuario ha disdetto le utenze. Ogni dettaglio aggiunge un carico in più all’insieme d’incertezze che si stanno assumendo. Si va avanti, si firmano assegni, si firma il contratto, cordialità e strette di mano.
Sono le sette, le volontarie escono dall’agenzia sudate e stordite, sono in giro dalle tre e per tornare a casa le aspetta un’ora di traffico almeno. Il sole all’orizzonte riesce ancora a scottare. Dorina dice a sé stessa: “svegliati…. – guarda le volontarie – vorrei darmi un pizzicotto per essere sicura che è vero”. Bene così, in colonna sulla Cristoforo Colombo cala il silenzio. Una delle volontarie pensa che ha firmato un affitto per 4 anni… rinnovabili. Come se la donna che le siede accanto potesse guardare tanto lontano.
Nelle settimane seguenti comincia il tormentone per le utenze. Acqua, gas, luce, tutti contratti rescissi tempo fa, di cui il vecchio inquilino non ha lasciato traccia. Gimcana interminabile, poco interessante da raccontare, del resto ben nota a chi cambia casa. Le aziende romane sono particolarmente disorganizzate ed è il motivo per cui i cittadini della capitale sono particolarmente insensibili alle offerte della concorrenza. Il passa parola suggerisce di non cambiare mai fornitore. Dorina non ha computer, se le arriva una lettera la manda in foto con whatsApp. Una delle volontarie si dispone a sostituirla in toto nel dialogo con centralini numerici, call center intasati, un numero spropositato di mail che invia dal suo account, per poi sentirsi dire “mi mandi un fax, altrimenti non posso avviare la procedura”.
L’arrivo del gas è una piccola svolta, consente a Dorina di installarsi nell’appartamento, può cucinare, farsi la doccia, raggiungere il lavoro a piedi, ma aspetta la luce per ricongiungersi coi figli e le pesa moltissimo vederli solo nei fine settimana. Il pressing sull’azienda dell’energia è imbottigliato in un vicolo cieco, “ci dispiace il suo contratto non risulta”. Però misteriosamente la luce appare … ancora non sanno dire il numero cliente, non resta che aspettare la prima bolletta, se arriva.
“Dorina, se viene il postino cosa trova sul campanello in strada?” Un attimo di silenzio all’altro capo del telefono, lei cade dalle nuvole, sospira, non ha pensato a mettere il nome e questo l’avvilisce. Troppo complicato, finirà mai?
Infatti siamo solo all’inizio. Le volontarie stendono una lista delle cose più urgenti che a lei dicono una alla volta, controllando l’esecuzione passo passo. Dorina deve incontrare l’assistente sociale di Ostia, recuperare i documenti d’identità dei figli (scaduti), completare le vaccinazioni (non ricorda quando e quali dosi hanno fatto), dotarsi del documento ISEE per entrare sotto le ali protettive del Municipio X.
(Continua…)
Paola Piva e Antonella Trezzani(7 dicembre 2016)