Il plurilinguismo, un’occasione per riflettere sull’integrazione

Integrazione alunno filippino
Un momento d’integrazione per un alunno filippino

Il 17 novembre presso il Cnr, Consiglio Nazionale delle Ricerche, si è tenuto l’incontro “focus integrazione. Pluringuismo”, dal quale è emerso quanto le lingue incidano sull’integrazione di un individuo nei vari contesti sociali.Ad introdurre l’argomento è stata Daniela Ghio, del ministero dell’interno, facendo una riflessione sulla lingua: “per chi migra può essere un ostacolo doppio: devono misurarsi con due culture, due o più idiomi; tuttavia è riscontrato che più i migranti apprendono l’italiano più si sentiranno a casa.”Raffaele Ciambrone, della direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione per il Ministero dell’istruzione, università e ricerca, illustra le difficoltà ed i progetti già avviati per gli studenti stranierila scuola sta mettendo in pratica una didattica diversa per favorire l’inserimento culturale, ad esempio in 200 scuole si insegna come seconda lingua il cinese poi che è la lingua più diffusa insieme all’arabo. I bambini delle elementari imparano a contare da uno a dieci in diverse lingue, quelle dei loro compagni di classe; ciò favorisce l’aggregazione di tutti gli alunni. Ad oggi abbiamo 1.200 insegnanti che seguono i corsi di formazione per insegnare lingue nuove e per calibrare la didattica per tutti gli alunni: italiani, migranti e seconde generazioni”.

Dopo l’esempio virtuoso, Patrizia Sentinelli di Rete Scuolemigranti, spiega i problemi riscontrati dall’associazione all’interno delle scuole: “spesso c’è la buona volontà dei singoli docenti ad aiutare gli alunni stranieri nella didattica e nell’integrazione, quello che ancora manca è un’organizzazione scolastica chiara e omogenea. La nostra associazione si impegna ad aiutare i ragazzi semplificando i libri di testo; sosteniamo le madri favorendo il dialogo scuola famiglia; mettiamo a disposizione corsi d’italiano; formiamo gli insegnanti. Abbiamo riscontrato che gli alunni migranti sono più entusiasti della scuola poiché essa viene vista come un’opportunità che li prepara alla vita, alla prospettiva di lavoro e di inserimento nella realtà sociale.”

Mohamed Ben Mohamed, dell’associazione culturale islamica in Italia, spiega che la scuola di arabo nel quartiere di Centocelle è nata per rispondere all’esigenza di molti genitori che desideravano trasmettere la lingua e la cultura islamica ai loro figli: “inoltre organizziamo feste e visite alla moschea per gli studenti delle scuole del quartiere; così facendo cerchiamo di trasmettere un idee corretta dell’islam, fondata sulla fratellanza e l’aiuto reciproco, molto diversa dalla realtà del terrorismo.”Iulian Mihai Damian, dell’accademia di Romania, racconta che circa la metà dei romeni è costretta ad emigrare per motivi economici. “L’Accademia è sempre stata un polo importante per trasmettere la cultura rumena soprattutto alle seconde generazione che spesso perdono il contatto diretto con i parenti residenti in patria”.

Se ne deduce che nel lessico c’è sia l’identità che la cultura di provenienza, è perciò auspicabile tanto l’impegno ad imparare lingua e cultura del paese nel quale si vive, sia la necessità a mantener vive le proprie radici.

Marzia Castiglione Humani

(21 novembre 2016)

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