Giovani stranieri in Italia: straniero a chi?

Foto tratta da Infomigranti, giovani di origine straniera partecipano al laboratorio di giornalismo di Piuculture

Celina, Elizabeth, Salman, Topu, Jarome e Stefania sono sei ragazzi totalmente diversi l’uno dall’altro, ma con una cosa in comune, sono di origine straniera. Alcuni di loro sono nati in Italia, altri sono venuti in Italia verso i vent’anni. Ogni giorno si rapportano con i loro coetanei, amici, colleghi e a tutti è stata fatta una domanda: di dove sei? Come se fosse una parte importante il luogo d’origine. Il bello è che ad esempio Jarome, ragazzo filippino con la pelle nera risponde “Io so’ de Roma” ed è vero perché lui è nato in Italia e il tagalog, la lingua filippina, a mala pena la capisce.

Salman è arrivato in Italia dall’Afghanistan nel 2008, aveva 22 anni. Il suo viaggio era iniziato molto prima, passando per l’Iran, la Turchia e poi per la Grecia dove si è fermato un anno intero. Purtroppo la Grecia non offriva molte possibilità lavorative per cui si è dovuto rimettere in viaggio finché non è arrivato in Italia. Quando gli viene chiesto del suo passato in Afghanistan abbassa lo sguardo e cambia discorso. Ad oggi ha un contratto di lavoro part-time a tempo indeterminato e ha inoltrato la richiesta per ottenere la cittadinanza italiana. Lui è mussulmano, neanche troppo praticante e a volte qualche collega, che si crede simpatico, gli fa un po’ troppo spesso battute sugli attentati dell’Isis. “Dopo un po’ le battute non fanno più ridere ed io rispondo a tono a questi commenti. Il razzismo è un fatto di ignoranza. Se una persona non cerca di conoscere chi ha di fronte, se non ha mai viaggiato è normale che abbia dei limiti e dei pregiudizi.” racconta Salman. Lui vorrebbe spostarsi verso la Svezia o l’Inghilterra per un futuro migliore “Ma una volta messe le radici in un posto non è facile spostarsi, lasciare gli affetti” conclude Salman.

Topu, originario del Bangladesh ha 25 anni ed è venuto in Italia nel 2012 a 17 anni. C’è qualcosa che non quadra, è vero. Nel 2012 per poter ottenere i documenti ha dovuto dichiarare di essere minorenne, per cui oggi ha 25 anni, ma dai suoi documenti risulta che ne ha 21. Scelta astuta, i soliti stranieri che fanno di tutto per poter rimanere in Italia, eppure quella scelta gli è costata molto. In questo modo ha perso tutti gli anni di scuola media e superiore fatti in Bangladesh e due anni universitari in Inghilterra. In Italia fa il commesso, un lavoro non qualificato e a volte si sente dire da certi colleghi più adulti che gli stranieri vengono in Italia per rubare a loro il lavoro. Topu spesso risponde divertito “io conosco cinque lingue è normale che mi assumono mentre voi a mala pena parlate l’italiano”. Topu è incurante di questi commenti, conosce se stesso e i suoi obiettivi. Vuole darsi da fare per aprire una sua attività. Nel frattempo ha già preso l’attestato di scuola media in Italia e vuole frequentare una scuola serale per prendere il diploma.

Celina è venuta in Italia a 23 anni dalla Romania, inizialmente si è appoggiata ai suoi fratelli maggiori che stavano in Italia già da un po’, ma poi ha deciso di andare a vivere da sola per essere indipendente. Ha iniziato a lavorare in una pizzeria al taglio, turni estenuanti e paga ridotta al minimo. Ma lei impassibile continuava perché doveva mantenere se stessa e anche aiutare mamma e papà in Romania.
“Non mi sento inferiore agli italiani, anzi a volte mi sento un po’ superiore, ride,  soprattutto per come vedo la vita e la determinazione che metto nel lavoro. Non tutti gli danno lo stesso valore” racconta Celina.
Celina è una ragazza forte, con tante responsabilità sulle spalle. Ha dovuto interrompere gli studi universitari per il lavoro. Le manca solo un anno per finire, e chissà forse un domani ce la farà.

Stefania è nata in Italia, ha origini colombiane. Non sembra che abbia origini straniere, la tradisce solo il suo cognome, tipico sudamericano. “Sono cresciuta con mia mamma che mi ha sempre parlato in spagnolo per cui quando ero piccola avevo difficoltà a pronunciare bene delle parole in italiano, per questo motivo venivo presa in giro da alcuni compagni di scuola”. In Italia a volte veniva trattata da straniera, mentre quando andava in Colombia veniva considerata italiana. “Non avevo un’identità” spiega Stefania.

Anche Elizabeth è nata in Italia, da madre filippina e papà cinese, si porta dietro un ricco bagaglio culturale asiatico. Qualcosa di unico che però a volte non viene capito “Una volta a scuola dei genitori italiani hanno detto ai propri figli di non stare vicino a mio fratello, perché secondo loro avrebbe potuto avere la Sars” ricorda divertita Elizabeth.
Dalla chiacchierata con questi ragazzi sembra come se chi viene qui da grande sia preparato ad affrontare alcune difficoltà e pregiudizi, mentre chi nasce qui riscontra delle differenze che di base non dovrebbero esserci. Questi ragazzi hanno un’altra cosa in comune, non solo le origini straniere, ma anche la voglia di migliorare se stessi e lottare per realizzare i propri sogni.

Amarilda Dhrami

(25 gennaio 2017)

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