Il popolo Yazida: una storia di violenze e le possibilità di un futuro di pace

Giovedì 16 Marzo, all’Istituto Internazionale di Cultura Kurda si è tenuto l’incontro dal titolo Yazidi in Kurdistan, quale futuro?

Il popolo yazida: una parte dei Curdi che vivono in Iraq, sono stati segnati da violenti genocidi nel corso della storia: ad esempio nel 1938 quando si sono avuti settantamila morti. In un tempo più recente Le donne venivano torturate e violentate, ma non uccise, molte di loro hanno tentato di fuggire  in Siria andando incontro a matrimoni forzati pur di non essere schiave dell’Isis, altre si sono suicidate.

Sara Lucaroni giornalista de L’Espresso, dopo aver parlato del genocidio  del 2014 compiuto dall’Isis a Musul con i bambini del popolo yazida presi come kamikaze, spiega: “non si può parlare di genocidio senza riconoscere i crimini contro l’umanità dichiarati dalla Convenzione dell’Onu. Tali crimini accadono ancora oggi. Lo stato italiano li riconosce, è impegnato nelle missioni umanitarie ma ciò non è sufficiente: ci dovrebbe essere un tribunale internazionale.”

Giuseppe Romanini – presidente intergruppo Parlamentare Italiano, ricorda che gli yazidi hanno subito 74 genocidi dall’Isis perché ritenuti infedeli. “bisogna incrementare il dialogo tra l’Italia, cultura Curda e quella Yazita, purtroppo gli aiuti italiani stanziati non sono sufficienti. E è necessario l’impegno italiano verso tutte le minoranze in Medio Oriente”.

A spiegare le motivazioni religiose che stanno alla base dei genocidi degli yazidi è Gianfranco Terribile, docente del dipartimento antichità dell’università Sapienza: “in Kurdistan vi è una grossa frammentazione religiosa anche a causa del territorio, questo comporta un isolamento degli abitanti in piccoli  gruppi. I mussulmani perseguono gli yazidi erché ritenuti  seguaci del diavolo. Dal diciannovesimo secolo ci sono state molte persecuzioni: la più tristemente nota è il genocidio armeno.

Oggi gli yazidi fuggono dall’Isis: molti di loro hanno trovato un futuro in Germania, il Kurdistan è quasi libero dai terroristi e rappresenta un modello di futuro da aiutare.”

Hassoon Saeed Qasim, rappresentante della comunità yezida in Kurdistan, porta una testimonianza della situazione degli yazidi: “a causa dei genocidi abbiamo perso tutto, ci sono tanti profughi e bambini orfani. Le stragi hanno delle motivazioni religiose ma va detto che la nostra religione è monoteista e si fonda su principi di pace. Il 14 agosto 2007 l’Isis ha attaccato compiendo un altro genocidio verso gli yazidi. Noi chiediamo che la comunità internazionale faccia di più per liberarci dall’Isis, aiutare i profughi e riconoscere i genocidi.

Come evidenziato da Sara Lucaroni “è tempo di dare un futuro di pace e ricostruzione  alle minoranze.”

Marzia Castiglione Humani

(20 marzo 2017)

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