La libertà di espressione e il discorso d’odio: quale rapporto?

Giovedì 27 aprile,alla Camera dei Deputati si è tenuta la conferenza Informazione in Europa: quale libertà? Pluralismo dei media, accesso alle informazioni, contrasto all’hate speech.

È stato messo in luce come sia cambiato il giornalismo con l’avvento dei social-network “una maggior libertà di espressione determina anche il proliferare dei discorsi  d’odio; in questi casi è di fondamentale importanza l’azione del moderatore.

L’Unione Europea impone un maggior controllo dei social-network ma non è semplice”spiega Luisa Chiodi dell’Osservatorio Balcani Transeuropa “in quanto sono gestiti da società private”.

Elisa Marincola  dell’associazione Articolo 21, pone l’attenzione sulla libertà d’espressione dei giornalisti e la deontologia “i media devono rimanere una fonte autorevole, purtroppo non è inusuale che riportino informazioni poco utili prese dal web. A tal proposito la sola censura non è sufficiente, occorre una valutazione delle informazioni e i giornalisti dovrebbero tener presente sia le proprie competenze che il livello culturale  dei fruitori.

Nel suo videomessaggio l’onorevole Cécile Kyenge, ministro dell’integrazione, più volte oggetto di hate speech, si sofferma sull’importanza di tutelare la dignità umana: “un equilibrio tra il rispetto della persona e la libertà d’espressione si è rotto, occorrono regole nuove per contrastare i discorsi d’odio e tutelare i più deboli”.

Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma, evidenzia una pecca dei Social network sia che “i commenti contro la dignità delle persone vengono rimossi con troppa lentezza,  in media ventinove ore. Spesso, i discorsi d’odio veicolano atteggiamenti denigratori che poco hanno a che fare con la libertà di espressione. Per affrontare la questione occorre investire sulla formazione dei giornalisti.”

Una visione positiva e di integrazione la fornisce Nadia Bellardi, esponente di Comunity Media Forum Europe, “ vi sono modelli virtuosi di media comunitari e di giornalismo sociale, tra questi si può citare il progetto Media against hate speech, esso prevede che la persona migrante si specializzi nel giornalismo sociale tanto da saper parlare di tutte le tematiche sociali, la vera inclusione si ha quando un migrante non scrive solo di migrazioni ”.

Marzia Castigline Humani

(28, aprile 2017)

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