Le crisi siriana e libica: tragedia umanitaria e impasse del diritto internazionale

Il 9 maggio all’Università Luiss Giudo Carli di Roma, si è tenuta la conferenza dal titolo: Le crisi siriana e libica: possibili equilibri e le sfide al diritto internazionale. Il convegno è stato l’occasione per approfondire le cause, gli scenari e il ruolo dei paesi coinvolti direttamente nei conflitti e quello dei paesi terzi.Paolo Benvenuti, del dipartimento di giurisprudenza dell’Università Roma Tre, ha fornito una panoramica della situazione bellica in Siria e in Libia “si tratta di guerre scaturite per opporsi ai regimi dittatoriali. Oggi, davanti a trecentomila vittime ed undici milioni tra sfollati interni e profughi siriani, l’essenza della crisi è mutata. In tale conflitto non è semplice, ma è possibile, che uno stato terzo intervenga senza il consenso dello stato interessato. I conflitti siriani e libici hanno un forte impatto anche sugli equilibri geopolitici e sull’assetto istituzionale dei paesi coinvolti. Per esempio la guerra in Iraq ha segnato il declino della presidenza Bush e ha indotto Obama a inserire il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq nel programma della sua campagna elettorale. In questi scenari di guerra innescati da motivi economici più che religiosi, le attività terroristiche hanno trovato terreno fertile. Assistiamo ad una guerra per procura, dove a scontrarsi sono maggiormente gli stati alleati rispetto ai diretti interessati: finché la Russia sosterrà l’Iraq per l’opposizione la vittoria sarà negata” conclude Benvenuti.Elena Sciso, docente di diritto internazionale presso la Luiss, pone l’accento su come sia difficile per la comunità internazionale intervenire in tali conflitti: “dal 2011 assistiamo ad una situazione per la quale le Nazioni Unite sono in affanno nell’intervenire nella crisi siriana. L’esodo siriano conta sette milioni di profughi che sfuggono dai conflitti scatenati dai gruppi armati. La situazione interna diventa sempre più aspra a causa dell’interferenza dei molti stati alleati, in primis Russia e Stati Uniti.” Sciso ha  ricordato alcuni interventi dell’Onu, a partire dalla risoluzione del novembre 2015 con la quale il Consiglio di Sicurezza ha duramente condannato qualsiasi forma di terrorismo e ha esortato gli stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per combattere l’Isis fino alla bozza di risoluzione contro l’uso di armi chimiche, ancora tuttavia non calendarizzata a causa del veto russo.Natalino Ronzitti, docente di diritto internazionale presso la Luiss, termina l’incontro spiegando che la situazione siriana e libica è complicata anche perchè la possibilità di intervento degli stati coinvolti è limitata dal divieto dell’uso della forza sancito dal diritto internazionale.

Marzia Castiglione Humani

(12, maggio 2017)

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