Foto di Giuseppe Marsoner“C’è chi dorme qui solo qualche notte e chi resta per tanto tempo. Anche un mese e mezzo, il tempo medio per riuscire a presentare la richiesta d’asilo”, dicono i volontari di Baobab Experience che, dopo circa 20 sgomberi, hanno portato tende ed energie in Piazzale Maslax per continuare a dare una prima accoglienza ai migranti che arrivano o passano per Roma. L’area è di proprietà delle Ferrovie dello Stato che è pronta a sposare la causa e a concederla per la creazione di un presidio umanitario, a patto che intervengano le istituzioni. Nel frattempo, nel campo improvvisato, anche una sola notte è una permanenza difficile. Lo dimostrano gli occhi stanchi e i solchi sui volti degli ospiti, tutti uomini e giovani. Ma visibilmente provati.
Piazzale Maslax,
A Piazzale Maslax c’è tutto. Ci sono gli alloggi: 25 tende sull’asfalto per circa 100 persone, migranti eritrei e somali per la maggior parte. Ci sono le docce: oltre le reti di recinzione, tra i piloni di cemento accatastati, i ragazzi si lavano. A turno, dall’alto, l’uno versa l’acqua delle taniche all’altro che sta sotto. C’è un grande bagno comune: la collinetta che sovrasta il piazzale. Ci sono le attività ricreative: qualche pallone, una rete e tutto quello che riesce a creare l’ingegno dei volontari. Si improvvisano scambi di lingue, si organizzano laboratori di fotografia e incontri sui diritti. In mezzo allo squallore dell’asfalto saltano all’occhio dei cartelloni colorati con un vademecum di informazioni legali in più lingue, delle sedie antiche in legno e un tappeto persiano. Piazzale Maslax è un girone infernale, e le inesauribili buone intenzioni dei volontari non bastano a renderlo un posto accogliente.Foto di Giuseppe MarsonerÈ un mercoledì di fine agosto, l’aria è finalmente meno rovente e alle 20.00, come ogni giorno, tutti i migranti si radunano per la cena nel piazzale adiacente alla strada. Le pizze e la pasta sono pronte per essere servite, ma prima i volontari chiedono qualche minuto di attenzione per un’assemblea: durante la notte precedente nel campo ci sono stati episodi di violenza. “Non possiamo accettare che succedano ancora fatti come quelli di stanotte, siamo per la convivenza civile e pacifica, siamo tutti volontari e ci impegniamo per aiutarvi. Abbiamo subito tantissimi sgomberi negli ultimi mesi, e abbiamo gli occhi puntati addosso, sabato hanno sgomberato un palazzo a Piazza Indipendenza e per gli ospiti il comune non ha una soluzione alternativa. La situazione in città non è delle migliori”, spiegano i volontari.Un uomo prende la parola: “Sono tre mesi che sono qui in mezzo alla strada e lo Stato dov’è?”. “Siamo dalla vostra parte, cerchiamo di contrastare l’operato del governo”, spiegano ancora i volontari. Manca l’aria familiare che si respirava a via Cupa, dove Baobab Experience è nata, si percepisce tensione, stanchezza, disagio. Un altro ragazzo prende la parola: “Siamo partiti dalla Libia per non avere più problemi, e invece sembra che i problemi ci seguano. Qui c’è anche gente che ha i documenti per stare in Italia, queste persone devono andare via da qui”. La tendopoli nasce per dare ospitalità a chi non è inserito in nessun percorso di accoglienza: persone a cui è stata respinta la richiesta d’asilo, o che stanno aspettando per farla, o che sono stati rimandati in Italia per la convenzione di Dublino o ancora che aspettano di lasciare l’Italia, i transitanti.
Si creano due fazioni, gli ospiti discutono a gruppi, nelle loro lingue e ognuno con le proprie ragioni, diverse e complesse. E non basta la buona volontà dei cittadini per assicurare delle risposte, sebbene siano tanti, italiani e stranieri, quelli che prestano servizio a Piazzale Maslax.Tra loro c’è anche Ahmed, 21 anni, che al Baobab di via Cupa è passato due anni fa da ospite e non se ne è più dimenticato: “Sono stato solo una notte perché poi la Chiesa ha aiutato me e la mia famiglia a trovare una casa. Sono Palestinese, nato e cresciuto in Libia, la Libia è un paese brutto, la vita lì è brutta”, non riesce a trovare altri aggettivi Ahmed. “Siamo partiti perché facevamo gli infermieri a Bengasi quando è cominciata la guerra nel 2012 ma l’ISIS non voleva che aiutassimo i feriti, e siamo finiti nella lista di persone da eliminare. Davanti ai miei occhi sono morti molti amici”.Ahmed è arrivato in Italia nel settembre del 2014 poi un trafficante l’ha portato fino in Svezia, lungo il tragitto gli hanno rubato diverse migliaia di euro tra soldi e gioielli. “A Malmo abbiamo fatto domanda d’asilo e ci avevano detto che in un anno e 4 mesi l’avremmo ottenuta, ma subito dopo l’attentato a Charlie Hebdo la polizia svedese è venuta a prenderci a casa e ci ha rispedito in Italia. Sono contento di stare qui, anche se non l’ho scelto”. Ahmed è l’unico che lavora in una famiglia numerosa, e ha vinto una borsa di studio per iscriversi alla facoltà di Fisica, “vengo qui come mediatore volontario quasi tutte le sere”.Foto di Giuseppe MarsonerIl suo ruolo, come quello degli altri mediatori, è fondamentale per capire ragioni ed esigenze degli ospiti. Ascolta e traduce le argomentazioni di tutti, fino a che la discussione non si rasserena. Sono le 21.00, i migranti si mettono in fila e i volontari servono da mangiare. Dopo cena però, si riaccendono i contrasti e a Piazzale Maslax comincia un’altra notte di tensione.
Rosy D’EliaFotografie di Giuseppe Marsoner27 agosto 2017
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per facilitare e rendere migliore la navigazione. Chiudendo questo avviso o proseguendo la navigazione acconsenti al loro uso.OkMaggiori Informazioni
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are as essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.