“Questo è un anniversario triste, l’anniversario di una strage, per questo da due anni è anche la Giornata internazionale in memoria delle Vittime dell’immigrazione. Ascolteremo le storie di bambini migranti raccolte da Valerio Cataldi e da Francesca Mannocchi. Raccontano di bambini coraggiosi, eroici, cresciuti in fretta. Bambini che vengono da molto lontano” così Laura Boldrini, Presidente della Camera dei deputati che ha ospitato l’iniziativa, saluta in occasione dell’inaugurazione della mostra “Bambini. Storie di viaggio e di speranza” organizzato dall’Associazione Museo Migrante.“Le immagini e le storie che si intrecciano sono più eloquenti di tante considerazioni , ci fanno capire che a migrare non sono numeri, ma persone con un percorso, una vita e una sensibilità. Molti fuggono da regimi totalitari come i 368 migranti che morirono il 3 ottobre 2013 a soli 500 metri dalla riva. Nella mostra ci sono le macchinine dei bambini, le carte di identità, i santini, le borsette, la vita delle persone. Un anniversario così ci impone una riflessione sull’oggi: quest’anno sono morte 2654 persone. Questa è la cifra nota ma ci sono i dispersi e i naufragi che non abbiamo visto e di cui non sapremo mai nulla”, prosegue sottolineando la preoccupazione per l’attuale situazione che vede bloccati in Libia 1.300.000 persone che hanno bisogno di aiuti umanitari di cui 500.000 sfollati interni e 800.000 migranti. Persone ammassate in centri di detenzione in gran parte gestiti dalle milizie. “La memoria conta veramente per gli individui, per la collettività, per le civiltà solo se tiene insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro. Se alzi un muro pensa a ciò che resta fuori” conclude così, citando Italo Calvino, la Presidente della Camera.Non solo una commemorazione degli scomparsi in mare, ma anche un’occasione per Paolo Rozera, direttore generale Unicef Italia, per portare l’attenzione sull’importanza della nuova figura del tutore volontario di straniero minore non accompagnato “nel Lazio ci sono più di 300 persone che hanno risposto al bando”. È Filomena Albano, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, a spiegare qual è l’iter da seguire: “Tutte le persone che risiedono nel nostro paese anche se non italiani possono fare domanda. Sono più di 18 mila i ragazzi che necessitano di un tutore. Per prima cosa bisogna rispondere a un bando sul sito della propria regione, a cui segue una selezione e poi la formazione. “Geppi Cucciari, presentatrice dell’evento, introduce i protagonisti: i bambini e le loro storie “In questo periodo particolare in cui l’opinione pubblica e la politica tende a mettere gli ultimi contro i penultimi, è bene fare chiarezza, ricordare e ascoltare: salvaguardare la memoria facendola tutelare dai bambini”.Si spengono le luci e la musica dei violini di Alaa Arsheed e Dana Alkabir e della chitarra classica di Isaac De Martin, accompagna i racconti.Due lettere mai spedite. Una di Lwam, eritrea di 31 anni che oggi vive a Manchester, allo zio Abraham morto nel naufragio del 2013 “Quanto facile e ingiusto è morire nel Mediterraneo senza avere un’altra scelta per vivere una vita normale”. L’altra, immaginata dal regista Paolo Vanacore, letta da Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia “Se potessi scegliere dove farti nascere sceglierei il mare, perché è l’acqua del grembo materno il primo contatto con il mondo, ….se potessi scegliere dove farti morire ti riporterei dentro di me, dove ti ho concepito, perché tornare nella natura dell’acqua materna, l’unica acqua che non uccide, significherebbe tornare indietro e farti nascere ancora, riportarti in vita”In sala è presente una rappresentanza dei migranti ospiti del Centro d’accoglienza Mondo Migliore di Rocca di Papa, gestito dalla Cooperativa Auxilium. Fra loro c’è Ishraq, ha 12 anni. È arrivata in Italia il 26 Ottobre 2016 fuggendo insieme a sua madre e la sorellina più piccola dall’Algeria dove ha rischiato, come tanti altri bambini, di essere rapita per sfruttamento e prostituzione. Il suo nome significa “alba” e l’ultima cosa che ricorda è il canto di suo padre. “Sogno di diventare un’attrice e di seguire le orme di mio nonno e di mio padre. E voglio dire grazie a mia mamma”Caterina Guzzanti presta la voce alla piccola Saher partita dalla Siria verso la Germania. “Le mie scarpe affondano un po’ mentre cammino…” ma la sua voglia di tornare a scuola è tanta perché non ha fatto in tempo a imparare a leggere e scrivere e nel lungo viaggio immagina una casa bella così tanto che sarà come un castello e dove sogna una camera tutta per sé.“Sono Aziz e vengo dall’Afghanistan, ho 8 anni e non sono mai andato a scuola” Roberto Herlitzka ci porta a Belgrado dove Aziz aspetta che suo padre, arrestato in Croazia, lo venga a prendere. Un anno in viaggio e poi 6 mesi nelle baracche “ io sono il più piccolo, mi chiamo Aziz e sto aspettando che mio padre mi venga a prendere”Galatea Ranzi racconta di Yasmin 13 anni siriana che vorrebbe fare la psicologa per aiutare i bambini che sono scappati dalla guerra come lei. Oggi vive in Libano e non è stata accettata in nessuna scuola pubblica libanese ma ogni mattina comunque prepara il suo zaino per andare in una scuola informale di bambini siriani. “Mia mamma diceva sempre che la Siria non va ricostruita col cemento ma con i banchi di scuola che sono gli unici mattoni che la possono salvare, ma dove sono oggi i nostri banchi di scuola? “ Yasmin ogni giorno legge alcune pagine del suo libro di scienze, lo finisce e poi inizia di nuovo, e quando tornerà in Siria riprenderà a studiare .È La storia del piccolo Esrom, bimbo morto durante il naufragio del 3 Ottobre 2013, a chiudere l’evento attraverso la voce di Giusi Nicolini, ex-sindaco di Lampedusa.“Accanto a Esrom c’era una donna con una grande pancia che urlava e tremava ma nessuno le dava retta e l’aiutava. Esrom aveva in tasca la sua macchinina rossa, ogni tanto la tirava fuori la guardava e faceva girare le ruote con un dito. L’aveva trovata in un mucchio di giochi che avevano scaricato nella polvere del campo. Ha 5 anni e due fratelli più grandi, la mamma l’ha portato via dall’Eritrea in una notte senza luna…su un furgone pieno di gente…aggrappato al vestito della mamma. Sono arrivati che il sole era alto…. Il suono del mare si mischiava al ringhiare del motore. All’improvviso arrivano grida dal ponte della nave. Poi altre urla e poi la barca si rovesciò. Esrom aveva perso la presa del vestito di sua madre. A fatica allungò la mano, la macchinetta rossa era ancora lì nella tasca dei suoi pantaloni.”
Silvia Costantini
(4 ottobre 2017)
Foto di Guillermo Luna: galleria fotografica
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