In occasione del 37esimo anno di attività del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, noto a tutti come Centro Astalli, si è tenuto l’incontro L’accoglienza dei rifugiati nelle comunità di ospitalità. E’ stata l’occasione per presentare il reportage Non aver paura che narra il progetto di semi-autonomia delle Comunità di ospitalità, per l’integrazione dei rifugiati nella società italiana, realizzato per seguire l’invito rivolto da papa Francesco alle comunità religiose. I protagonisti sullo schermo sono i rifugiati che raccontano difficoltà, problemi, speranze, formazione che riempiono la loro quotidianità, ma anche il ruolo che quotidianamente svolgono nella società italiana. La conferenza si è tenuta il 14 novembre 2017, presso il centro congressi di piazza della Pilotta.È il presidente di Astalli, padre Camillo Ripamonti ha fornire i dati dell’accoglienza “negli ultimi 4 anni abbiamo accolto 200 rifugiati in 91 comunità religiose, un’occasione importante per sviluppare il dialogo interreligioso e la conoscenza tra persone di paesi diversi”.Tra le testimonianze raccolte nel reportage c’è quella di ospiti e operatori della Casa di Giorgia. Una realtà che accoglie, grazie alla condivisione di regole e lavoro, e punta a far acquistare l’autonomia ai rifugiati guidandoli verso l’inserimento sociale grazie ai corsi d’italiano, ai tirocini-lavoro, allo sportello di aiuto legale, alla ricerca di una casa.Le testimonianze delle persone accolte nelle comunità religiose che aderiscono al progetto, documentate nel reportage, sono tutte positive. “Ho trovato la pace, queste Case sono molto diverse dai centri d’accoglienza” è la testimonianza di un ragazzo africano; un altro giovane afferma: “grazie al lavoro da barbiere mi sento ben inserito nel quartiere Prenestino di Roma, il mio futuro lo vedo qui per questo motivo vorrei comprarmi una casa.” C’è anche chi a Casa di Giorgia ha trovato un amore e avrà presto un bambino, allargando così la famiglia della Casa.Il video termina con le considerazioni di una volontaria della Casa: “è efficace mettere in atto dei piani d’accoglienza individualizzati, questi vanno incontro sia alle esigenze delle comunità ospitanti che a quelle di chi si inserisce. Da queste esperienze emerge che l’inclusione determina una maggior conoscenza ed una buona integrazione tra persone di culture e religioni diverse”.A concludere l’incontro è la teologa islamica Shahrazad Houshmand che spiega le varie analogie tra islam e cristianesimo religioni monoteiste “in entrambe le religioni i fedeli si ritrovano in un luogo di culto per pregare e nei testi sacri si riscontrano l’importanza dell’amore e dell’aiuto che si manifesta con l’invito a compiere opere di bene verso i fratelli, in particolare accogliendo e soccorrendo gli ultimi ed i più bisognosi” con questa frase Shahrazad Houshmand torna al tema dell’accoglienza e conclude ricordando un’affermazione di papa Benedetto XVI “l’incontro con l’altra religione arricchisce”, l’invito è stato colto da Papa Francesco che a Lesbo ha accolto e portato in Italia 12 rifugiati mussulmani.
Marzia Castiglione Humani
(15, novembre 2017)
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