“Piano Piano” e tablet in classe: sperimentazione e creatività al servizio degli stranieri analfabeti

Il progetto Alfamigranti, promosso dalla Rete Scuolemigranti e dedicato alla didattica dell’italiano a stranieri analfabeti o scarsamente scolarizzati, continua venerdì 1 dicembre con il seminario in cui verranno presentati il manuale “Piano piano 2” e il progetto multimediale “Tabula”, illustrati rispettivamente da Michela Borio Patrizia Rickler, autrici del manuale e Rocco De Paolis, coordinatore di “Tabula”, tutti e tre alfabetizzatori esperti e colleghi da oltre vent’anni.

“In Italia le prime città in cui si è sviluppato un percorso di alfabetizzazione mirato a questa tipologia di apprendenti sono state Roma, Milano e Torino. Qui, l’ex CTP Parini, oggi CPIA 2, che si trova nella zona multiculturale di Porta Palazzo, ha iniziato negli anni ’90 un percorso sperimentale di insegnamento agli stranieri, che ha riunito in un’unica sede gli alfabetizzatori e gli insegnanti statali delle diverse materie” spiega Patrizia Rickler. “Abbiamo cominciato questi corsi sperimentali di lingua e cultura italiana per stranieri grazie al supporto del Provveditorato e dell’Associazione Formazione 80. Alla fine degli anni ’80 il gruppo di lavoro era costituito da sei insegnanti. Anche il numero di studenti, se lo confrontiamo con quello di oggi, era molto ristretto e a Torino contava una maggioranza di cinesi e marocchini“.

“Nel giro di pochi anni le richieste sono aumentate e il gruppo di alfabetizzatori si è ingrandito: sono stati strutturati dei corsi su livelli e man mano ogni docente ha sviluppato i propri interessi, specializzandosi in diversi campi della didattica: l’alfabetizzazione a studenti analfabeti o con scarsa scolarità pregressa, l’orientamento sociale del migrante, l’intercultura, anche se ognuno di questi ambiti non è rigidamente diviso, ogni docente condivide i materiali prodotti, che vengono arricchiti e sperimentati da tutti”. Dai materiali didattici del gruppo di alfabetizzazione è nato il manuale “Piano piano”, a cura di Michela Borio e Patrizia Rickler. La prima edizione risale al 2011, ed è giunta ora alla settima ristampa: è il primo libro in Italia dedicato esclusivamente agli stranieri analfabeti. A gennaio di quest’anno ne è stata pubblicata una versione aggiornata, “Piano piano 2”.

“Piano piano”, a cura di Michela Borio e Patrizia Rickler. (Guerini editore, in collaborazione con Fondazione Migrantes)

Con una grafica semplice e immediata e schede che gli studenti possono ritagliare per comporre parole partendo dalle sillabe, “Piano piano” è un manuale guida a cui i docenti possono affiancare attività manuali in grado di dare una mediazione alle parole che nella mente dell’analfabeta non trovano una corrispondenza grafica. “Lavorare con la bassa scolarità è stimolante” spiegano le autrici, “la relazione che si instaura con gli analfabeti è così intensa che assistere alla lettura delle loro prime parole dà delle grandi soddisfazioni, le più profonde che un insegnante possa vivere. Abbiamo avuto anche una studentessa di ottanta anni. E non mancano uomini e donne sulla cinquantina, anche se per la maggior parte ci troviamo di fronte a ragazzi di 20-25 anni. Ma le età sono varie, così come le nazionalità”.

“Mi ricordo che una donna nigeriana un giorno arrivò in classe felice, abbracciando e baciando le insegnanti. Ci disse che finalmente era riuscita a leggere il nome delle stazioni dei treni. Prima, non riuscendo a capire la fermata e non sapendo dove si trovasse, per la vergogna di non saper leggere faceva finta di aver dimenticato gli occhiali e chiedeva ai passeggeri il nome della stazione” racconta Patrizia.

 

Esercizi estratti dal manuale “Piano piano”

“Insegnare italiano a adulti analfabeti” spiegano le docenti, “è un compito complesso, che richiede prima di tutto rispetto e fiducia. È l’insegnante il primo che deve credere che l’apprendente riuscirà a leggere. Noi non possiamo neanche immaginare il loro sforzo mentale. Il loro è un cammino lungo e lento: in media, con tre lezioni a settimana, i primi risultati, ovvero la lettura e la comprensione di parole e brevi frasi, arrivano dopo un anno”.

Al manuale, il gruppo di docenti del CPIA 2 ha affiancato una sperimentazione didattica multimediale, ovvero il progetto “Tabula” coordinato da Rocco De Paolis. “Un giorno ero in classe e ascoltavo la musica dal mio tablet. In maniera spontanea abbiamo iniziato a esplorare con gli studenti questo strumento, da cui noi docenti abbiamo poi messo in luce gli elementi di utilità nella didattica”. Non si tratta però di un corso finalizzato all’utilizzo del tablet: le lezioni si servono del tablet così come del proiettore, delle gomme e delle matite e i docenti si servono dello strumento multimediale in un’ottica di integrazione curriculare”.

In poche parole, il tablet è strumento e non fine. Spiega De Paolis: “Tra gli esiti positivi di queste attività si riscontra prima di tutto negli studenti un potenziamento del sé, così come una facilità maggiore nel poter scrivere con le dita piuttosto che impugnando una penna. Inoltre la gamma di possibilità della lezione, che viene anche personalizzata con foto scattate in classe, si amplia sensibilmente. Ad esempio, creando flashcard con immagini di Google o con fotografie, si costruisce un esercizio in cui viene messo in gioco il concetto di progettualità: creare un materiale didattico dall’assemblaggio di diversi elementi”.

Una storia a fumetti realizzata con il tablet

 

Questo progetto, unico nel suo genere, è un’esperienza che lentamente si sta diffondendo tra gli insegnanti di italiano L2, grazie anche all’attenzione attirata anche a livello internazionale: il progetto è inserito e spiegato nel volume accademico “The Linguistic Integration of Adult Migrants” (ed. De Gruiter). Inoltre questo metodo didattico interattivo si ritrova anche nel sito “Fareparole“. “Nonostante l’attenzione crescente a livello accademico, il nostro è tuttavia un “movimento dal basso”, conosciuto soprattutto grazie al passaparola e agli incontri diretti con altre realtà scolastiche. Il tablet è uno strumento indubbiamente “aumentativo”, che attraverso la semplificazione permette all’analfabeta di approcciarsi alle lettere senza frustrazione, creando un rapporto più naturale con la scrittura“. E tutto questo si vede dai risultati e dal coinvolgimento attivo in classe, trasversale alle diverse età e nazionalità, come il video realizzato dal gruppo di coordinamento dimostra molto bene.

 

Elisabetta Rossi

(29 novembre 2017)

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