“ Come fratelli è il risultato di un lungo lavoro di due anni”, Marian Mocanu, autore del volume insieme a Irina Niculescu, racconta il dietro le quinte del libro che sarà presentato giovedì 22 febbraio all’Accademia di Romania a Roma alle ore 14.30.
Come fratelli: perché?
“Questo libro è nato perché ci siamo accorti che non esisteva niente che raccontasse in un unico volume quel che è la storia degli ultimi quindici anni della comunità romena in Italia. Un periodo molto particolare, segnato dall’arrivo più numeroso dei miei connazionali in Italia, ma anche travagliato per la densità di eventi di ogni genere sia positivi che negativi”. Quindici anni, dal 2002 al 2017, dalla liberazione dei visti con la legge Bossi-Fini (2002), passando per l’ingresso della Romania nella comunità europea dell’1 Gennaio 2007 fino ai nostri giorni. Un passaggio storico importante di cui Mocanu, in Italia da 23 anni e già presidente della Lega dei Romeni in Italia, ha potuto sperimentare personalmente attraversando il nostro Paese con i suoi viaggi e conoscendo le varie realtà locali con le relative problematiche. “Mi sentivo in dovere di dar voce a quanto avevo visto e ascoltato: questo il motivo personale. Allo stesso tempo, con Irina Nicolescu, volevamo dare al lettore un’immagine più oggettiva possibile, da qui la scelta di intervistare 30 personalità esterne, 13 italiani e 17 romene, esponenti di mondi diversi dall’architettura alla religione, passando per la politica, il giornalismo e l’imprenditoria”.
Come fratelli: numeri e opportunità
Quindici anni in numeri: nel 2002 la comunità romena in Italia contava 95.000 persone, nel 2007 al momento dell’ingresso nella comunità europea 625.278, fino ad arrivare nel 2017 a 1.200.000 cittadini. Un incremento nel tempo che ha avuto un picco considerevole nel periodo 2002-2007 toccando la percentuale del 558,2% e mantenendosi rilevante nel decennio successivo con un 91,9 %.Numeri ma non solo, soprattutto la possibilità di crescita umana, come sottolinea il professor Mocanu “Ventitré anni in Italia mi hanno permesso di cogliere opportunità di crescita che in Romania non avrei avuto. Qui oggi ho la mia famiglia, il mio lavoro, la mia vita. È stato però un percorso faticoso, più che per un cittadino italiano, questo il lato negativo. L’ingresso nella comunità europea ha accorciato le distanze fra i cittadini romeni e il resto del mondo: la libera circolazione ha permesso di poter studiare, lavorare fuori, ma anche agli altri paesi di creare imprese in Romania. Oggi il cittadino romeno è un cittadino cosmopolita”.
Come fratelli: uno scambio “quasi” biunivoco
Italiani e romeni, “come fratelli”, due popoli latini accomunati da lingue neolatine, religione cristiana e valori incentrati sulla famiglia e il lavoro. Un legame che offre oggi opportunità biunivoche: “circa 200.000 italiani vivono in Romania. Sono state aperte nuove imprese. Gli italiani hanno anche rappresentanti in parlamento e godono di una tassazione agevolata. Per loro è l’Italia degli anni ’60”, sottolinea Mocanu. Di contro in Italia, integrazione culturale e riconoscimento pieno dei diritti civili-politici non è andato di pari passo. L’inserimento scolastico delle seconde generazioni e dei bambini italo-romeni, insieme alla presenza di tante realtà associative su tutto il territorio nazionale, ha compensato l’iniziale diffidenza dei primi anni post Bossi-Fini creando una comunità italo-romena unita. Mentre ad oggi i romeni hanno diritto di voto per le elezioni europarlamentari e comunali, ma non per quelle politiche e regionali: “sarebbe giusto vivendo in Italia al 100% poter votare a tutte le tornate elettorali allargando il diritto di voto alle politiche e alle regionali”.
Silvia Costantini(20 febbraio 2018)
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