Francisca e Veronica: madre e figlia da Cuzco in Italia

Patricia
Cuzco, Perù
“Sono arrivata a Roma da Cuzco, Perù, quando avevo 37 anni:  ero rimasta vedova e volevo migliorare la mia situazione economica. Così sono partita e ho lasciato i miei tre figli con mio padre. Erano piccoli. Ora sono grandi, sono passati venti anni”.Francisca Galicia, voce squillante e calda, racconta la sua storia. “Partire da sola è stato uno sbaglio, quegli anni senza i miei figli hanno lasciato un dolore che ancora oggi è lì. Dopo qualche anno uno alla volta sono riuscita a portarli tutti in Italia: il più piccolo ha studiato qui fin dalle scuole medie e si è laureato all’università Roma Tre per poi scegliere, due anni fa, di tornare in Perù.”

Francisca: 20 anni in Italia

Francisca
Francisca Galicia
Veronica, la figlia di Francisca, oggi ha quasi quarant’anni e una vita impegnata piena di aspettative, il secondo figlio, trentasettenne, si è creato una famiglia con tre bambini. Trastevere è il quartiere che ha accolto Francisca quando in meno di trenta giorni ha trovato lavoro come governante. “Io non sono brava a studiare le lingue. Appena arrivata  ho seguito la scuola di italiano della Comunità di Sant’Egidio. Qui primi anni, così difficili per me, ho frequentato tanto la comunità con il gruppo dei Santi Patroni. Mi ha aiutato ad andare avanti e a vedere le cose sotto punti di vista diversi”. Per quattordici anni si è poi trasferita a Terni, dove insieme ad altri peruviani ha dato vita all’associazione culturale Sin Fronteras di cui è stata presidente per tre anni.È tornata a Roma e ora abita a piazza Trasimeno, vicino Corso Trieste “Ora lavoro in due tempi: quattro ore la mattina e poi quattro il pomeriggio a seconda del bisogno delle famiglie. Mi manca tanto Trastevere. Questo quartiere è bello, ma qui ognuno esce ed entra ma non guarda nessuno: Trastevere è diverso, ha qualcosa di magico, è più vivace”.Sono ormai quasi tre anni che Francisca non torna in Perù “ora la situazione economica è cambiata, la vita a Roma è più cara rispetto a Terni e non riesco a tornare a casa con la stessa frequenza di un tempo”.

Verónica, l’Italia e una vita piena di aspettative

Verónica Santa Cruz Galicia, sua figlia maggiore, abita ancora a Terni “Sono stata la prima dei fratelli ad arrivare in Italia con una specie di visto di lavoro, avevo quasi ventun anni. Mamma ha messo una somma di lire in banca, allora c’erano ancora le lire, e io avevo tempo due anni per inserirmi lavorativamente. Ho avuto la fortuna di lavorare presso le Scuderie del Quirinale, ma mia madre si era appena trasferita a Terni e così fare avanti e indietro era problematico.”  Verònica si divide fra diversi lavori a progetto e collaborazioni: esaminatrice DELE (Diplomas de Español como Lengua Extranjera) presso l’Instituto Cervantes, mediatrice culturale nelle scuole per l’inserimento di nuovi alunni stranieri,  perito traduttore iscritta al CAI (Camera Arbitrale Italiana), insegnante di spagnolo sia privata che nelle scuole e poi, già da quando era in Perù, istruttrice di scacchi.

Verónica, campionessa di scacchi: insegnare a giocare ai bambini.

Francisca
Verónica Santa Cruz Galicia
“Ho partecipato a diversi tornei, tra cui il mondiale di Spoleto, e adesso insegno a giocare a scacchi nelle scuole. C’è un ex-giocatore d scacchi, ora è psicologo, che dice che: giocare a scacchi aiuta a prendere in meno tempo le scelte migliori. Io ho imparato da bambina con mio nonno e mio padre. A scuola i bambini usano la LIM non la scacchiera, però vediamo i risultati: con le classi più vivaci dopo la quinta lezione iniziano a stare più calmi, più concentrati. Immaginare i movimenti che farai, aiuta a concentrarsi, e stare in silenzio ti spinge a pensare”.“Sono rimasta sorpresa anche io quando ho scoperto gli scacchi come possibile ausilio all’iperattività. Sono giocatrice da tanto tempo ma non avrei mai pensato a questa applicazione. Non solo, ma il fatto che, essendoci un confronto fra bianchi e neri, si crei una sfida che prevede con evidenza un solo vincitore, insegna anche ad accettare di perdere. Si perde una volta, la prossima si può vincere”.

L’arrivo in Italia: ricostruire la famiglia e scoprire la propria identità.

“Quando sono arrivata avevo già fatto due anni all’università che sommati ai precedenti undici anni di studio mi valevano i tredici anni italiani per aver riconosciuto il livello del diploma. Proseguire l’università a Roma non è stato possibile per motivi economici: ora lavorando sto conseguendo la laurea in Cooperazione Internazionale presso l’Università degli stranieri di Perugia. Una passione nata in quegli anni in cui mamma era presiedente dell’associazione Sin Fronteras e io l’aiutavo con i progetti di cooperazione internazionale”.

Patricia
La famiglia
A Terni Veronica ha provato a lavorare con i giovani stranieri, i più piccoli che arrivano in Italia: “si creano dei vuoti che ti porti avanti nella vita se non riesci a parlarne con qualcuno, perché la famiglia si spezza. Quando è successo a noi, mia madre è stata una persona molto illuminata perché appena arrivati tutti in Italia abbiamo iniziato una terapia di famiglia che ci ha aiutato a capire e colmare i vuoti che si erano creati all’interno. Confrontandoci ci siamo detti che sarebbe stato meglio come famiglia rimanere in Perù. Io come donna invece preferisco qui, perché la mia terra è più maschilista. Frequentando la Casa della Donne ho avuto modo di approfondire il ruolo della donna ed emanciparmi ancora di più. A quasi quarant’anni non sono sposata, non ho figli, perché ho tante altre aspettative: tutte le mie amiche sono sposate e hanno figli, se fossi rimasta in Perù ora anche io sarei come loro. Ho riscoperto la bellezza di essere donna, scegliendo”.

Francisca, Verónica  e la comunità peruviana a Roma

Francisca e Verónica non frequentano molto la comunità peruviana romana: hanno molti amici e con loro si ritrovano in occasioni diverse. “Partecipare al corso organizzato dall’Ambasciata Peruviana e coordinato dal Prof. Valenzuela è un modo per me per scoprire e conoscere la cultura latino-americana:  non basta essere peruviani, a volte ti accorgi che sai davvero poco della tua cultura”, spiega Veronica. Francisca invece da circa un anno ha ripreso a frequentare la comunità  “tutte le domeniche ci troviamo a Piazza della Repubblica alle 17 con lo studio del vangelo nella Chiesa di Santa Maria degli angeli e dei Martiri, alle 19 abbiamo la Messa. Dopo ci fermiamo tutti insieme e facciamo festa, ci confrontiamo”.

Pregi e difetti di Roma: scoprire una nuova città attraverso la cucina.

Madre e figlia non hanno dubbi sui pregi di Roma “La sua bellezza è ovunque: dove ti giri, rimani a bocca aperta. Vedi nelle chiese un portoncino, poi entri e trovi un Caravaggio e quadri meravigliosi”. Non mancano i difetti “Le persone non hanno cura di Roma: è una città maltrattata dai suoi cittadini e dai politici. Le strade rovinare e l’immondizia ovunque ne sono un esempio”.E la cucina?  “Quando siamo arrivati in Italia mamma cucinava solo italiano”, spiega Veronica. “Diceva sempre che per conoscere un Paese bisogna capire quello che si mangia e il contesto intorno alla tavola. Soltanto nel fine settimana mangiavamo peruviano. All’inizio era un po’ dura. Poi ho amato la cucina italiana dalle ciriole ternane alla pasta alla carbonara”.

Il futuro? Tornare in Perù o restare in Italia.

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Veronica e Gianmarco, il fidanzato ternano DOC
“Il mio fidanzano è ternano. L’Italia è un paese bellissimo in tutti gli aspetti, eppure a volte penso di tornare in Perù”, Veronica vive l’incertezza di chi, come tanti oggi in italia, ha un lavoro non a tempo indeterminato e senza la certezza di un’entrata sicura a fine mese. “Sono quasi sei anni, forse di più, che non torno in Perù, quindi sicuramente tornerò, ma non per restare. Ora la condizione lì è migliorata, non c’è un boom economico, ma chi ha studiato sta bene”.

Silvia Costantini(15 marzo 2018)

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