L’analisi del libro di Stefano Allievi, Immigrazione. Cambiare tutto, Laterza, continua con l’analisi critica delle politiche migratorie in Italia e l’indicazione di soluzioni.
I costi di un’accoglienza non governata e le paure
Al di là delle strumentalizzazioni degli imprenditori della paura, disorientamento e timori delle popolazioni locali hanno un loro fondamento: nelle dimensioni dell’esodo, anche se negli ultimi due anni è diminuito; nel traffico gestito dalla criminalità; nel sentimento di insicurezza e mancanza di protezione; nelle ingiustizie e differenze tra giovani arrivati e vecchi autoctoni che si sentono abbandonati; nella mancanza di un progetto, che fa sì che si giochi di rimbalzo, a tamponare le falle, in una logica emergenziale.Le spese del Governo italiano per salvataggi e prima accoglienza sono cresciute dai 2,6 miliardi di euro nel 2015 ai 3,8 nel 2017. Ma, essendo il nostro un Paese di transito, si tratta di una spesa improduttiva perché si riduce molto il potenziale beneficio economico di medio-lungo periodo derivante da un’integrazione nel tessuto produttivo, a beneficio dei Paesi di destinazione. Inoltre il livello di istruzione dei nuovi migranti irregolari è basso: da un’indagine dell’OIM del 2016 risulta che il 10% degli intervistati è analfabeta; il livello medio di istruzione è di 7,5 anni di scuola; solo il 16% ha un diploma di scuola superiore. Se alla scarsa qualificazione dei giovani migranti si aggiunge che molti nostri giovani ben formati se ne vanno, emerge il quadro di un fallimento delle politiche di sviluppo generale prima ancora che di quelle migratorie.A occuparsi dell’accoglienza dei richiedenti asilo esiste una selva di strutture:
Centri di Primo Soccorso e Accoglienza – CPSA e Hotspot di recente istituzione | Accolgono i profughi dai porti: controlli medici, informazioni, fotosegnalazioni |
Centri di Accoglienza: CDA e CARA | Rispettivamente per i non richiedenti asilo e per i richiedenti asilo, dovrebbero provvedere a: verifiche documentali, visite mediche e distribuzione sul territorio |
Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati – SPRAR | Gestiti dai Comuni, con cooperative, si occupano della seconda accoglienza per la durata delle pratiche di richiesta asilo; dovrebbero fornire corsi di italiano e avviamento al lavoro |
Centri di Accoglienza Straordinaria – CAS | Affidati dalle Prefetture a cooperative e associazioni, dovrebbero intervenire solo per l’emergenza numeri, ma qui sostano centinaia di persone |
Centri di Permanenza per il Rimpatrio – CPR (ex CIE) | Circa uno per Regione, si occupano dei rimpatri in caso di diniego dello status di rifugiato |
Ci sono delle situazioni in cui delle associazioni hanno lavorato positivamente, ma l’intero sistema, appaltato al privato sociale, senza coordinamento né valutazione degli esiti, non funziona: gli operatori si sono formati sul campo; i corsi di lingua sono insufficienti; l’assistenza medica e psicologica è lacunosa; l’orientamento al lavoro quasi inesistente; i bandi vengono assegnati alle cooperative che offrono il massimo ribasso; manca un controllo delle attività delle cooperative.È evidente che il sistema debba essere riformato, a cominciare dalla distribuzione territoriale, per essere in grado di rapportarsi al territorio coinvolgendo nei progetti anche altre persone in situazioni di disagio. Un sistema efficiente di integrazione degli immigrati potrebbe essere un’occasione per attivare meccanismi di welfare, visto che non sono solo gli immigrati ad aver bisogno di formazione, orientamento professionale e inserimento nel mercato del lavoro.
Che fare?
Premesso che l’unico modo per limitare i flussi migratori è quello di creare sviluppo all’origine attraverso progetti di cooperazione che riducano le diseguaglianze globali, una sorta di piano Marshall per l’Africa, Allievi indica come possibili soluzioni:
- Creare un’Agenzia europea delle mobilità e migrazioni, che programmi gli ingressi e la loro distribuzione, modificando i regolamenti di Dublino e superando la distinzione tra migranti economici e richiedenti asilo.
- Aprire canali legali di ingresso sul modello dei corridoi umanitari ideati da enti di volontariato.
- Operare attraverso accordi con i Paesi di provenienza per bloccare gli arrivi, selezionando i migranti che l’economia e la società sono in grado di sostenere. La selezione, ovviamente, non può valere per coloro che fuggono da guerre e persecuzioni, per i quali bisogna rivedere e rendere più snella la procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato.
- Attivare una politica capace di mettere insieme tutte le forme di disagio sociale, facendo capire che l’integrazione degli immigrati è un’occasione per generare posti di lavoro, fornire formazione e orientamento professionale anche per gli autoctoni.
Tutto questo presuppone un salto culturale, basato sulla consapevolezza che pluralità e meticciato caratterizzeranno sempre di più le nostre società e sulla determinazione a realizzare un’integrazione capace di creare legame sociale con il territorio.(2.fine)
Luciana Scarcia(18 aprile 2018)
Scheda: Stefano Allievi, Immigrazione. Cambiare tutto, Laterza, 2018, Euro 14,00Introduzione. / Il prima: di profughi, salvataggi, morti e altre cose che precedono gli arrivi. / Il dopo: di commissioni, accoglienza, minori, rimpatri e altre conseguenze degli sbarchi. / Che mondo sarà? Le trasformazioni in atto. / Che fare, allora? Leggi anche: