Al Pakistan Food Festival per scoprire i sapori pakistani

“Il Pakistan è dove sono nato e l’Italia è dove sono cresciuto. Roma è un posto a cui porto molto rispetto e che non mi ha mai fatto mancare niente”. A parlare è Amir Siddique, un commerciante pakistano, che ha fatto della sua vita un perfetto mix tra questi due mondi.
Il 21 ottobre, nell’Ambasciata del Pakistan, in via della Camilluccia, si celebra per l’ottavo anno consecutivo il “Pakistan Food Festival”, un evento volto a far risaltare i sapori e le tradizioni di questo paese. È una domenica di inizio autunno ed il sole fa risaltare i colori verde e bianco di questa nazione. Amir, con l’aiuto della sua famiglia, ha allestito il suo stand all’entrata del giardino e accoglie i clienti con garbo ed educazione. Prodotti naturali per il corpo, spezie e frutta secca. Nel suo banco ha voluto creare una sorta di Pakistan in miniatura dove si può trovare davvero di tutto.

Pakistan Food Festival ai giardini dell'Ambasciata del Pakistan
Pakistan Food Festival ai giardini dell’Ambasciata del Pakistan

La vita di Amir tra Italia e Pakistan

Amir è arrivato in Italia nel 1989, e fin da subito ha fatto di questo paese la sua seconda casa. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza nella Panjab University, il suo sogno di proseguire gli studi in Europa lo ha portato prima a Bucarest e poi a Roma. Una volta approdato nel caos della capitale però, la vita ha preso tutt’altra piega da quella sperata, e ben presto ha iniziato a lavorare. “Ho fatto l’autista per ben diciotto anni”, ha raccontato, “avevo un bel guadagno perché viaggiavo anche all’estero, ma poi sono arrivati i bambini ed ho deciso di aprire un’attività tutta mia. Ad oggi sono il proprietario di un fast food, un negozio di tessuti ed uno di alimentari”.
La comunità pakistana è una delle più numerose in Italia. I dati ISTAT infatti contano 114.198 pachistani che hanno deciso di spostarsi nel nostro paese, dei quali ben 4.352 si sono insediati nella provincia di Roma
Celebrando la cultura pakistana
Celebrando la cultura pakistana

Tradizione culinaria dal pakistana

Con l’avvicinarsi dell’ora di pranzo l’odore delle spezie orientali prende il sopravvento, e negli stand dedicati al cibo iniziano a formarsi lunghe code di attesa. Con grande dedizione, e soprattutto tanta passione, i pakistani presenti alla festa hanno lavorato sodo per soddisfare i palati dei romani e per colmare la curiosità di chi ancora non aveva mai assaggiato queste prelibatezze. “In tanti sono curiosi di assaggiare le nostre ricette. La nostra cucina ha dei gusti molto forti ed usiamo tanto piccante, in particolare è molto amata da chi viene dal sud”, spiega Amir, la cui presenza al Pakistan Food Festival è sempre una certezza.
Alcune donne pakistane vestite con gli abiti tradizionali
Alcune donne pakistane vestite con gli abiti tradizionali

Abiti dal lontano oriente

Nella gran baraonda del piazzale, il ritmo coinvolgente del Dhol, un tradizionale strumento a percussioni, anima la festa. La musica unisce romani e pakistani che si sono scatenati nei balli tradizionali. Sara*, figlia mediana di Amir, sfoggia i colori accesi dei suoi abiti: “Questo che indosso sotto si chiama Salwar, e sopra è la Kamiz, ha varie lunghezze ed è molto comoda per muoversi. Non c’è un colore specifico da indossare, siamo libere di scegliere gli abbinamenti che più amiamo”.
Sara sogna di diventare medico e quest’anno, dopo la maturità, farà il test di ingresso per entrare alla Facoltà di Medicina. È nata in Italia, ma spesso parte per far visita ai parenti a Lohare e non perde mai occasione di far conoscere anche a Roma le sue radici culturali. “Da noi i tatuaggi sono vietati, così in alternativa abbiamo l’hennè”, dice mentre aiuta la madre a dipingere le mani di alcune donne, “lo usiamo spesso per i matrimoni e per le festività ed è una questione semplicemente estetica”.
Secondo il padre Amir, tra le due culture a cui appartiene c’è spesso molta somiglianza: “Il Pakistan adesso è molto più moderno rispetto al passato e non è più come lo immaginano gli italiani. Ad esempio, le donne non si coprono più la testa con il velo, ormai lo fanno soltanto nei villaggi, proprio come le donne anziane del sud che si coprono con i loro foulard. Tutt’oggi però, continuiamo ad essere piuttosto rigidi rispetto al modo di vestirsi delle donne, le quali non possono scoprirsi le braccia e le gambe”.
Il Dhol, uno strumento tipico a percussioni, anima la festa
Il Dhol, uno strumento tipico a percussioni, anima la festa

“In Italia ho tutto quello che mi serve”

Tirando un sospiro di sollievo Amir alza gli occhi al cielo:“Grazie a Dio qua mi sono sempre trovato bene, nessuno mi ha mai mancato di rispetto e mi sono sempre sentito come a casa. Tanti miei parenti si sono trasferiti in Inghilterra perché dicono di cercare qualcosa di più, ma io qua ho tutto quello che mi serve”.
La festa è andata avanti fino al tardo pomeriggio, guardando gli aquiloni volare nel cielo e ballando senza tregua. Tutti i ricavi ottenuti sono stati destinati al “Diamer Basha and Mohmand Dam Fund 2018″, una raccolta fondi per costruire delle dighe in Pakistan, un gesto di solidarietà volto a contrastare l’attuale emergenza idrica del paese.
*Sara: nome di fantasia
Francesca Mahmoud Alam(23 ottobre 2018)
Leggi anche: