Termini sociali: al centro Binario 95 il futuro è di carta

Foto di Giovanni Sabato - Fonte: FB - Binario 95
Foto di Giovanni Sabato – Fonte: FB – Binario 95
“Non si può vivere soli. E qui si ricrea una rete di relazioni di cui tutti abbiamo bisogno”. In una sola frase Aziz descrive il valore di un posto come Binario 95, il centro diurno senza fissa dimora, che frequenta da oltre un anno. Mercoledì 17 ottobre nei locali della struttura c’è un andirivieni di volontari e addetti ai lavori per l’evento Termini Sociali: due giorni di tavole rotonde, attività, ed esperienze organizzati in occasione della Giornata Mondiale della Lotta alla Povertà nei luoghi dell’accoglienza dal Binario 95 alla Mensa e all’Ostello “Don Luigi Di Liegro” , al Poliambulatorio Caritas, passando per NexTop e l’Help Center.

7.709 persone senza fissa dimora a Roma: il ruolo di Binario 95

“Negli ultimi 10 anni in una città come Roma manca sempre più una dimensione di comunità, il povero è il primo escluso e non c’è chi ti aiuta”, dice Fabrizio Schedid, coordinatore del centro e vicepresidente di Europe Consulting Onlus. Secondo i dati del rapporto Osservatorio Nazionale sul Disagio e la Solidarietà nelle stazioni italiane, presentato proprio nell’ambito di Termini Sociali, a Roma si contano 7.709 persone senza fissa dimora e il Polo Sociale Roma Termini nel 2017 ha supportato 2.496 utenti di diverse nazionalità: tra i più numerosi gli italiani (22%), i romeni (9%), gli eritrei (7%), i nigeriani (5%), i marocchini (4%). Non bisogna, però, dimenticare che ogni escluso ha una sua specificità, sottolinea Schedid: “È impossibile paragonare un ventenne immigrato che dorme alla stazione a un anziano settantenne che vive per strada da 30 anni e tende a nascondersi”.E con questa consapevolezza, Binario 95 apre le porte a tutti. Chiunque ne abbia bisogno può utilizzare il servizio di docce e lavanderia, 10 ospiti segnalati dalla Sala Operativa Sociale hanno la possibilità di trascorrere la notte nella struttura e un massimo di 28 persone possono usufruire del centro diurno: colloqui individuali, utilizzo del wi-fi, segretariato sociale, laboratori creativi di sartoria, arte, narrazione, Yoga e, presto, anche musicoterapia.  “Non è sufficiente il necessario. Siamo convinti di questo e anche l’arte ha un ruolo importante. A Binario 95 facciamo un lavoro di promozione della persona a 360 gradi. Da entrambi le parti c’è la sottoscrizione di un progetto di inclusione, una sorta di Piano Educativo Individualizzato per reintegrarsi nella società”, conclude Fabrizio Schedid.

Il laboratorio di C’Artigianato per gli ospiti di Binario 95

In queste giornate di apertura al pubblico su un unico grande tavolone gli ospiti sono concentrati sulle loro opere di riciclo: nell’ora dedicata al C’Artigianato una classe di dieci persone arrotola e modella tubicini di carta. “Le persone che arrivano da noi sono svuotate delle loro stesse competenze, sentono di non averne più, e la maggior parte di loro non hanno il senso del futuro. Creando li stimoliamo ad avere un progetto e a dargli forma concreta.  La creatività li porta per un po’ di tempo fuori dalla necessità di soddisfare i bisogni primari”, dice Sabrina Briotti, l’operatrice responsabile del laboratorio.

Andrea e Aziz: ricostruire il futuro con la carta

“Capisci che quei volantini pubblicitari che hai sempre buttato via sono utili a recuperare una persona”: Andrea frequenta il centro da due anni e segue il laboratorio di artigianato. Quando parla della carta, di come arrotolarla, trasformarla in vasi, piatti, decorazioni, parla della sua salvezza: “Dopo che uno ha raschiato il fondo, si è trovato nell’abisso, è tornato in superficie con la carta, con lo yoga, con la manualità che non sapeva neanche di avere”. Oltre alle attività, segue anche un percorso con una coach: “Ora sono in un momento catartico di difficoltà, quella resta, ma è come prendere un treno in corsa cercando di non farsi deragliare da ostacoli”. È romano, ma se gli chiedi da dove viene, non fa riferimento a una città, ma alla sua vita di strada, che ripercorre senza troppi dettagli. “Sono caduto dopo aver girovagato per anni a destra e a sinistra, con nessuno che mi aiutava. Sono stato tanto tempo in una certa condizione di vita, così sono finito in ospedale e gli assistenti sociali mi hanno indicato questo posto”.Anche Aziz ha conosciuto Binario 95 grazie agli assistenti sociali: è arrivato a Roma dall’Egitto quasi 40 anni fa, “quando la città era meno affollata, c’erano meno stranieri, meno traffico e si viveva bene con le lire. C’erano egiziani, marocchini, filippini e allora eravamo benvenuti”.  Ora ha la cittadinanza e in Italia ha sempre lavorato: “All’inizio ho fatto il lavapiatti, poi ho fatto l’insegnante di educazione fisica per 20 anni presso la scuola dell’Ambasciata Libica, e sono stato interprete e speaker per Rai Mediterraneo”. Parla volentieri del passato e del presente, di come sia una sfida, un divertimento e una soddisfazione anche per lui lavorare con la carta, ma preferisce non raccontare come sia arrivato a dover chiedere aiuto, a dover ricreare quella rete sociale di cui tutti abbiamo bisogno.Sabrina, che guida il laboratorio, intanto gli ricorda un appuntamento importante: il 15 dicembre c’è il mercatino di Natale per vendere i prodotti. “È una soddisfazione quando scelgono qualcosa che hai creato tu”, sorride Andrea.

Rosy D’Elia(17 ottobre 2018)

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