Per presentare l’indagine L’associazionismo immigrato nell’area metropolitana di Roma, realizzata all’interno del progetto Ipocad finanziato dal FAMI, Fondo Asilo Migrazione e Integrazione, il 23 novembre nel centro congressi Wegil della capitale si è svolta l’iniziativa Vieni a conoscerci organizzata da CESV, Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio, insieme a una rete di venti associazioni di migranti, ad associazioni del territorio e in collaborazione con la Regione Lazio .“ Da anni assistiamo le associazioni di migranti – spiega Massimiliano Trulli del CESV – e ci siamo resi conto che hanno grandi potenzialità, ma anche dei bisogni specifici, peculiari. La ricerca è stata un’occasione preziosa per approfondire le caratteristiche, i bisogni formativi e le esigenze di consulenza proprie delle associazioni di migranti”.Tra gli obiettivi dell’associazionismo dei migranti c’è la promozione dell’interculturalità tra società di accoglienza e comunità immigrate, ma anche il desiderio di favorire la cooperazione internazionale e lo sviluppo dei paesi di provenienza. Alcuni gruppi attivi a livello politico si battono per il diritto di voto e il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati. Un attivismo che non riesce però ad avere voce né sui media, né nello spazio istituzionale quando vengono prese decisioni importanti sul tema dell’immigrazione. Inoltre non è prevista l’assistenza e il supporto ai “neo arrivati” da parte degli stranieri che, vivendo in Italia da molti anni, conoscono più di ogni altro le problematiche a cui va incontro chi si è appena trasferito. Come fare per sopperire a queste mancanze? Come mettere in connessione organizzazioni non profit, statali, parastatali e le altre associazioni che si occupano di integrazione con l’ associazionismo immigrato? Perché l’associazionismo immigrato non riesce ad affiancare i nuovi stranieri? Per rispondere a queste domande, cercare soluzioni e mettere in luce pregi e difetti dell’associazionismo dei migranti nel territorio laziale, tra luglio 2017 e marzo 2018, è stata realizzata l’indagine con la collaborazione di Assomoldave, CEMEA del Mezzogiorno, Cooperativa Folias, Associazione Tuscolana Solidarietà, l’Università di Tor Vergata e Studio Come, presentata il 23 novembre.
Associazionismo immigrato in numeri
Tatiana Nogailic di Assomoldave, ha descritto il campione di indagine: il 40% delle associazioni di migranti sono organizzazioni di volontariato, il 26% sono gruppi che svolgono attività culturali finalizzate alla promozione della terra natia e al rafforzamento del senso di identità tra i membri della comunità, il 20% è rappresentato da organizzazioni volte alla promozione sociale. In prevalenza, il 94%, sono composte da migranti di prima generazione, undici sono formate da ragazzi di seconda generazione. Solo il 40% delle associazioni è iscritto ad uno o più registri pubblici regionali o nazionali e questo grazie al sostegno del Cesv del Lazio.
I pregi e i difetti dell’associazionismo dei migranti
E’ emerso, come punto di forza, che le associazioni di migranti a Roma facilitano la partecipazione e il dialogo perché offrono una vasta gamma di attività sociali e culturali a beneficio non solo dei migranti, ma di tutta la cittadinanza, trasmettono così un’immagine delle comunità di stranieri in Italia disponibili a mettere a disposizione del territorio energie e capacità che producono capitale sociale. Tra le negatività si evidenzia la difficoltà di disporre di risorse umane ed economiche, infatti è difficile:
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ottenere delle sedi a prezzi accessibili,
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avere a disposizione professionalità di alto profilo,
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gestire la raccolta fondi,
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avere rapporti chiari con istituzioni e pubblica amministrazione,” le cui procedure e linguaggi risultano spesso poco chiare e non comprensibili”.
Ma emerge una nota di speranza tra i presenti alla tavola rotonda. “Grazie a questa ricerca – ha commentato Nogailic – è stato possibile creare una rete di associazioni di migranti che possa lavorare insieme per far fronte ai problemi comuni”.
Le proposte presentate dalle associazioni di migranti
Sul palco si sono alternate alcune associazioni, ognuna ha parlato di possibili soluzioni ai maggiori problemi maggiori emersi, avendo l’opportunità di ragionare alla presenza di Paola Berbeglia, A.T. Regione Lazio, che ha voluto fortemente la ricerca promuovendola all’interno di Ipocad ,progetto regionale volto alla promozione della partecipazione attiva dei migranti alla vita economica, sociale e culturale).Ireneo Spencer, giovane trentenne dell’ associazione Ponte Internazionale ha evidenziato come la mancanza di sedi “limiti fortemente la capacità delle associazioni di migranti di offrire al territorio attività sociali, culturali, sportive. Diventa difficile anche solo vedersi per organizzarle” e ha fatto appello alle istituzioni affinché “individuino una o più spazi da far diventare casa delle associazioni”. Spencer ha invitato le altre organizzazioni presenti a “condividere una stessa sede, cosa che permetterebbe la nascita di reti e sinergie operative”.Luz Paredes dell’associazione Donne a Colori ha esposto la sua idea riguardo l’accesso ai finanziamenti attraverso bandi e avvisi pubblici, che in genere prevedono requisiti che finiscono per escludere gli enti di piccola dimensione o di recente costituzione che possono non aver raggiunto solidità di bilancio, capacità di cofinanziare l’intervento o di ottenere delle fideiussioni bancarie o assicurative “Bisognerebbe – ha spiegato Paredes – costruire bandi e avvisi pubblici sul tema immigrazione premiando le proposte di progetto che abbiano tra i partner associazioni di migranti”.Per ridurre la distanza tra associazionismo idei migranti e organizzazioni italiane del terzo settore, Viktoria Schevshenko dell’ associaizone Ucraina Creativa , ha suggerito che “l’aiuto potrebbe venire attraverso l’impegno di realtà del terzo settore più strutturate, la formazione d’aula potrebbe essere accompagnata da tutoraggio, possibile grazie alla costruzione di partenariati strategici”.Infine la quarta proposta è venuta da Mihaela Mitrut dell’associazione Il mondo blu ed è centrata sul problema della mancata partecipazione della voce dei migranti nelle costruzioni delle politiche sociali e di accoglienza. “Dal momento che – ha esordito Mitrut – le associazioni di migranti rivendicano un’esperienza diretta e significativa sui temi dell’inclusione sociale e dell’intercultura, sarebbe utile e doveroso promuovere spazi in cui possano essere consultate o dove possano partecipare ai processi di co-programmazione sui temi legati alle migrazioni”
Una rete fra associazioni di italiani e di stranieri
“Al termine della ricerca” ha spiegato Trulli “abbiamo realizzato un percorso formativo basato proprio sui bisogni formativi rilevati. Il corso ha avuto grande successo e hanno partecipato una trentina di associazioni di migranti e italiane perché non volevamo fare una classe di soli stranieri” Durante il corso, sono stati affrontati “una serie degli argomenti evidenziati come carenti: dalla comunicazione sociale alla progettazione, alla gestione economica delle associazioni. Al termine del corso la cosa più bella e interessante è che si sia creata una rete. Le associazioni si sono conosciute e si sono piaciute e hanno deciso di organizzare attività insieme”. L’evento del 23 novembre è un esempio in questa direzione.
Veronica Di Norcia(26 novembre 2018)
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