Per presentare l’indagine L’associazionismo immigrato nell’area metropolitana di Roma, realizzata all’interno del progetto Ipocad finanziato dal FAMI, Fondo Asilo Migrazione e Integrazione, il 23 novembre nel centro congressi Wegil della capitale si è svolta l’iniziativa Vieni a conoscerci organizzata da CESV, Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio, insieme a una rete di venti associazioni di migranti, ad associazioni del territorio e in collaborazione con la Regione Lazio .“ Da anni assistiamo le associazioni di migranti – spiega Massimiliano Trulli del CESV – e ci siamo resi conto che hanno grandi potenzialità, ma anche dei bisogni specifici, peculiari. La ricerca è stata un’occasione preziosa per approfondire le caratteristiche, i bisogni formativi e le esigenze di consulenza proprie delle associazioni di migranti”.
Associazionismo immigrato in numeri
Tatiana Nogailic di Assomoldave, ha descritto il campione di indagine: il 40% delle associazioni di migranti sono organizzazioni di volontariato, il 26% sono gruppi che svolgono attività culturali finalizzate alla promozione della terra natia e al rafforzamento del senso di identità tra i membri della comunità, il 20% è rappresentato da organizzazioni volte alla promozione sociale. In prevalenza, il 94%, sono composte da migranti di prima generazione, undici sono formate da ragazzi di seconda generazione. Solo il 40% delle associazioni è iscritto ad uno o più registri pubblici regionali o nazionali e questo grazie al sostegno del Cesv del Lazio.
I pregi e i difetti dell’associazionismo dei migranti
E’ emerso, come punto di forza, che le associazioni di migranti a Roma facilitano la partecipazione e il dialogo perché offrono una vasta gamma di attività sociali e culturali a beneficio non solo dei migranti, ma di tutta la cittadinanza, trasmettono così un’immagine delle comunità di
stranieri in Italia disponibili a mettere a disposizione del territorio energie e capacità che producono capitale sociale. Tra le negatività si evidenzia la difficoltà di disporre di risorse umane ed economiche, infatti è difficile:
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ottenere delle sedi a prezzi accessibili,
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avere a disposizione professionalità di alto profilo,
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gestire la raccolta fondi,
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avere rapporti chiari con istituzioni e pubblica amministrazione,” le cui procedure e linguaggi risultano spesso poco chiare e non comprensibili”.
Ma emerge una nota di speranza tra i presenti alla tavola rotonda. “Grazie a questa ricerca – ha commentato Nogailic – è stato possibile creare una rete di associazioni di migranti che possa lavorare insieme per far fronte ai problemi comuni”.
Le proposte presentate dalle associazioni di migranti
Sul palco si sono alternate alcune associazioni, ognuna ha parlato di possibili soluzioni ai maggiori problemi maggiori emersi, avendo l’opportunità di ragionare alla presenza di Paola Berbeglia, A.T. Regione Lazio, che ha voluto fortemente la ricerca promuovendola all’interno di Ipocad ,progetto regionale volto alla promozione della partecipazione attiva dei migranti alla vita economica, sociale e culturale).
Una rete fra associazioni di italiani e di stranieri
“Al termine della ricerca” ha spiegato Trulli “abbiamo realizzato un percorso formativo basato proprio sui bisogni formativi rilevati. Il corso ha avuto grande successo e hanno partecipato una trentina di associazioni di migranti e italiane perché non volevamo fare una classe di soli stranieri” Durante il corso, sono stati affrontati “una serie degli argomenti evidenziati come carenti: dalla comunicazione sociale alla progettazione, alla gestione economica delle associazioni. Al termine del corso la cosa più bella e interessante è che si sia creata una rete. Le associazioni si sono conosciute e si sono piaciute e hanno deciso di organizzare attività insieme”. L’evento del 23 novembre è un esempio in questa direzione.
Veronica Di Norcia(26 novembre 2018)
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