Fotografie a cura della redazione di Cina in Italia – Fonte: FB“Dal 2001 a oggi sono trascorsi quasi 18 anni, ci siamo trasferiti 7 volte, girando la città da Nord a Sud, da Est a Ovest. D’ora in poi, non vagabonderemo e non ce ne andremo più”, scrive Hu Lanbo nell’editoriale del centosessantunesimo numero di Cina in Italia, la rivista di cui è direttrice ed editrice.Piazza dei Campani, n. 9 è il posto da cui la redazione non se ne andrà più. Non solo riunioni per discutere i temi da trattare, correzioni di bozze e interviste, la nuova sede della rivista sarà un luogo in cui Cina e Italia si incontreranno, non anche concettualmente.
Foto a cura della Redazione Cina in Italia – Fonte FB
“Questo spazio si chiama Roma 9. Nove non è solo il nostro civico ma anche un numero beneaugurale nella cultura cinese perché è il più alto a una sola cifra”, dice Lea Vendramel, caporedattrice. “Nasce come un centro di scambi economici e culturali”. Ed è così già nel giorno della sua inaugurazione il 4 dicembre: il centro è affollato di lettori, italiani e cinesi, giornalisti, studenti, appassionati e cultori dell’Oriente.Il primo appuntamento fisso nella redazione di Cina in Italia sarà il giovedì: “Ogni settimana faremo un evento, degustazioni di pietanze cinesi e thè, proiezioni di film, presentazioni di libri ma anche aperitivi in lingua e attività per bambini”, continua la caporedattrice.
Cina in Italia: la rivista tra Oriente e Occidente
“Una delle missioni di questo giornale è far crollare gli stereotipi sui cinesi e lo facciamo raccontando la storia e diffondendo la cultura”, spiega Lea Vendramel. E distrugge la convinzione più comune con una ragione molto semplice: “non è una comunità chiusa, c’è solo il grande ostacolo della lingua, le seconde generazioni in questo hanno un ruolo chiave e aprono sempre di più le comunicazioni con la prima generazione”.Ma la rivista Cina in Italia ha superato questa barriera da tempo. “Dal 2007 l’edizione è diventata bilingue, si è fatta sempre più forte l’esigenza degli italiani di conoscere la cultura cinese, anche dal punto di vista economico”.Fotografie a cura della redazione di Cina in Italia – Fonte FbCome le pagine della rivista sono divise equamente tra caratteri latini e ideogrammi cinesi, così tutto ciò che ruota intorno al periodico è diviso tra Occidente e Oriente. “Anche la redazione è fatta di giornalisti italiani e cinesi, sia qui che sul posto. Siamo l’edizione italiana di China News Week, riportiamo i fatti di attualità ed economia”, spiega Lea Vendramel.La rivista offre uno sguardo completo sul paese: dall’economia alla cultura, passando per la società, l’arte, i viaggi. Le notizie di attualità portano chi legge in un altro mondo tra conduttori di tg robotizzati e pagamenti con le impronte digitali sempre più diffusi. Una finestra su un’altra cultura a cui si affacciano sempre più lettori, soprattutto italiani.
Zhang e Lucia: i lettori di Cina in Italia
È il caso di Lucia, che si è avvicinata al giornale quattro anni fa per mantenere i contatti con la cultura dopo un’esperienza professionale in Oriente. Sorride se sente parlare delle convinzioni sui cinesi perché tutto il mondo è paese: “A loro cerco di far conoscere la mia cultura e anche io mi sono scontrata con mille stereotipi sugli italiani: mangiamo spaghetti e siamo mafiosi”.E aggiunge: “Sono molto più vicini a noi di quanto si possa pensare, in tante cose. Ad esempio il modo di vivere le relazioni in famiglia, i rapporti umani. Sanno essere molto vicini”.Ed è proprio così: Zhang è un tenore, e ha cantato per l’inaugurazione del contro Roma 9 . È venuto in Italia 4 anni fa per studiare musica al conservatorio di Firenze, ma “presto tornerò in Cina per stare vicino ai nonni”, dice.E in poche battute fa crollare tutti gli stereotipi: “Noi e voi italiani siamo uguali nel modo di affrontare la quotidianità, e infatti ho potuto vivere le mie giornate a Firenze come in Cina”.
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