UMANItalia: il progetto di accoglienza che sfida il Decreto Salvini

UMANItalia, InMigrazione lancia la campagna di raccolta fondi per sostenere le famiglie escluse dalla seconda accoglienza dopo il Decreto Salvini.

Croce Rossa accoglie migranti al Tiburtino III
Febbraio 2016 – Foto di Adamo Banelli

“Perdono il futuro e la speranza non solo un tetto sulla testa. Soprattutto interrompono i loro percorsi di integrazione sociale. Non si tratta solo di dove andare a dormire o mangiare, si tratta di perdere la rete sociale che stavano costruendo per poi arrivare a un’autonomia”. Sarebbero queste le conseguenze del Decreto Salvini per le famiglie con protezione umanitaria, secondo Simone Andreotti, presidente di InMigrazione.

UMANItalia: il progetto di accoglienza che sfida il Decreto Salvini

E per evitarle l’organizzazione guidata da Andreotti si è fatta promotrice del progetto UMANItalia, una campagna di raccolta fondi che nasce per sostenere le famiglie che avevano avviato percorsi di integrazione nei centri di accoglienza ed erano in attesa di avere un posto nel circuito SPRAR. Ma la legge, ormai, gli ha chiuso la porta della seconda accoglienza e li mette fuori anche dalla prima.

Secondo i dati OXFAM pubblicati in occasione della Giornata del Migrante, il 18 dicembre, 120 mila persone sono destinate a diventare irregolari, una cifra data da circa 32.750 permessi per motivi umanitari non rinnovati, 27.300 non rilasciati, e 70 mila pratiche arretrate che saranno esaminate dalle Commissioni Territoriali secondo le nuove disposizioni di legge.

Dai 35 euro, una giornata di accoglienza, ai 1.000 euro, un mese, passando per il finanziamento di tirocini, attrezzature per bambini, attività sportive: sono diverse le possibilità di contribuire alla causa con un atto di pacifica disobbedienza civile, come si legge sul sito per progetto. La campagna ha raccolto 11.794,00 euro in dieci giorni “Stiamo considerando, infatti, un costo di 35 euro al giorno a persona e servono tutti. Molti cittadini danno una risposta concreta a un approccio, quello del Decreto, che non è condiviso”, dice il presidente.

Essere fuori dai centri d’accoglienza da un giorno all’altro per queste famiglie è come ritornare al punto di arrivo, ancora una volta. “Il programma può durare fino a 6 mesi, ma ad alcuni ne basta anche solo uno: diamo loro il sostegno necessario per terminare il percorso di integrazione che avevano cominciato”.

“Stiamo già supportando 2 famiglie – continua Simone Andreotti – Ne abbiamo due in lista d’attesa, man mano poi le inseriamo e siamo fiduciosi perché la raccolta fondi sta andando bene”.

UMANItalia: come funziona il progetto che sfida il Decreto Salvini

Il progetto sostiene i titolari di protezione umanitaria, che si trovano nei centri, e che rischiano un’uscita dal circuito dell’accoglienza senza aver maturato un’autonomia lavorativa ed abitativa.

In particolare si rivolge a:

  • nuclei familiari con minori;
  • donne sole e uomini soli con bambini;
  • donne in stato di gravidanza.

Gli enti che gestiscono, in convenzione con le Prefetture, Centri di Accoglienza Straordinaria di tutta Italia, possono candidare i potenziali beneficiari. “Ovviamente sosteniamo centri di massimo 50 posti o di accoglienza diffusa, perché vogliamo finanziare un’accoglienza virtuosa. Non sosteniamo strutture con 300 posti. Deve esserci la qualità e non la quantità“, specifica Simone Andreotti.

Anche questo in controtendenza con quanto stabiliscono gli ultimi capitolati della prefettura che attribuiscono più soldi alle strutture più grandi. I fondi vengono gestiti dalle Cooperative, ma InMigrazione monitora costantemente che il flusso arrivi a destinazione: “Un tutor segue la cooperativa e la famiglia con visite in loco e ha il ruolo di vigilare anche sulla rendicontazione, sulla relazione puntuale sulle attività, su quello che è stato fatto fare a queste persone. Ovviamente le cooperative devono fare qualcosa in più rispetto a quello che già facevano con i nostri fondi”.

Ma servirebbero tanti altri UMANItalia: “Noi ci siamo concentrati sulle famiglie, ma in realtà è una questione che riguarda tutti i più vulnerabili. Non si tratta dei falsi profughi, come vengono definiti, ma sono migranti a cui il Ministero ha riconosciuto la protezione internazionale e a cui aveva concesso l’ingresso nel sistema SPRAR, che però non ci sarà mai”, conclude Simone Andreotti. Ancora una volta tocca alle organizzazioni mantenere le promesse che lo Stato si rimangia.

Per sostenere il progetto:

Rosy D’Elia

(19 dicembre 2018)

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