Una notte “rock “quella di Yalda appena trascorsa, organizzata dalla Taberna Persiana al Caffè Letterario, per vivere insieme tra musica iraniana pop e lettura tradizionale del “Canzoniere” del grande poeta Hafez, la notte più lunga dell’anno che celebra il solstizio d’inverno il 20 o il 21 dicembre a seconda di come capita nel calendario persiano l’ultimo mese dell’autunno (Azar).

L’atmosfera è quella di una discoteca dove il pubblico si prepara a ballare , entrando da un lato il dj Alì e un altro ragazzo provano la loro playlist. La Barbad Project, composta da Reza e Hamid Mohsenipour e Mona Khalkhal, che suonerà la musica tradizionale durante le letture, prova gli strumenti. I fratelli Moshsenipour sono anche gli organizzatori della cena, rigorosamente iraniana, con tanto di cocomero e melograne rosse come rosso è il colore del fuoco che illumina la lunga notte e fa andare via l’oscurità – secondo quanto vuole la tradizione.

C’è una lunga coda per entrare composta soprattutto da ragazzi iraniani. Shamim e Donya, 21 e 19 anni, sono in coda per entrare nell’affollatissima sala del Caffè Letterario punto di riferimento, insieme alla Taberna Persiana all’Ostiense per gli iraniani “romani”. Entrambe iscritte alla Facoltà di Scienze Motorie al Foro Italico, Donya è arrivata appena da un mese a Roma, mentre Shamim vive qui da un anno e mezzo.
Come vi trovate a Roma? Siete contente di vivere qui? Shamim fa appena in tempo a rispondere per entrambe ”Roma è una città meravigliosa – dice – ed è bellissimo essere “romani”. Poi le due ragazze vengono trascinate via dal gruppo con cui sono arrivate per partecipare alla serata.

C’è anche Parisa Nazari, punto di riferimento dell’associazione italo – iraniana Alefba “tra un ballo e l’altro – dice Parisa – abbiamo trovato il modo di distribuire in sala i brani del canzoniere di Hafez “Divan” autore che in Iran viene considerato alla stregua di un oracolo: ognuno può leggere nel brano che sceglie a caso, il suo futuro e la risposta ai suoi interrogativi. Il cestino che conteneva le “pergamene” arrotolate è stato letteralmente preso d’ assalto – racconta Parisa – nessuno voleva rinunciare ad avere e a leggere il proprio.”

Da cosa dipende secondo lei questo attaccamento alla tradizione ?
“E’ davvero incredibile – risponde – vedere come i ragazzi iraniani siano allo stesso tempo super moderni, ma anche attaccati alle loro tradizioni. Credo che dipenda dalla voglia di sentirsi uniti dagli usi e costumi del proprio paese che derivano da una tradizione antichissima, quella del Mitraismo che celebra la nascita di Mitra, il dio Sole e con essa la vittoria della luce sulle tenebre, il trionfo del bene sul male”.
E’ Ramtin Bidares, un ragazzo che è a Roma per seguire un dottorato in Genetica a La Sapienza, ma che nel tempo libero si considera un poeta a leggere le poesie di Hafez in persiano: “Scapigliato, ridente, affannato, discinto in ebbrezza, cantando una dolce canzone, reggendo una coppa di vino, nello sguardo il furore, beffarde le labbra dolenti, mi colse ier notte assopito al mio fianco sedette….”.

Poi il sound pop iraniano invade la sala e il pubblico si lancia scatenato “nelle danze” fino all’alba.
La celebrazione della festa di Yalda era cominciata nel pomeriggio, con tanto di tavolo imbandito come vuole la tradizione, all’università La Sapienza con un “lezione” del professor Carlo Giovanni Cereti sui simboli di una tradizione millenaria nella cultura persiana. Cereti è un illustre esperto di iranistica nonché ex addetto culturale dell’ambasciata italiana a Tehran.

Sono seguite all’introduzione di Cereti le letture in farsi da parte di due “dottorandi” in iranistica: Amin Shayesteh e Massimiliano Vassalli. Tra i brani scelti alcuni di Shahnameh il “Libro dei Re” scritto alla fine del X secolo dal sommo poeta Abol Ghassem Ferdowsi e da poco tradotto anche in italiano. Mahnaz Dehnavi ha letto, invece, alcuni brani da Hafez.
Francesca Cusumano
(22 dicembre 2018)
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