L’App “Roma che serve”: non solo cibo

Fonte: Il Messaggero
Nel giugno 2018 è stata lanciata l’app “Roma che serve”, promossa dalle ACLI di Roma e disponibile gratuitamente sia per iOS che per Android. L’idea, basata sull’esperienza di donazione di pane “Il pane a chi serve 2.0” è stata ripresa da Lidia Borzì, presidente delle ACLI, e totalmente rivoluzionata a livello di strumenti e di obiettivi. Il progetto si serve di una rete di sessanta enti solidali che  aiutano le fasce più fragili della popolazione donando loro il cibo recuperato da esercizi commerciali alimentari e offrendo sostegno di prima necessità.

Prime difficoltà

“All’inizio non è stato facile coinvolgere gli enti”, ammette la presidente. “Prima delle leggi Gadda e del Buon Samaritano vi erano molte restrizioni per quanto riguardava la donazione di cibo o la sua scadenza, e i donatori di conseguenza erano restii. Il vero decollo c’è stato lo scorso anno in seguito ad un accordo con il CAR di Roma, grazie al quale siamo riusciti a fornire anche frutta e verdura. Infatti, nonostante siano difficili da reperire e più costose, sono fondamentali per una corretta nutrizione”.

Un ponte fra aiutati e aiutanti

Il progetto si basa su un principio fondamentale: aiutare chi aiuta. L’app infatti non intende sostituirsi agli enti di solidarietà, bensì supportarli grazie ai contatti con i donatori. Inoltre si pone come intermediario fra chi dona il cibo e chi lo redistribuisce sul territorio. I sostegni diretti alla popolazione vengono forniti solo in casi di emergenza, come è accaduto durante la recente Emergenza freddo. Inoltre scaricando “Roma che serve” è possibile usufruire di una mappa interattiva di luoghi in cui le persone bisognose possono andare a dormire, mangiare o lavarsi. La ricerca è molto semplice: basta andare sulla home page e cliccare l’icona del servizio desiderato. Una volta trovato sulla pianta l’ente più vicino, appaiono indirizzo, sito web e recapiti telefonici. Tramite l’app è anche possibile inviare il modulo per diventare volontario o donatore.

Fonte: ACLI
 

Una rete di relazioni

Naturalmente questo variegato sistema è possibile solo grazie alla rete che vi è dietro. “Non dobbiamo immaginare un’applicazione come quelle che si trovano sul mercato, governate da intelligenze artificiali. Le relazioni con i donatori e gli enti riceventi sono reali e sono garantite dagli operatori volontari che curano i contatti e gli incontri” spiega Lidia Borzì. Dunque non solo una semplice redistribuzione di cibo o uno sterile elenco di nomi e indirizzi a cui rivolgersi ma una vera e propria offerta di servizi, tra cui l’esigibilità di diritti, aiuti e risoluzione di problemi.

Prospettive future

Gli sviluppi successivi sono già all’orizzonte, con gli allargamenti verso le zone di Corviale, Ostia e Casal Bruciato. “In realtà nelle periferie le persone si conoscono di più e si attivano altri tipi di aiuti, più relazionali. La maggior parte dei bisognosi si trova nel centro e nelle stazioni” dichiara la presidente. L’obiettivo è quello di continuare la lotta contro povertà e sprechi, per colmare il gap fra scarti ed eccedenze alimentari da un lato ed estrema povertà ed esclusione sociale dall’altro. “Roma che serve” mira alla protezione sociale e all’inclusione tramite la costruzione di legami, ed il recupero di cibo è solo la punta dell’iceberg. Il tutto si attua tramite l’effetto di moltiplicatore e amplificatore di Internet e la partecipazione attiva della società.

Giulia Maiorana(25 marzo 2019)

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