In un tempo di incertezze e scelte cruciali per il futuro, c’è bisogno di riequilibrare la narrazione pubblica che enfatizza solo il peso dei migranti sulla collettività e ignora l’impegno volontario e civile dei nuovi abitanti. Rete Scuolemigranti darà voce nel 21 convegno nazionale dei Centri Interculturali il 24 maggio prossimo, alle persone singole, ai gruppi locali, alle associazioni di con – cittadini che partecipano alla cura dei beni comuni e scambiano saperi per costruire un’Italia e un’Europa solidali e coese. Piuculture inizia con questo articolo una rassegna di “Buone Pratiche” portate avanti da volontari stranieri che operano nella nostra città attraverso le associazioni che fanno riferimento a Scuolemigranti. Obiettivo quello di ridurre fino ad eliminare fenomeni di esclusione ed abbandono scolastico e di favorire integrazione, inclusione e socializzazione delle famiglie straniere residenti a Genzano con quelle italiane. Un obiettivo che Cicar persegue anche attraverso la collaborazione con il centro SPRAR di Velletri,presente sul territorio, e il comitato dei comuni dell’Appia della Croce Rossa. E’ proprio da questa rete che è stata accolta, una ventina di anni fa, la famiglia di Meriem Yamnaine, una volontaria del Cicar che si occupa di tenere il corso di italiano per adulti il lunedi e il giovedi pomeriggio.
Meriem è di origine algerina ma è nata in Italia, a Genzano, dove vivono i suoi genitori da quando sono arrivati in Italia. Meriem è praticamente cresciuta al Cicar perché, soprattutto la mamma, faceva riferimento al Centro per avere informazioni riguardo ai documenti necessari per affrontare la trafila burocratica richiesta in un paese straniero, ma anche per eventuali opportunità di lavoro. Ora Meriem di anni ne ha 19, ha finito l’anno scorso il liceo scientifico e si è presa un anno “sabatico”in attesa di capire cosa vorrà fare all’università: studiare biologia o approfittare della sua conoscenza delle lingue per metterla a frutto? Per ora appartiene alla categoria di giovani “sospesi” e incerti sul proprio avvenire. Nel frattempo ha deciso di rendersi utile e di sfruttare la conoscenza dell’italiano, del francese, come lingua materna, e dell’inglese che ha imparato a scuola e fa da assistente alla professoressa di italiano che tiene il corso per adulti il lunedi e il giovedi pomeriggio.“Il mio contributo è utile – spiega Meriem – soprattutto nei casi di chi parla solo inglese, mentre la professoressa conosce meglio il francese”.
Quanti sono gli “alunni” e da quali paesi provengono?
“Ci sono una madre ucraina col figlio che è arrivato da poco, e poi bulgari, un ucraina, 2 africane. Una di loro è etiope e parla solo inglese, l’altra proviene dalla Costa d’Avorio, e ci sono anche una donna indiana e una signora proveniente dal Perù.
Quali sono i problemi principali nell’approccio con la lingua e come si superano?
“Nel caso della mamma e del figlio bulgaro è piuttosto difficile intendersi: loro come seconda lingua parlano tedesco e nessuno di noi lo conosce, ma il padre è italiano, dunque riescono a fare un po’ di “pratica” a casa. All’inizio ci aiutavamo con il linguaggio gestuale. La donna etiope comunica in inglese e allora di lei mi occupo io in prima persona – racconta Meriem – tranne il figlio della signora bulgara, arrivato da un anno, sono tutte persone adulte, che hanno bisogno di imparare l’italiano per lavorare, per fare i documenti. Per esempio la signora della Costa d’Avorio sono vent’anni che sta qui quando è arrivata era analfabeta, ora parla e capisce la lingua orale, ma non sa scrivere e invece al lavoro le hanno chiesto anche questo come requisito indispensabile. Se non ci fosse il nostro corso, non saprebbe come fare. All’inizio c’era anche una suora Africana che veniva da Velletri per imparare l’italiano. Era partita da zero e stava facendo progressi, l’unica occasione di parlare italiano era quando veniva al corso”.
Una lezione tipo
“Facciamo parlare i partecipanti tra di loro, raccontare quello che hanno mangiato, le loro ricette, quello che è successo durante la giornata e mentre parlano li correggiamo. A volte facciamo un dettato o cantiamo una canzone. Sono momenti in cui ci si sente più vicini”. Quanto a Meriem lei si sente “italiana, di Genzano, a tutti gli effetti: mangio il cous cous così come la porchetta, in Algeria ci sono stata ma è un paese che conosco poco”.
Eliane dal Libano all’Italia con la cittadinanza
Per Elyane Freiha, 35 anni, libanese, arrivata in Italia nel 2014 per ricongiungersi con il marito italiano, l’avvicinamento alla realtà del Cicar è passato attraverso la figlia più piccola che frequenta la prima elementare in una scuola di Genzano e il dopo scuola gratuito dell’associazione, dove come insegnante c’è Yamina Yamnaine un’altra ragazza algerina, nata a Roma, che frequenta l’università.
Francesca Cusumano
l17 aprile 2019
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