Elezioni europee, i candidati: Salvatore Ladaga – FI

Speciale elezioni europee 2019: intervista sui temi dell’immigrazione a un candidato per ogni lista della Circoscrizione Italia centrale

Salvatore Ladaga – Candidato Forza Italia
Salvatore Ladaga, consigliere comunale a Velletri, la sua città natale, è un imprenditore italiano impegnato nel mondo della politica da più di 35 anni.Nel corso del tempo ha ricoperto  incarichi negli enti locali e oggi è vice presidente del Cal, Consiglio delle autonomie locali. In passato è stato socio fondatore, per conto del Ministero della Funzione Pubblica, di Capitale Lavoro Spa e membro del cda della Società e Amministratore Unico e presidente A.S.A.P. (Agenzia per lo Sviluppo delle Amministrazioni Pubbliche). Inoltre, è vicepresidente del Valmontone Hospital Spa, società mista pubblico-privata, oltre che membro del Cda della Rio Oasi Srl.

Perché ha scelto di candidarsi con questo partito?

Sono entrato in Forza Italia sin dalle origini, contribuendo attivamente alle sue politiche. Oggi, nonostante molte cose siano cambiate nel Paese, credo che il nostro movimento e il Presidente Silvio Berlusconi rappresentino ancora un punto di riferimento per tutta quell’area moderata di centrodestra che ha bisogno di amministrazioni capaci, vicine ai bisogni degli italiani. Un’area lontana da facili populismi e dagli slogan gridati di chi preferisce cavalcare il malessere generale parlando alla pancia delle persone.Il mondo del lavoro, le tante piccole e medie imprese, le numerose attività che rappresentano il tessuto produttivo del nostro Paese necessitano di azioni mirate, concrete. Non si può continuare con la politica delle false promesse o, peggio ancora, con le iniziative a spot, di mera propaganda, lontane dalla realtà e dalle istanze della popolazione”.

Quali sono i punti principali del programma che porterà avanti?

Più Europa in Comune”, questo lo slogan della mia campagna elettorale che racchiude la mia storia, le mie origini, il mio legame con il territorio e le esigenze delle persone. Un politico, quando entra nelle istituzioni ad ogni livello, deve avere bene in mente le istanze dei territori. Troppo spesso i nostri comuni, e i cittadini che li popolano, hanno fatto i conti con decisioni calate dall’alto, distanti dalle reali aspettative delle nostre città. Questa premessa è importante: il mio impegno nella UE sarà principalmente quello di rendere l’Europa sempre più vicina ai nostri territori. Tra i temi più cogenti, sicuramente ci saranno quelli del lavoro e dell’immigrazione. Dovremo muoverci in maniera più umana, cercando di promuovere giustizia sociale, tutelando i diritti delle fasce più deboli. Tutto questo, naturalmente, andrà portato avanti con onestà e trasparenza, preservando la vita, la salute e l’ambiente.Il lavoro è uno dei primi punti su cui improntare le nostre politiche, in particolar modo per i giovani che vogliono e devono crearsi un futuro e avere una propria stabilità. La disoccupazione giovanile è una emergenza che va contrastata e sconfitta. Inoltre è fondamentale dare ai singoli comuni tutti gli strumenti necessari per accedere ai bandi europei che rappresentano una grande opportunità di sviluppo. Pensiamo all’agricoltura, che solo nella mia regione, il Lazio, racchiude un patrimonio di eccellenze, che vanno valorizzate al massimo. Senza dimenticare il turismo e la cultura”.

Nei primi 100 giorni di attività parlamentare quali sarebbero le sue tre priorità?

“Onestamente sono tanti i punti e tutti di assoluta rilevanza. Sicuramente il lavoro è l’aspetto su cui la popolazione ripone molte aspettative, affinché ci siano dei cambiamenti in positivo. Quando parliamo di politiche del lavoro va tutto collegato alla questione dei fondi europei e alle possibilità di sviluppo degli enti locali. Senza dimenticare la necessità di politiche vicine alle piccole e medie imprese, a partire dal processo di snellimento della burocrazia, che troppe volte crea ostacoli invece di aiutare le aziende.Si sente spesso dire in giro che “i giovani italiani sono bamboccioni o troppo qualificati per rimanere a lavorare in Italia”. Un’immagine che andrebbe totalmente ribaltata: i nostri ragazzi hanno solo bisogno di stimoli ed opportunità, L’Europa può farlo: può fornire una mano concreta che li aiuti ad inserirsi nel mercato del lavoro, che li indirizzi dopo gli studi. E la mia attenzione sarà fortemente orientata su questo aspetto.In più presterei particolare attenzione alla valorizzazione del Made in Italy, perché la nostra terra è ricca di eccellenze e di esperienze virtuose che devono essere rafforzate e conosciute ulteriormente anche in ambito internazionale. Si potrebbero creare dei percorsi mirati e significativi, anche al fine di generare ricadute tangibili per il nostro indotto

Cosa condivide e cosa invece cambierebbe delle politiche europee attuali in tema di immigrazione?

Questo è un argomento che va affrontato con equilibrio e allo stesso tempo con assoluta determinazione. Credo che ognuno debba dare il suo contributo assumendosi le proprie responsabilità e questo può avvenire attraverso un confronto e un dialogo aperto, coinvolgendo tutti.L’Europa deve fornire la massima solidarietà di fronte a situazioni critiche, ma è necessario che tutto ciò avvenga nell’interesse generale e secondo il principio della massima collaborazione, valutando con attenzione tutti gli aspetti in campo e i singoli casi. Non si possono lasciare soli i Paesi, e quindi le amministrazioni locali, nella gestione di questa emergenza.L’integrazione è fondamentale, ma deve compiersi nella massima trasparenza e soprattutto senza calare dall’alto decisioni sui singoli territori, che devono invece essere coinvolti in questi processi, senza ritrovarsi a doverli subire. Non si può scaricare il problema sui singoli Paesi e dunque sugli enti locali, che troppo spesso non hanno i mezzi, le risorse e la possibilità per affrontare queste realtà da soli, senza una adeguata programmazione e linee strategiche”.

L’Europa è un’unione di Stati diversi, queste diversità come vanno affrontate?

“Vanno affrontate con rispetto innanzitutto. Sicuramente l’integrazione va portata avanti anche tutelando quei caratteri, quelle tradizioni che contraddistinguono i nostri Paesi, e ciò va fatto nella legalità e nel rispetto delle diversità, a tutti i livelli. E’ chiaro che poi bisognerà rafforzare gli strumenti per i singoli Stati anche per contrastare tutte quelle forme di illegalità che ci sono, poiché i processi di integrazione devono coniugare il principio di solidarietà con il rispetto delle regole. Non ci possono essere e non ci dovranno essere zone franche, dove il crimine possa imperare”.

Come definirebbe l’atteggiamento degli italiani nei confronti degli stranieri?

Gli italiani sono persone generose e sanno certamente distinguersi nella solidarietà e nell’accoglienza. Anche perché siamo un Paese che sa cosa significhi la parola immigrazione, avendola vissuta sulla propria pelle. Noi siamo orgogliosi per tutti quegli italiani che hanno lasciato la propria terra per cercare fortuna altrove, per creare un futuro ai propri figli. Gli italiani non si sono mai girati dall’altra parte e questo dimostra la convivenza con le tante comunità straniere che si sono integrate nelle nostre città. Naturalmente il tema delle politiche migratorie è complesso e amplio ed è fondamentale non scaricare le problematiche sui singoli territori, che magari già soffrono di alcune criticità, e non possono essere lasciati soli.

Tra l’Europa e il resto del mondo c’è il mare: come gestire lo spazio che ci divide?

“Con senso di responsabilità, perché, come già detto, ognuno deve fare la propria parte: servono strategie concordate, linee guida, progetti a lungo termine. L’Italia non può essere l’unica protagonista, tutti devono essere attori principali di questo processo. L’obiettivo è quello di mettere in campo quella giusta programmazione, che coinvolga tutta l’Europa, affinché si risolvano i problemi e si creino quelle condizioni che eliminino i viaggi della speranza. Il problema va affrontato anche a monte, con politiche concertate e precise e non solo quando scoppia l’emergenza. Ovviamente il Governo italiano deve far sentire di più la propria voce nelle sedi opportune ed essere deciso nel tutelare le sue istanze, senza titubanze

Qual è l’ultimo piatto di cucina straniera che ha mangiato o cucinato?

“La paella de mariscos a casa di mio figlio a Barcellona, cucinata da noi, tutta rigorosamente col pesce. Era squisita”.

Cristina Diaz(22 maggio 2019)

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