Imprenditore di sé stesso. Ambar 26 anni e una famiglia in Bangladesh  

Questa è la storia di Ambar, nome di fantasia, che vende fazzoletti di carta e giornali tutti i giorni al semaforo di viale Pilsudsky a Roma e mantiene “a distanza” i suoi fratelli più piccoli che ha lasciato in Bangladesh. Nel cassetto ha il sogno di viaggiare in Europa per vedere la Germania, l’Austria e la Svizzera. In Francia c’è già stato ed è scappato. Ma il paese dove vuole vivere è l’Italia. Roma, in particolare, che lo ha accolto dopo la sua sfortunata esperienza francese.

Ambar, che oggi ha 26 anni, era partito, dopo essersi diplomato nel suo paese, con l’obbiettivo di studiare management all’università di Lione,  ma non ce l’ha fatta a superare le difficoltà della burocrazia francese.

il Bangladesh ha registrato un +35.7% delle rimesse da parte dei lavoratori in Italia nel 2018, mentre negli ultimi sei anni ne ha più che triplicato il volume.

“Avevo  20 anni – racconta – la mia famiglia aveva messo insieme un po’ di risparmi per farmi studiare e prendere la laurea, ma non avevo i documenti in regola e non sono riuscito ad iscrivermi”. Difficoltà ben note, del resto, anche a qualunque studente europeo che voglia soggiornare per un periodo in Francia,  frequentando una delle ricercatissime università d’Oltralpe. Se non si ha un conto corrente in banca, una residenza e a volte una fideiussione per prendere un alloggio in affitto è molto difficile essere riconosciuti dal “sistema” che invece ti accoglie, mettendoti a disposizione una serie di servizi,  se fornisci  questa serie di requisiti.

L’arrivo a Roma dove le persone sono “sorridenti”

Ambar, che non aveva un conto corrente in una banca francese, né tantomeno chi garantisse per lui per affittare un appartamento nel quale fissare la sua residenza, è ripartito alla volta dell’Italia. “Qui le persone sono più buone, sorridenti – dice – ho capito che da Roma non mi sarei più voluto spostare e ho cominciato a pensare a quale lavoro fare per sopravvivere”. Nel frattempo in Bangladesh il padre di Ambar muore e lui si deve far carico di tutta la famiglia: tre fratelli più piccoli e la madre, mentre la sorella più grande, per fortuna, si è sposata.

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Tutte le mattine per 6 ore al giorno Ambar, ben vestito e ordinato si presenta al semaforo del viale ai Parioli dove hanno sede moltissimi grandi uffici come quello del GSE, il Gestore dei Servizi dell’Energia, molti dipendenti degli uffici in zona sono diventati suoi “clienti” fissi per l’acquisto di giornali e  fazzoletti.

Ormai i giornali non li compra più nessuno

“Un po’ di tempo fa – dice – riuscivo a vendere anche 60/70 copie di giornale in una mattina, ma adesso la gente non vuole più i giornali di carta, va su internet a leggerli. Oggi ne avevo presi  20 alla stazione Termini e ne ho venduti solo 12, me ne restano 8. Il suo guadagno, per ogni copia venduta, da parte dei giornalai che glieli affidano è di 20 cent, poca cosa. Ma il vero business è quello dei fazzoletti: li compra a 80 cent. E li rivende a 2 euro con un guadagno netto di 1,20 a confezione.

Ambar ci sa fare: ha un sorriso smagliante e a vederlo sembra uno dei tanti dipendenti che scendono dagli uffici per fare una pausa. Si lancia verso le macchine che si fermano al semaforo e intavola una conversazione, quando ci riesce, con i guidatori. Passa una giovane signora alla guida di una Classe A che gli fa un gran sorriso e rimanda di qualche giorno l’acquisto”te li ho già comprati ieri – gli dice – ci vediamo nei prossimi giorni”. Lui la presenta come un’amica e le augura buona giornata.

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Nel pomeriggio Ambar – che vive con altri quattro ragazzi in un appartamento a viale Manzoni – fa le pulizie “su chiamata” nelle case. Il suo numero gira, attraverso un passa parola che ne garantisce l’affidabilità, tra le signore che ne hanno bisogno per una pulizia a fondo della casa “una tantum”. In un giorno, magari, riesce a farle anche in due case diverse. “I bangladesi – dice – non hanno paura di lavorare per tutta la giornata. A un certo punto lavoravo tutti i giorni da una signora che mi ha aiutato anche per i documenti ed ero in regola, ma poi la signora si è trasferita a Manziana e io non ho voluto seguirla perché in quel posto mi sarei sentito perso. Io amo vedere e parlare con la gente, mi piace il movimento della città, mentre lì c’era solo la campagna. Alle 5 del pomeriggio non c’era più una persona in giro: non sarei sopravvissuto. Ho preferito lavorare di più ma continuare a vivere nella città”.

In attesa di trovare il contratto della sua vita, Ambar non si è perso d’animo e si arrangia con i suoi lavoretti. Oggi ha tutti i documenti in regola, la patente e la carta d’identità. Alla famiglia, una volta che ha pagato l’affitto della sua stanza, riesce a mandare 100 euro al mese che per loro fanno la differenza. “Non pensi  di tornare un giorno in Bangladesh?”  “Sì, desidero tornare per vedere la mia famiglia, ma dopo qualche giorno voglio ritornare. La mia vita, ormai,  è qui in Italia”.

Francesca Cusumano
(15 gennaio 2020)

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