La moda di domani si prepara a un futuro di “sopravvivenza”

Abiti che assorbono i gas serra e depurano l’ambiente, rilevano la frequenza cardiaca e interpretano le emozioni di chi li indossa, interattivi e intelligenti. Tinture biologiche estratte da melograno e cavolo rosso, accessori che prendono vita dalla crescita di microrganismi viventi o dagli scarti industriali, tessuti tridimensionali è la rivoluzione ecologista e tecnologica del settore moda che 40 giovani stilisti, designer, sviluppatori e maker provenienti da 15 paesi di tutto il mondo, hanno messo in scena sulla passerella della Fashion Night, organizzata dalla Fondazione Mondo Digitale, nell’ambito della settimana delle sfilate di Altaroma. Obiettivo della Fondazione “accelerare la trasformazione digitale del settore moda, sostenere l’innovazione delle piccole e medie  imprese in Italia e sviluppare nuove competenze e profili professionali tra le nuove generazioni”.

“Laser Dye” del designer cinese Wei Chieh Shih.che ha vinto la categoria Digital Fabrication Foto Altaroma
Obbiettivi centrati dai 40 progetti che hanno partecipato divisi nelle tre le categorie di appartenenza: bio – material ricerca di alternative biologiche e sostenibili ai materiali e processi di lavorazione tradizionali e innovativi; digital fabrication uso di macchine a controllo numerico, open design, nuovi materiali per la stampa 3d e progettazione parametrica; wereable technology uso di software di progettazione per capi interattivi e intelligenti.  Sono state le giovani designers argentine Julieta Scatena e Luciana Romano a vincere questa categoria  con il loro progetto Hypsibius che prefigura un futuro inquietante e in sorprendente sintonia con l’allarme che sta suscitando in  tutto il mondo il diffondersi del coronavirus.
Le due stiliste argentine Julieta Scatena (a sinistra) e Luciana Romano mentre vengono premiate da Mirta Michilli, direttore della Fondazione Mondo Digitale
Si tratta di un vestito – armatura adatto a sopravvivere in un mondo – spiegano le due stiliste –   “devastato e duro che costringerà le persone a rimanere isolate per lunghi periodi di tempo e a muoversi costantemente. Un mondo che è sulla strada di una catastrofe ambientale in cui scompariranno le risorse naturali di cui godiamo oggi”. Per essere protetti e interagire con quell’ambiente minaccioso, le due stiliste argentine hanno creato “capi versatili e regolabili forniti di accessori digitali essenziali, utilizzando la tecnologia elettrotessile”. Julieta e Luciana, che aggiudicandosi il premio per la loro categoria hanno vinto un corso di sartoria digitale offerto da 3d Italy, hanno progettato un dispositivo con due sensori: uno misura la frequenza cardiaca e l’altro la temperatura e l’umidità. I dati vengono visualizzati su uno schermo posizionato sul petto.
Il progetto vincitore della categoria wereable technology “Hypsibius”. Foto Altaroma
I vestiti hanno anche un sensore di movimento che misura con le onde a infrarossi quanto è vicino un oggetto anche in condizioni di scarsa visibilità. Man mano che l’elemento si avvicina, una luce rossa intensifica il suo colore. Sul petto un metal detector che avvisa l’utente della vicinanza di ferro e altri materiali ferrosi. “In breve – concludono senza grandi speranze le due giovani promesse della moda del futuro – la nostra proposta è quella di sfruttare la tecnologia per realizzare abiti che possano diventare un alleato cruciale per la sopravvivenza su un pianeta alle porte di un disastro ambientale”.
Wearpure.Tech il progetto degli spagnoli Noumena – PrimLab che ha vinto il primo premio in assoluto. Foto Altaroma
Contro l’inquinamento ambientale, il progetto dei designers spagnoli  Noumena e Primlab che hanno realizzato i loro capi d’abbigliamento con tessuti composti da un polimero avanzato che ha la capacità intrinseca di assorbire i gas serra, ridurre i composti organici volatili e può essere anche usato come additivo nel processo di produzione di tessuti tridimensionali. Il collettivo “made in Spain” si è aggiudicato il primo premio in denaro di 2.000 euro, messo in palio dalla Fondazione e una partecipazione all’importante appuntamento annuale dedicato alla moda sostenibile “Re-Barcelona” offerto dal consolato Italiano a Barcellona e ItMakes.

Francesca Cusumano

5 febbraio 2020

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